Web tax, ecco le proposte della Commissione Ue

Economia

Tre le ipotesi a breve termine. Tra queste, quella sostenuta dall'Italia di tassare il fatturato delle imprese digitali. Tutte le opzioni saranno valutate durante il summit di Tallin del 29 settembre

La Commissione Ue ha messo nero su bianco le diverse soluzioni che intende proporre per rimediare alla maxi-evasione dei big dell’economia digitale. La web tax è stata già un argomento di discussione dell’ultimo Ecofin, tenutosi a Tallinn lo scorso 15 e 16 settembre, e sarà al centro del dibattito del prossimo digital summit dell’Ue, in programma sempre a Tallin il prossimo 29 settembre. In quell’occasione, si dovrà scegliere un’opzione da mettere in pratica, dare mandato a Bruxelles di approfondirla e arrivare a una proposta definitiva entro giugno 2018.

Tassare il valore dove viene generato

L’offensiva europea contro Google, Amazon, Facebook e gli altri colossi del web si basa su un dato: le imprese tradizionali in Europa pagano il doppio di tasse rispetto alle aziende digitali. Questo, grazie al fatto che i loro "asset intangibili" sono "altamente mobili", spiega la Commissione nella sua comunicazione. Per questo motivo, dunque, il primo obiettivo dell’Ue è quello di riuscire a "tassare il valore laddove viene generato", principio su cui si basa tutta la strategia europea sul fisco delle imprese. Le opzioni individuate dalla Commissione sono una sintesi delle tante idee circolate finora, e già discusse in termini generali all'Ecofin del 15 settembre.

Lungo termine

Due le opzioni a lungo termine. La prima, in cui la Commissione individua l’ipotesi di aspettare che l'Ocse faccia le sue proposte a inizio 2018, come suggeriva il Lussemburgo. E poi c’è la soluzione preferita dalla Commissione: accelerare i lavori di approvazione della Common Consolidated Corporate Tax Base (CCCTB), cioè la direttiva che creerà una base imponibile comune, e in seguito armonizzerà anche le aliquote. Ma la discussione è ferma all'Ecofin da 11 anni, e in pochi sono convinti che andrà avanti.

Le tre proposte a breve termine

Dall’altro lato, le tre soluzioni a breve termine. Una è stata individuata da Francia, Italia, Germania, Spagna e sostenuta da altri sei: tassare il fatturato delle imprese digitali, anziché i profitti. Ma significherebbe modificare un principio consolidato della tassazione d'impresa, cioè quello di colpire solo i guadagni. Le altre due soluzioni rapide sono una ritenuta d'acconto sulle transazioni digitali e una tassa sulle pubblicità online.

I problemi delle proposte

La proposta fatta dai quattro Paesi Ue, inclusa l’Italia, presenta una difficoltà. “Bisognerebbe - spiega il vicepresidente Dombrovskis - aggiustare la regola della residenza fisica permanente". Una soluzione potrebbe essere una "residenza virtuale permanente”, in base alla quale le aziende dovrebbero prendere una "residenza virtuale" in ogni Paese in cui hanno una "presenza digitale significativa". Per venire poi tassati come le altre imprese. In generale, tutte le proposte hanno alcuni aspetti da approfondire: la compatibilità con i trattati sulla doppia tassazione, le regole sugli aiuti di Stato, libertà fondamentali, impegni sul free-trade e regole del Wto.

L'obiettivo: una regola comune

L’obiettivo numero uno della Commissione rimane evitare il moltiplicarsi di soluzioni nazionali e arrivare dunque a una regola comune. Se questo si rivelasse troppo difficile, si potrebbe procedere con una cooperazione rafforzata oppure abolire il vincolo dell’unanimità. 

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