Moscovici: più flessibilità all'Italia, ma mantenga impegni

Economia

In seguito alla nuova interpretazione delle regole di bilancio, la correzione del deficit nel 2015 dovrà essere pari allo 0,25% e non più allo 0,5%. Il commissario agli Affari economici: "Sforzo ridotto dev'essere rispettato, sanzioni sarebbero sconfitta"

La correzione del deficit italiano nel 2015 dovrà essere pari allo 0,25% e non più allo 0,5%. A renderlo noto il commissario Ue per gli Affari economici e finanziari Pierre Moscovici, che ha spiegato la variazione con la nuova interpretazione delle norme del patto di stabilità e crescita, in seguito alla comunicazione sulla flessibilità della scorsa settimana. "Ha applicazione immediata - ha precisato Moscovici parlando con la stampa italiana - e la valutazione che la Commissione farà all'inizio di marzo del programma di bilancio 2015 ne terrà conto". "L'Italia - ha aggiunto - beneficerà di tutte e tre le clausole della comunicazione" ovvero quella sulle riforme strutturali, quella sugli investimenti e quella sul ciclo economico.

“Questo sforzo ridotto deve ancor di più essere rispettato", ed entro questa settimana devono arrivarci "i dati su bilancio, riforme e sforzi" previsti, ha aggiunto Moscovici.
La Commissione ha finora valutato la correzione italiana nel 2015 di soli 0,1 punti, a fronte dello 0,3% indicato dal governo.

L'esecutivo di Bruxelles, ha detto Moscovici, "riconosce una vera volontà del governo  italiano di riformare l'economia" e siamo in contatto permanente con  le istituzioni italiane. Il dialogo con il governo italiano continua"  e "il nostro approccio è costruttivo". In particolare la Commissione  Ue vuole "sostenere il percorso di riforme e negli ultimi anni sono  stati fatti sforzi notevoli per uscire dalle difficoltà economiche e  rilanciare gli investimenti. Le riforme devono andare avanti e devono  essere rafforzate", ma deve anche "essere assicurata la loro attuazione efficace e rapida".

Moscovici ha avvertito che eventuali sanzioni contro un Paese che non attua le riforme sarebbero "una sconfitta". L'Unione europea deve convincere sulla bontà delle riforme, ma se le impone o punisce chi  non le fa, è una sconfitta. E il Paese che subisce le sanzioni sarà scontento" ha concluso.

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