Il dato sale di altri 0,2 punti percentuali. Male i giovani: 43,1%. Cgil attacca il Jobs Act: “La conferma che cancellare i diritti non crea lavoro”. Poletti: “Numeri vanno letti in un quadro complessivo dove segnali positivi si incrociano con criticità”
La ripresa stenta a farsi sentire sul mercato del lavoro e a marzo il tasso di disoccupazione si riporta al 13%. Dopo i cali registrati a dicembre e a gennaio e la lieve crescita a febbraio, il dato calcolato dall'Istat è cresciuto di altri 0,2 punti percentuali. Si tratta del livello più alto dal 13,2% di novembre scorso. Marzo è il mese in cui è entrato in vigore il nuovo contratto a tutele crescenti ma il dato Istat fotografa la situazione di occupati e disoccupati senza distinguere per tipo di contratto. Il dato sconta sconta anche gli sgravi contributivi per le imprese che assumono con contratti stabili previsti dalla legge di Stabilità a partire da gennaio.
Male i giovani. In Europa la disoccupazione si ferma - In crescita anche il numero di disoccupati, che ha sfondato il tetto dei 3,3 milioni. Rispetto a un anno fa, in tutto, sono stati bruciati 138mila posti di lavoro, mentre ne mancano all'appello 52mila rispetto a febbraio. Contestualmente, scendono occupati e tasso di occupazione. Le cattive notizie del mercato del lavoro riguardano anche i giovani. Tra i 15-24enni, la quota di disoccupati sul totale degli attivi (occupati e disoccupati) è risultata pari al 43,1%, in crescita di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente. L'unico dato leggermente positivo è infatti quello relativo alla disoccupazione del primo trimestre: tra gennaio e marzo il tasso è sceso lievemente, dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Diversa la situazione in Eurozona, dove il tasso di disoccupazione secondo Eurostat a marzo si è fermato dell'11,3%, lo stesso dato di febbraio. Anche nella Ue a 28 resta al 9,8%. L’Italia registra così il sesto dato più alto in Europa, mentre per quanto riguarda i giovani è al quarto posto in Ue.
Sindacati attaccano. Poletti: “Buoni segnali e criticità” - “I numeri della disoccupazione", commenta il segretario generale della Cgil, "dicono esattamente qual è l'emergenza del Paese: quindi il primo maggio non può che essere rivolto a guardare il lavoro come la necessità fondamentale. Dovrebbe essere l'ossessione quotidiana di chi ci governa ma non mi pare che sia questo il grande tema". Ma i dati dell'Istat permettono anche una critica al Jobs Act: "Confermano ancora una volta che cancellare i diritti non crea lavoro", incalza la Cgil. Cauta è invece la replica del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. "I dati diffusi oggi dall'Istat", sostiene, "vanno letti in un quadro complessivo dove segnali positivi si incrociano con elementi di criticità tipici di una situazione economica ancora non stabilizzata".
Male i giovani. In Europa la disoccupazione si ferma - In crescita anche il numero di disoccupati, che ha sfondato il tetto dei 3,3 milioni. Rispetto a un anno fa, in tutto, sono stati bruciati 138mila posti di lavoro, mentre ne mancano all'appello 52mila rispetto a febbraio. Contestualmente, scendono occupati e tasso di occupazione. Le cattive notizie del mercato del lavoro riguardano anche i giovani. Tra i 15-24enni, la quota di disoccupati sul totale degli attivi (occupati e disoccupati) è risultata pari al 43,1%, in crescita di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente. L'unico dato leggermente positivo è infatti quello relativo alla disoccupazione del primo trimestre: tra gennaio e marzo il tasso è sceso lievemente, dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Diversa la situazione in Eurozona, dove il tasso di disoccupazione secondo Eurostat a marzo si è fermato dell'11,3%, lo stesso dato di febbraio. Anche nella Ue a 28 resta al 9,8%. L’Italia registra così il sesto dato più alto in Europa, mentre per quanto riguarda i giovani è al quarto posto in Ue.
Sindacati attaccano. Poletti: “Buoni segnali e criticità” - “I numeri della disoccupazione", commenta il segretario generale della Cgil, "dicono esattamente qual è l'emergenza del Paese: quindi il primo maggio non può che essere rivolto a guardare il lavoro come la necessità fondamentale. Dovrebbe essere l'ossessione quotidiana di chi ci governa ma non mi pare che sia questo il grande tema". Ma i dati dell'Istat permettono anche una critica al Jobs Act: "Confermano ancora una volta che cancellare i diritti non crea lavoro", incalza la Cgil. Cauta è invece la replica del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. "I dati diffusi oggi dall'Istat", sostiene, "vanno letti in un quadro complessivo dove segnali positivi si incrociano con elementi di criticità tipici di una situazione economica ancora non stabilizzata".