È la prima stima sulla crescita in termini grezzi, basata su dati trimestrali. Per il dato di riferimento valido per la politica economica bisognerà attendere marzo. Si tratta del valore di crescita più alto dal +1,7% di 7 anni fa, ma ancora sotto i livelli pre-crisi
Le stime del governo e dell'Ue
Guardando alle principali indicazioni per il Pil del 2017, il governo nella nota di aggiornamento al Def aveva stimato una crescita dell'1,5%. E lo stesso aveva fatto la Commissione Ue nelle previsioni rilasciate qualche giorno fa. Un aumento dell'1,5% è stato poi riportato nel bollettino economico della Banca d'Italia. Più in là era invece andato l'Fmi che, in occasione del forum economico di Davos, ha aggiornato la stima alzandola all'1,6%. In ogni caso, la crescita fatta registrare nell'anno passato lascia a quello in corso una base da cui partire in termini di crescita. L'economia, insomma, non ripartirà da zero: la variazione acquisita del Pil, quella che si registrerebbe in caso di crescita congiunturale piatta in tutti e quattro i trimestri del 2018, è pari allo 0,5%.
Lieve rallentamento nel terzo trimestre 2017
Il rialzo congiunturale segna un lieve rallentamento rispetto al terzo trimestre, che si attestava su una crescita dello 0,4%: nel quarto trimestre del 2017 il Pil è aumentato dello 0,3% sul trimestre precedente e dell'1,6% su base annua. Lo stesso vale per il valore tendenziale, che era +1,7%. Si tratta di dati aggiustati per gli effetti di calendario e destagionalizzati. L'Istat spiega la minore crescita con una diminuzione del valore aggiunto nel settore dell'agricoltura mentre aumenta nell'industria e nei servizi. "Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo sia della componente nazionale (al lordo delle scorte), sia della componente estera netta", sottolinea l'istituto. Quindi segno più sia per i consumi interni sia per l'export.
Il confronto con l’estero
Quanto al raffronto con gli altri Paesi, l'Istat fa notare che "nello stesso periodo, ovvero nel quarto trimestre, il Pil è aumentato in termini congiunturali dello 0,6% sia negli Stati Uniti sia in Francia e dello 0,5% nel Regno Unito. In termini tendenziali, si è registrato un aumento del 2,5% negli Stati Uniti, del 2,4% in Francia e dell'1,5% nel Regno Unito". Quindi l'Italia mette a segno un risultato inferiore alle maggiori potenze economiche, tranne che per la Gran Bretagna, che almeno sul dato tendenziale annuo fa peggio.