Sharing economy: +69% di utenti, tra risparmio e innovazione

Economia

Giuliana Gambuzza

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Non solo grandi nomi come Airnbnb o BlaBlaCar: per Sharitaly, l'economia collaborativa in Italia conta 138 piattaforme. Sette sono dedicate al cibo ma, in vista di Expo 2015, i progetti si moltiplicano. L'INFOGRAFICA

Sharing economy: i numeri del successo. INFOGRAFICA

Tre milioni di utenti in più nell'ultimo anno (+69%), 138 piattaforme online e la previsione di coinvolgere, entro uno o due anni, la maggioranza dei cybernauti. Se forse è ancora presto per parlare di boom, è certo che l'economia collaborativa sta conquistando gli italiani. A dimostrarlo è la ricerca di Collaboriamo.org e PHD Media presentata in occasione della seconda edizione di Sharitaly, che ha anche disegnato la mappa delle realtà italiane che praticano la collaborazione attraverso il Web.

Cosa e perché si condivide - Le aziende individuate si occupano soprattutto di raccolta fondi (30%), servizi vari (20%) e trasporti (12%). Al primo posto nelle motivazioni di chi sceglie la condivisione c'è il risparmio, di soldi ma anche di risorse ambientali. Sono considerati importanti anche l'innovazione e la facilità di fare impresa. Se qualcuno continua a preferire l'economia tradizionale è soprattutto perché ha paura a lasciare i propri dati online o di essere truffato.

Il food sharing - Cinque piattaforme su 100 sono dedicate al cibo. L'interesse sta comunque crescendo in vista dell'Expo 2015, il cui tema sarà proprio "Nutrire il Pianeta, energia per la vita". Non a caso, secondo Coldiretti, i gruppi di acquisto solidale sono cresciuti del 400% dal 2008 a oggi. Ma c'è anche voglia di progetti nuovi. Una voglia sostenuta da concorsi come Alimenta2Talent, che ha premiato le migliori idee ecosostenibili in materia alimentare, o come #FoodSavingBEC, che l'Università Bocconi ha aperto a 200 studenti in tutto il mondo per mettere insieme idee per ridurre lo spreco alimentare da proporre poi all'Expo.

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