Pensioni, ipotesi via a quota 100 da gennaio con finestre trimestrali

Economia
Il presidente dell'Inps, Tito Boeri (Ansa)
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Intanto il presidente dell’Inps, alla Camera, lancia l’allarme: “Il sistema previdenziale è a rischio e peserà su generazioni future e sulle donne, il debito crescerà di 100 miliardi"

Partirà a gennaio 2019 la riforma della legge Fornero sulle pensioni con quota 100, ma prevederà il ritorno di un sistema di finestre (che potrebbero essere trimestrali e la prima scattare ad aprile). È questo, secondo fonti di governo, il punto d’incontro individuato in vista della manovra. Il meccanismo, che ancora non è stato definito, "avrà effetti sui conti". Le indiscrezioni arrivano nello stesso giorno in cui il presidente dell'Inps, Tito Boeri, ha bocciato in una audizione alla Commissione Lavoro della Camera le riforme pensionistiche del governo gialloverde. Introdurre nel sistema previdenziale la quota 100 porta a un "incremento del debito pensionistico destinato a gravare sulle generazioni future nell'ordine di 100 miliardi", ha detto. "Non possiamo esimerci dal lanciare un campanello d'allarme", ha aggiunto. Sottolineando inoltre che le misure previste prevedrebbero un costo di "8,5 miliardi il primo anno per arrivare nel giro di tre anni a 16 miliardi". Inoltre, ha spiegato, lo stop agli adeguamenti legati all'aspettativa di vita per i requisiti per l'accesso alla pensione, sia di vecchiaia sia anticipata, potrebbe costare 140 miliardi fino al 2039.

M5S: “Reddito di cittadinanza e quota 100 in primavera”

A confermare i tempi di quota 100 - che quindi dovrebbe partire in primavera, “dopo il primo trimestre” - è stato il capogruppo M5S al Senato, Stefano Patuanelli, a margine dei lavori di Palazzo Madama. "Pensiamo che ci vorranno tre mesi per la questione dei centri per l'impiego, forse un mese in più. Ad aprile potranno partire", ha detto riferendosi anche al reddito di cittadinanza.

Sistema “a rischio”

Secondo Boeri, comunque, con le ipotesi del governo su quota 100 – che prevede un minimo di 62 anni di età e 38 di contributi insieme allo stop all'adeguamento della speranza di vita per le pensioni anticipate nel 2019 – "il sistema previdenziale è a rischio". "Si aumenta la spesa e si riducono i contributi – ha spiegato il presidente dell’Inps - Non bastano due giovani neo assunti per pagare la pensione di uno che esce". Questo sistema potrebbe portare, già nel 2021, “a un incremento ulteriore (oltre la famosa gobba) di circa un punto di Pil della spesa pensionistica” e, ha evidenziato Boeri, l’Italia “non può permettersi questi incrementi oltre a quelli associati al crollo delle nascite e al calo dell’immigrazione regolare”, oltre a introdurre nuove disparità di trattamento.  

Penalizzate donne e giovani

Le nuove misure, ha avvertito Boeri, avvantaggeranno soprattutto gli uomini (che comporrebbero il 90% della platea), con redditi medio alti e i lavoratori del settore pubblico" mentre saranno "penalizzate le donne, beffate da requisiti contributivi elevati e dall'aver dovuto subire sin qui riduzioni molto consistenti dei trattamenti pensionistici". Inoltre, secondo il presidente, saranno pesanti anche i sacrifici imposti ai giovani e per questo ha invitato a pensare al futuro: “Oggi si è parlato di privilegi. Non vorremmo che un domani qualcuno dovesse considerare il fatto stesso di percepire una pensione come un privilegio".

Pensioni d’oro: “Risparmio inferiore a 150 milioni”

Boeri ha poi affrontato il tema delle pensioni d’oro e ha sottolineato che il risparmio, a suo avviso, sarà inferiore a 150 milioni e riguarderà una platea di circa 30.000 persone. Si potrà raggiungere quella cifra, ha sottolineato, solo “se il taglio sulle pensioni superiori a 90.000 euro annui facesse riferimento all'intero reddito pensionistico e non alle singole pensioni. La riduzione massima sarebbe del 23% mentre quella media sarebbe dell'8%”. Boeri ha poi aggiunto che "c'è una sovrapposizione importante fra la platea interessata dalla quota 100 e quella investita dalla correzione per le pensioni d’oro. Solo nel 2019, l'introduzione della quota potrebbe interessare circa 4.700 persone con pensioni di importo superiore a 90.000 euro annui e soggette alla correzione attuariale”. In altre parole, questi lavoratori, da un lato, verrebbero spinti al pensionamento e, dall'altro, si vedrebbero di lì a poco tagliare le prestazioni loro appena concesse.

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