Dalle pensioni "Quota 100" al reddito di cittadinanza: cosa cambia

Economia

Mariangela Pira

Finanza & Dintorni 

Ho scelto due misure della Manovra 2019, quelle simbolo per intenderci, per fare il punto sulle novità. Per tutti, anche e soprattutto per i non addetti ai lavori. 

Sono le misure simbolo, quelle più fortemente volute dall'attuale esecutivo, a caratterizzare più delle altre la manovra: il reddito di cittadinanza e le pensioni cosiddette ‘quota 100’.

Partiamo proprio da queste. E' una riforma che viene definita anche superamento della Legge Fornero, proprio perché il suo scopo è superare le precedenti disposizioni. In realtà non si potrà andare in pensione fatta quota ‘100’ appunto. Occorrerà avere almeno 62 anni di età e un minimo di 38 anni di contributi. Per farvi un esempio pratico, anche chi ha 65 anni dovrà avere i 38 anni di contributi, che sono il requisito principale. Le finestre per andare a riposo saranno trimestrali a partire dal febbraio 2019 e saranno circa 400 mila i lavoratori che potranno anticipare la pensione (la si potrà anticipare fino a un massimo di cinque anni). Ovviamente tenete sempre presente che andare in pensione prima significherà avere un assegno più basso rispetto a quello che si sarebbe maturato attendendo il limite della Fornero. 

Legato al tema previdenziale è anche il taglio delle pensioni d’oro.

Gli interventi, ma mancano ancora i dettagli, dovrebbero concentrarsi soprattutto sugli assegni di oltre 4.500 euro netti al mese. Il governo prevede di recuperare poco più di un miliardo di euro in tre anni. Ma non è escluso che per raggiungere questa cifra potrebbe dover intervenire anche su quelle più basse, a partire dai 2500 euro netti al mese insù. Non si dovrebbe usare né il ricalcolo contributivo - per tagliare queste pensioni - né l'età ma si sta pensando a uno strumento cui si è ricorso anche in precedenza: il contributo di solidarietà, bloccando per esempio l'aumento di queste pensioni sulla base dell'inflazione (ovvero il rialzo dei prezzi). Vi faccio un esempio pratico, è davvero molto semplice: se l'inflazione cresce di un tot, le pensioni in teoria si adeguano a questo rialzo. Se scatta il contributo di solidarietà bloccherebbe la rivalutazione al costo della vita delle pensioni.  

Infine il reddito e le pensioni di cittadinanza.

Costeranno meno al Ministero del Tesoro rispetto ai 10 miliardi inizialmente indicati, ovvero 6,7 miliardi - dato che vengono assorbite le risorse del reddito di inclusione. Significa quindi che non se ne devono trovare di nuove. Si partirà nei primi 3 mesi del 2019: ci sarà una integrazione fino a 780 euro al mese, caricata sul bancomat. Ancora incerta la platea di beneficiari. I 5 milioni di poveri assoluti censiti dall’Istat sono costituiti da 3,5 milioni di italiani e da 1,5 milioni di stranieri residenti. E' importante fare questa distinzione perché se il criterio - come esplicitato dai documenti inviati a Bruxelles- è quello della residenza in Italia da almeno 5 anni, tutta questa platea avrà diritto all’ assegno. 

 

 

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