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Via libera alla web tax, ma l'imposta partirà dal 2019

Economia
archivio Getty Images

La norma revisionata avrà bisogno di più tempo per essere messa a punto nel dettaglio. Il rinvio può far saltare diversi progetti tra cui la proroga del bonus mobili alle giovani coppie e l'innalzamento della soglia di reddito sui figli a carico

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La web tax slitta al 2019. Non partirà più dunque, come previsto in un primo momento, dal primo luglio 2018. C'è il via libera della commissione Bilancio del Senato. L'emendamento alla manovra è stato approvato oggi corredato dalla relazione tecnica, da cui si evince che il gettito atteso dalla nuova imposta al 6% sulle transazioni digitali è pari a 114 milioni di euro annui a partire dal 2019, anno di entrata in vigore. Di conseguenza, il finanziamento del Fondo per le esigenze indifferibili passerà nel 2019 da 330 milioni a 444 milioni di euro.  

Lo slittamento dal 2018 al 2019 però porta con sè anche un mancato gettito (stimato in 100-200 milioni il primo anno), che il Parlamento puntava già ad utilizzare come copertura per alcune novità di spesa da introdurre nella legge di bilancio.

I progetti in fumo

L'emendamento di Massimo Mucchetti che introduce l'imposta del 6% sui ricavi digitali è arrivato alla sua terza versione, rivista e corretta. La scomparsa del gettito atteso l'anno prossimo dalla web tax manderebbe in fumo progetti come ad esempio l'innalzamento della soglia di reddito entro la quale i figli sono considerati a carico della famiglia, la proroga del bonus mobili alle giovani coppie, o l'estensione, per quanto parziale, della cedolare secca agli affitti commerciali.

Mucchetti: revisione necessaria

La norma sulla web tax, ha spiegato Mucchetti, è stata revisionata per estenderne lo spettro, ma proprio per questo, "perché funzioni e non debba essere modificata dopo pochi mesi", necessiterà di più tempo per essere messa a punto nel dettaglio. La riformulazione estende potenzialmente l'imposta a tutti i tipi di attività, business to business e business to consumer, ma spetterà al Ministero dell'economia, con apposito decreto da emanare entro il 30 aprile 2018, definire nello specifico "le prestazioni di servizi" a cui applicare l'aliquota del 6%.