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Segnali contrastanti dall'economia italiana (ma il debito sale)

Economia

Mariangela Pira

Finanza & Dintorni

Da una parte cresce lievemente l'occupazione a gennaio, dall'altra i dati del 2018 sono da dimenticare. Brusca frenata del pil e debito che ai livelli attuali nn si era mai visto. Quali sono le cause? Per tutti. 

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Un rigoglio commerciale, quello che ha sempre caratterizzato il nostro paese nel mondo, di cui godevamo anche all'epoca dell'economia romana imperiale. Oggi inizia ancora una volta a vacillare. Lasciamo da parte i sesterzi e andiamo con ordine perché i dati comunicati oggi dall'Istat sono diversi e contrastanti. 

Cresce lievemente l'occupazione ma i dati relativi allo stato di salute dell'economia italiana restano poco confortanti.

Partiamo dunque dall'occupazione. A gennaio 2019 mostra, dopo il dato invariato di dicembre, un lieve aumento, trainato dalla crescita dei dipendenti permanenti. Questo il dato che balza all'occhio leggendo le rilevazioni dell'Istat, che mostrano una crescita del tasso degli occupati pari allo 0,1% rispetto a dicembre, ovvero 21.000 unità in più. A crescere è il lavoro stabile: 56.000 dipendenti permanenti  in più, mentre si osserva un calo dei dipendenti a termine e degli autonomi. Segnali guardati con grande interesse per capire quale sia stato l'impatto del decreto dignità, entrato in vigore a novembre proprio per promuovere i cosiddetti contratti a tempo indeterminato.

L’aumento dell’occupazione registrato a gennaio riguarda esclusivamente gli uomini. La crescita dei 21.000 occupati è composta da 27.000 occupati maschi in più rispetto a dicembre e 6.000 occupate donne in meno.  La componente maschile traina anche la disoccupazione il cui tasso si può definire stabile rispetto al mese precedente, si attesta al 10,5%. Certo, resta molto più elevata rispetto ai livelli pre-crisi del 2008. Nell'aprile di quell'anno, pensate, era pari al 6,8%. Anche se il numero di coloro che sono occupati cresce, la disoccupazione resta stabile. Vi chiederete il perché. E’ presto detto: oggi, di fatto, molte più persone cercano attivamente lavoro rispetto ad allora.

Rimane stabile la disoccupazione rispetto al mese precedente, al 10,5%. Un dato  che resta molto più elevato rispetto ai livelli pre-crisi del 2008. In leggero peggioramento il dato relativo ai giovani, con  i senza lavoro che salgono al 33%. Se è pur vero che siamo lontani dal picco della crisi, era al 43%, il tasso conta 14 punti in più rispetto ai livelli pre-crisi, per tornare al confronto di prima. Vale la pena ricordare però che se escludiamo da questa percentuale gli studenti e i giovani che il lavoro non lo cercano  il tasso è praticamente stabile.

L'Istat ha comunicato anche i principali indicatori sulla salute della nostra economia nel 2018. Il prodotto interno lordo è stato rivisto al ribasso, a +0,9%. Dato che mostra un forte rallentamento rispetto al +1,7% del 2017 ed è inferiore alle previsioni dell'esecutivo pari all'1%. Se è vero che il deficit l'anno scorso è sceso al 2,1% continua a preoccupare il debito pubblico italiano che seguita a gonfiarsi. Di fatto non aveva mai raggiunto questo livello, oltre il 132% del pil.

Cosa paga l’Italia? Una brusca frenata dei consumi e il rallentamento degli investimenti. Ma a ridursi, e di molto, è anche la velocità dell'export, ovvero quanto l'Italia vende all'estero, da sempre volano della crescita del nostro paese. Se nel 2017 le esportazioni erano cresciute di quasi il 6%, l’anno scorso hanno fatto segnare un mero 1,9%. E’ come se i nostri imprenditori, in riserva da un po’, stiano letteralmente finendo la benzina.