Def, Di Maio: "Nessun piano B. Questa Europa è finita"

Economia

Il governo non arretra dopo la "bocciatura" della Commissione europea sui conti pubblici ma Juncker parla di "situazione difficile" per l'Italia e dice: "Preoccupa linguaggio sboccato" dei vicepremier

Non c'è un piano B e in ogni caso il governo non arretrerà: così il vicepremier Luigi Di Maio commenta la bocciatura sui numeri del Def firmata dai commissari europei Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis. "Non alzo i toni, perché questa Europa è finita", attacca il leader del M5s. "L'Ue dei banchieri verrà licenziata tra sei mesi dagli elettori" rincara Salvini. Il presidente della Commisione Ue Juncker replica dicendosi preoccupato dal "linguaggio sboccato" dei due vicepremier e afferma che l'Italia è in una "situazione preoccupante".

I dubbi di Bruxelles

Bruxelles chiede al governo di “assicurare che la bozza di legge di stabilità sarà in linea con le regole comuni di bilancio”. e ritiene troppo alto il deficit al 2,4%. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria parla di preoccupazioni infondate e definisce gli sforamenti come “strumenti di politica economica consentiti dalla prassi". Pronta anche la replica di Palazzo Chigi, secondo cui “non c'è stata alcuna bocciatura da parte dell'Ue” (COS'E' IL RAPPORTO DEFICIT/PIL).

Ue: “Seria preoccupazione”

Ma la risposta dell’Ue sulla nota di aggiornamento del Def lascia spazio a pochi dubbi sull’opinione di Bruxelles: “I target di bilancio rivisti - scrivono i commissari - sembrano, ad una prima vista, puntare ad una deviazione significativa dal percorso raccomandato dal Consiglio. Questa è una fonte di seria preoccupazione". Preoccupato si dice anche il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker: "Il fatto che due vicepremier ministri italiani usino un linguaggio sboccato sull'Unione europea come istituzione nella struttura generale del continente va guardato con molta attenzione", ha dichiarato in un’intervista.

Salvini a Juncker: Ue banchieri licenziata tra 6 mesi

Alle parole di Juncker ha replicato poco dopo il vicepremier Salvini: "L'Europa dei banchieri, quella fondata sull'immigrazione di massa e sulla precarietà continua a minacciare e insultare gli italiani e il loro governo? Tranquilli, fra 6 mesi verranno licenziati da 500 milioni di elettori, noi tiriamo dritto!". 

Di Maio: “Manovra deve ripagare gli italiani dei torti subìti”

Una ferma replica a Bruxelles è arrivata anche dall'altro vicepremier Luigi Di Maio: "Ci aspettavamo che questa manovra non gli piacesse, adesso inizia la fase di discussione con la Commissione europea, ma deve essere chiaro che indietro non si torna". Il vicepremier aggiunge di aver apprezzato il fatto che il messaggio di Bruxelles sia stato inviato a mercati chiusi, e sottolinea che “questa non deve essere una manovra che deve sfidare Bruxelles e i mercati ma deve ripagare il popolo italiano di tanti torti subiti". Secondo il leader del M5s, "ci sarà ovviamente una interlocuzione nei prossimi mesi e nelle prossime settimane” con Bruxelles, dove andrà nei prossimi giorni anche il presidente della Camera Roberto Fico.

Tria: “Non sono preoccupato”

Intanto il ministro Tria si dice “ottimista” e conta su un "dialogo costruttivo": “Ovviamente aumenta il deficit rispetto a quanto previsto in precedenza e un ministro dell'Economia non ama divergere dal pareggio di bilancio, il pareggio è il sogno di ogni ministro dell'Economia - ha detto il titolare del dicastero dell’Economia - ma i deficit fanno parte degli strumenti di politica economica consentiti dalla prassi". E ha aggiunto: "Non sono preoccupato perché è una manovra che aumenta moderatamente il deficit di bilancio ma allo stesso tempo consente un calo del debito/Pil".

Una legge di Bilancio da 35-40 miliardi di euro

La legge di Bilancio si preannuncia una maxi manovra da 35-40 miliardi. Una cifra quasi doppia rispetto a quelle degli ultimi anni, ma che - nelle intenzioni del governo - sarà necessaria per rilanciare la crescita economica e ridurre progressivamente, fino ad annullarlo, il differenziale con l'Europa. La necessità, secondo Tria, è quella di una manovra espansiva che, scrive il governo nel Def, solo in parte poggerà sull'aumento del deficit. Investimenti, sostegno al reddito, politiche a favore delle imprese consentiranno di spingere sull'acceleratore del Pil, ma richiedono risorse. Per far quadrare i conti bisognerà anche tirare la cinghia su altri fronti, a partire dai tagli di spesa, nei ministeri e non solo, e da una nuova, inaspettata, stretta fiscale: dalla cancellazione di incentivi all'aumento degli acconti delle imposte sui redditi. (LE MISURE PREVISTE NEL DEF)

Le coperture

La Nota di aggiornamento al Def descrive la lista delle coperture previste per reddito di cittadinanza, revisione della Fornero, flat tax sugli autonomi e Ires agevolata sugli utili reinvestiti, e parla di "tagli alle spese dei ministeri e altre revisioni di spesa per circa lo 0,2% del Pil". In pratica una nuova ondata di spending da 3,6 miliardi di euro. Saranno cancellate l'Iri, in vigore dal primo gennaio, il cui costo si aggira sui 2 miliardi di euro, e l'Ace, l'Aiuto alla crescita economica. In più, come già sperimentato nel 2013, potrebbero tornare ad aumentare gli acconti delle imposte sui redditi, arrivando a superare il 100%, e potrebbe essere rivista anche qualche spesa fiscale. 

Il nodo dei dipendenti pubblici

Un allarme arriva anche dai sindacati: nel Def non viene fatto alcun accenno al rinnovo del contratto dei 3,2 milioni di dipendenti pubblici in scadenza a fine anno. L'intenzione sarebbe, secondo quanto si apprende, quella di garantire solo l'indennità di vacanza contrattuale, sancita per legge, paventando il rischio di un nuovo blocco della contrattazione. La vacanza varrebbe circa 500 milioni, mentre il rinnovo dei contratti per lo scorso triennio è costato complessivamente, tra statali, scuola, sanità, enti locali e gli altri comparti, 5 miliardi di euro.

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