App in crisi? Su smartphone e tablet se ne scaricano di meno

Economia
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Diminuiscono i download di nuove applicazioni mentre quelle già scaricate vengono usate per più tempo. Lo dice una ricerca sui consumatori inglesi. E intanto, in Borsa, i colossi che producono Farmville e Candy Crush sono in sofferenza

di Raffaele Mastrolonardo

Meno download a testa, poca propensione al pagamento e colossi in crisi di risultati. Se tre indizi non fanno una prova, di sicuro fanno pensare. E inducono a chiedersi se il mercato delle app per smartphone e tablet non sia, non diciamo in crisi, ma certo meno spumeggiante rispetto a pochi mesi fa. A indurre questi cattivi pensieri su un settore che sembrava immune da rallentamenti è, da ultima, una ricerca realizzata dalla società di analisi e consulenza Deloitte e annunciata pochi giorni fa. L'indagine rivela che in un mercato maturo come quello del Regno Unito gli utenti sembrano meno interessati di prima allo scaricamento di nuove applicazioni sui loro dispositivi mobili: in un mese tipico quasi un terzo dei possessori di telefonini intelligenti non installa ulteriori app. La notizia arriva dopo che nella prima metà di agosto due grandi aziende del settore come Zynga, la società che produce Farmville, e King Digital, che ha sfornato il successo Candy Crush, hanno denunciato risultati trimestrali non entusiasmanti.

La ricerca – Ma a stupire e far sorgere qualche dubbio sulle tendenze della cosiddetta “app economy” è principalmente il rapporto di Deloitte. Secondo l'indagine, il numero di applicazioni scaricate in media da un utente è sceso a 1,86 da 2,32 dello scorso anno. Quanto a coloro che preferiscono astenersi dal download sono diventati quasi uno su tre; erano meno di uno su 5 lo scorso anno. A far preoccupare ancora di più gli sviluppatori c'è poi la scoperta che in 9 casi su 10 le persone affermano di non spendere mai soldi in app o altri contenuti acquistabili tramite smartphone. Panico da declino, dunque? Non proprio. E' la stessa Deloitte a gettare un po' di acqua sul fuoco. Questi dati non significano che il mercato sia in contrazione quanto che, con la progressiva saturazione, aumenta il numero di proprietari di telefonini meno tecnologizzati che dunque usano una quantità minore di applicazioni. Inoltre, proprio perché il settore si sta stabilizzando è ormai cresciuta la quota di possessori di smartphone che hanno scaricato le applicazioni necessarie per la loro vita o semplicemente le migliori, quelle che vengono usate più spesso lasciando così meno spazio a nuove esperienze.

Stelle in difficoltà – Insomma, più che di crisi si dovrebbe parlare di evoluzione del mercato. E che solo di trasformazione e non di battuta di arresto si tratti lo sperano grandi produttori di giochi e servizi per telefonini intelligenti e tavolette come Zynga e King Digital. La prima, da tempo in difficoltà in Borsa, ha da poco abbassato le stime per l'anno in corso e annunciato che si prenderà più tempo del previsto per il rilascio di alcuni nuovi prodotti. Nell'ultimo trimestre ha riportato perdite per 62,5 milioni di dollari contro i 15,8 milioni di rosso dello stesso periodo dello scorso anno. Le entrate sono scese da 231 milioni di 12 mesi addietro a 153 milioni. Quanto al titolo, si scambia oggi in Borsa a poco più di 3 dollari contro gli oltre 14 del marzo 2012. Più rosea la situazione di King Digital, guidata dall'italiano Roberto Zacconi, i cui conti continuano a beneficiare del successo del gioco Candy Crush che ancora rappresenta il 60 % del fatturato dell'azienda. Il problema è che un lieve declino della hit della casa può avere conseguenze negative sulle performance finanziare complessive. E' quello che è accaduto nel secondo trimestre dell'anno quando King Digital ha riportato un calo delle entrate: 611 milioni contro i 641 del trimestre precedente. Il titolo è sceso fino a 13 dollari contro i 22 di inizio luglio.

L'Italia?
– In un mercato in cui sono disponibili oltre 2,5 milioni di applicazioni aprirsi dei varchi per conquistare l'attenzione degli utenti è dunque sempre più difficile, anche per i grandi colossi. La tendenza segnalata da Deloitte è in qualche modo confermata anche sul mercato italiano dai dati degli osservatori del Politecnico di Milano che mostrano come a fronte di una grande offerta il numero di prodotti effettivamente utilizzati (e pagati) dagli utenti sia limitato. Su uno smartphone del nostro Paese in media sono presenti 33 applicazioni ma solo 14 sono state aperte nell'ultimo mese e solo 5 nelle ultime 24 ore. 12, poi, sono state utilizzate al massimo un paio di volte dal momento del download. La ritrosia verso i pagamenti è confermata anche in Italia dove, dice sempre il Politecnico di Milano, solo 1 utente su 3 ha registrato la propria carta di credito su un app store.


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