Dopo le parole dell’ex amministratore delegato di Unicredit davanti alla commissione d’inchiesta sulle banche, Di Maio dice: “La seconda repubblica è al game over”. Per Brunetta (Fi): “Altra giornata nera per Renzi”. Orfini (Pd) difende l'ex ministra
Di Maio: “Boschi ha mentito”
Di Maio chiama in causa la stessa Boschi: la ministra “ha mentito a tutti gli italiani e lo ha fatto davanti a tutto il Parlamento. Le parole dell'ex amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni la smentiscono platealmente, confermando quanto emerso nei giorni scorsi dalle audizioni di Vegas e Visco. La corsia preferenziale e il favoritismo ci sono stati eccome, visto che non risulta che la Boschi si sia spesa in egual modo per altre banche. Il suo chiodo fisso è sempre stata la Banca di cui il padre era amministratore”. Ciò che sta emergendo con forza, sostiene il candidato premier M5s, " è l'uso familistico delle istituzioni repubblicane, in totale spregio dell'interesse collettivo e nazionale. Qui ci sono responsabilità personali, ma soprattutto politiche. Dopo Mps, distrutta dal vecchio corso del Pd, ora Banca Etruria. Le banche sono il vizietto del Pd. Ed è impossibile che nessun altro del partito sapesse nulla di quello che è andato avanti per anni, ma tutti sono stati zitti, omertosi, complici".
“Nessuno può tirarsi fuori”
Prosegue Di Maio: “Nessun partito può tirarsi fuori da Bancopoli. Quando Boschi mentiva in aula, Forza Italia si rifiutava di votare favorevolmente alla mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 Stelle e usciva dall'aula. Oggi tutti questi signori dovrebbero dirci questo: cosa prevedeva davvero il Patto del Nazareno e se tra i punti della 'profonda sintonia' ci fosse anche la questione banche. All'epoca Salvini, che tanto si agitava contro il ministro, dichiarava 'se Forza Italia non vota sfiducia rivediamo la coalizione' e oggi invece è ancora una volta alleato di Berlusconi e la sua Lega ha collezionato nella principale Regione che governa due crac banca ri terribili come quelli di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. Il sistema - conclude - si sta sfaldando ma cercherà di sopravvivere fino all'ultimo".
Brunetta: “Altra giornata nera per Renzi e il Giglio appassito”
Per il capogruppo alla Camera di Forza Italia, Renato Brunetta, si tratta di "un'altra giornata nera per Renzi, Boschi e per il giglio appassito. Ex ad Unicredit Ghizzoni conferma parola per parola quanto scritto nel libro di De Bortoli, e tira in ballo anche Carrai”, scrive su Twitter. Per Brunetta, “la ministra Boschi ha sempre dichiarato il suo disinteresse rispetto a banca Etruria e questo non è vero perché dalle audizioni e dalle testimonianze è venuto fuori esattamente il contrario e cioè che in momenti molto delicati, di ispezioni della Banca d'Italia e nel processo di acquisizione eventuale da parte di Unicredit, il suo ruolo ma anche quello di Renzi è stato molto attivo”. Secondo Brunetta, "qui non c'entrano le pressioni perché il conflitto di interesse non si estrinseca solo in un'azione ma anche in una situazione, in uno status". Per Brunetta, inoltre: "Quando un presidente del Consiglio chiede a Visco di Banca Etruria trincerandosi dietro gli orafi, quando una ministra parla con Vegas, con il governatore della Banca d'Italia e con il vice direttore della Banca d'Italia non occorre fare pressioni, basta solo l'interessamento. E questo configura implicitamente un conflitto di interessi".
Orfini: “Nessuna pressione da parte della Boschi”
A difendere Boschi, Matteo Orfini, presidente del Partito Democratico: “Visco, Vegas e oggi Ghizzoni confermano che non vi fu alcuna pressione. Ghizzoni, inoltre, spiega che, a differenza di quanto scritto da De Bortoli, l'opzione acquisto di Etruria era già aperta prima del colloquio con Boschi. Direi che possiamo passare oltre e lasciare le strumentalizzazioni a chi non ha idee e progetti da presentare al Paese”. Dice ancora Orfini: "In commissione tutti ci hanno spiegato che le banche sono andate in sofferenza per l'effetto della crisi economica. Crisi così pesante in Italia perché fu affrontata tardi. Non per caso. Ancora nel 2011 Berlusconi e Tremonti spiegavano che non c'era crisi perché i ristoranti erano pieni. Avete capito perché Tremonti non vuole essere audito in commissione? Questa è la verità. Con buona pace di chi non vuole che emerga", conclude Orfini.