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Borsalino, concordato respinto: storica azienda di cappelli fallisce

Economia
L'azienda era stata fondata nel 1857 da Giuseppe Borsalino (archivio Getty Images)

Il fallimento arriva dopo il crac finanziario del 2014 provocato dall'imprenditore Marco Marenco. Nel 2016 il tentativo di recupero dell'industriale svizzero Philippe Camperio

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La Borsalino, storica azienda alessandrina di cappelli, è fallita. Il tribunale ha infatti respinto la richiesta di concordato della Haeres Equita srl, società che gestisce l'azienda dopo l'affitto del ramo. Rischia così di concludersi la parabola di uno dei marchi italiani più rinomati nel mondo, fondato da Giuseppe Borsalino nel 1857.

Respinta l'istanza di concordato

A decidere la chiusura dell'azienda è stato il giudice Caterina Santinello, presidente del tribunale civile di Alessandria, che ha rigettato la seconda richiesta di concordato preventivo presentata dal cda della società composto da Marco Moccia, Saverio Canepa e Raffaele Grimaldi. Un primo tentativo di concordato era stato respinto nel 2016. Il fallimento arriva dopo il crac finanziario da 3,5 miliardi di euro del 2014, provocato dall'imprenditore astigiano Marco Marenco, latitante dal luglio di quell'anno e arrestato dalla polizia in Svizzera nell'aprile del 2015. Nel 2016 parte proprio dalla Svizzera il tentativo di recupero del marchio: è la Haeres Equita srl, società dell'imprenditore svizzero Philippe Camperio, a prendere in affitto l'azienda e, con la prospettiva d'acquisto, a provvedere al risanamento dei debiti, pari a oltre 4 milioni di euro, con l'Agenzia delle Entrate. Camperio aveva anche investito in macchinari e promozione, arrivando ad acquistare, per 18 milioni di euro, il marchio dalle banche. Per conoscere la reale portata della decisione del giudice si dovrà aspettare il prossimo giugno, quando scadrà il contratto d'affitto e sarà resa nota la decisione del curatore nominato dal tribunale. Non si esclude un possibile ulteriore ricorso contro la sentenza di appello del giudice. Se dovesse essere confermato il fallimento l'azienda potrebbe essere messa all’asta.

Incertezza su 134 lavoratori

La notizia è stata resa nota dai sindacati che hanno precisato che nel pomeriggio del 18 dicembre, incontreranno i curatori, Stefano Ambrosini e Paola Barisone, e i 134 dipendenti dell'azienda il cui futuro lavorativo è ora incerto. Dall'azienda, al momento, non è stata data nessuna comunicazione ufficiale. "Abbiamo già chiesto un incontro con i curatori fallimentari e, nel pomeriggio, incontreremo anche i lavoratori", ha detto Elio Bricola della Uil. "Per quel che sappiamo al momento – ha aggiunto il sindacalista - è ragionevole che i contratti del ramo d'affitto vadano comunque avanti, nell'interesse di tutti". I legali dell'azienda, secondo quanto appreso, stanno approfondendo il dispositivo del tribunale. Il primo commento dopo la decisione del tribunale è stato quello dell'assessore alle Politiche del lavoro e allo sviluppo economico del Comune di Alessandria, Riccardo Molinari. "L'imprenditore svizzero Philippe Camperio – ha detto Molinari - oltre ad avere l'affitto del ramo, ha anche la proprietà del marchio, vero valore dell'azienda. Al di là degli inevitabili problemi che ci saranno per i creditori, proprio da quel marchio, spero, si possa ripartire per conservare occupazione e produzione in Alessandria” .