Secondo le indiscrezioni di Libération e altri quotidiani, la casa automobilistica avrebbe usato lo stesso metodo di Volkswagen, un dispositivo in grado di falsare i risultati dei test anti-smog. Il gruppo smentisce: “Nessuno dei suoi servizi ha violato le regole europee o nazionali”
Secondo le indiscrezioni di alcuni media francesi, l’ombra dei motori diesel truccati investe anche Renault. Secondo il quotidiano Libération “la giustizia sospetta il costruttore di aver ingannato i suoi clienti sul livello reale di inquinamento” con un dispositivo in grado di falsare i risultati dei test anti-smog, ovvero avrebbe agito allo stesso modo di Volkswagen. Sarebbero quattro i modelli “incriminati”: la berlina Talisman, il 4x4 urbano Kadjar, la Renault Captur e la Clio IV.
Un dispositivo fraudolento - Secondo le informazioni della Direzione della concorrenza, dei consumi, e della repressione delle frodi (Dgccrf), rivelate oggi in prima pagina da Libération che ha potuto consultare in esclusiva i documenti del ministero francese dell'Economia all'origine dell’inchiesta, Renault avrebbe fatto sistemare "un dispositivo fraudolento che modifica in modo specifico il funzionamento del motore per ridurre le emissioni di Nox (Ossido d'azoto) in condizioni specifiche di test di omologazione".
Implicati i vertici - I documenti della Dgccrf, che sospetta ''strategie fraudolente" da parte di Renault già da "sette anni", sono stati trasmessi al tribunale nel dicembre 2016 e hanno contribuito all'apertura, il 12 gennaio scorso, di un dossier giudiziario alla procura di Parigi. "E se ci stessimo dirigendo verso un RenaultGate? - ha scritto Libération - Potrebbe costare caro al gruppo e al suo numero uno Carlos Ghosn”. Secondo il quotidiano economico Les Echos online, nella frode è implicato “l’insieme della catena di comando” della casa automobilistica, compreso l’amministratore delegato.
La replica di Renault - Renault smentisce con forza le indiscrezioni di Libération e, in una nota, dice di essere "venuta a conoscenza di un articolo squilibrato pubblicato oggi nella stampa nazionale. Il gruppo Renault non intende commentare una procedura in corso e ricorda che nessuno dei suoi servizi ha violato le regole europee o nazionali relative all'omologazione dei veicoli". Intanto, scrive Le Monde, nella sede di Boulogne-Billancourt i dirigenti sono "furiosi" di non aver avuto accesso ai dossier e ai documenti che mettono in causa il gruppo. Anche se, dietro alle quinte, si minimizza la portata dell'inchiesta, che "non porta nulla di nuovo", l'atmosfera - osserva ancora Le Monde - ricorda "le peggiori crisi della storia di Renault, come quella delle spie cinesi del 2011".