Btp record, mai così bassi i tassi di interesse

Economia
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Un rendimento del 3,15% sui nostri titoli di Stato a 10 anni non si era mai visto da quando è stato introdotto l’Euro. Proseguono gli investimenti sul nostro debito pubblico, in attesa del Quantitative Easing della Bce

di Federico Leardini

Continuano gli acquisti sui nostri titoli di Stato, che toccano i nuovi record storici. Un rendimento del 3,15% (il tasso d’interesse che l’Italia paga per collocare il suo debito sul mercato) sui nostri Btp a 10 anni non si era mai visto da quando è stato introdotto l’Euro. Mai.
Nemmeno nei giorni in cui dello Spread non si parlava affatto, dal momento che non c’era sostanzialmente separazione fra tassi italiani e tedeschi. Più basso di quando il nostro debito pubblico era di poco superiore al miliardo e trecento milioni, come nel 2003 (rispetto ai quasi 2,1 miliardi di oggi) e più basso del 2004 quando il rapporto del debito col Pil raggiungeva i minimi del 103% (oggi siamo quasi al 133%). Quali sono i motivi dietro questo fiume d’acquisti che si riversa sui nostri titoli pubblici?

Riforme - In parte questo momento positivo può essere ascritto al rinnovato clima di fiducia verso il nostro Paese, legato al sentiero di riforme annunciato dal Governo Renzi. Negli ultimi mesi abbiamo visto come i grandi capitali internazionali (dai fondi Usa come Blackrock alla Banca Centrale cinese) abbiano moltiplicato gli investimenti per acquisire partecipazioni nelle nostre aziende.
Dalle banche al mercato energetico, il mercato sembra credere nelle prospettive di crescita delle imprese italiane, al di là di quella che è la fotografia zoppicante dei nostri dati macroeconomici attuali.

Bce - Ma gran parte della fiducia è garantita dall’azione della Bce. Da quando Mario Draghi guida la Banca Centrale dell’Eurozona i rendimenti dei titoli di Stato delle periferie europee ha registrato un calo costante. Non solo in Italia, quindi, ma in tutti i PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) sembra esser tornato un clima di distensione, in grado di garantire tassi di rifinanziamento del debito nettamente più vantaggiosi rispetto a un paio d’anni fa. Il confronto coi livelli del 2011 è significativo: In Italia il decennale era arrivato al 7,3% circa all’apice della crisi dei mercati continentali. Oggi siamo di poco sopra il 3%. Dinamica analoga per la Spagna, con una sforbiciata dal 7,5% circa d’inizio 2012 al 3,15% di oggi.
Quasi incredibile, poi, quanto successo in Grecia, con tassi passati dal 40% dell’autunno 2011, al 6,1% di oggi. (Per quanto nel caso greco rientrino anche operazioni aggiuntive come una ristrutturazione del debito stesso e l’erogazione di aiuti internazionali…) In termini pratici, ai tassi di oggi, ripagare un prestito per 100 miliardi costa quasi il 60% in meno rispetto a 3 anni fa.
Rendimenti che continuano a scendere in attesa che la Bce attui il suo nuovo piano d'intervento: il Quantitative Easing.

Per quanto si tratti solo di voci, l'idea che l'Eurotower possa mettere sul mercato 1000 miliardi di Euro, parte dei quali potrebbe essere investita proprio in titoli delle periferie piace ai mercati. Perlopiù speculazioni su rumor di mercato, al momento, ma si sa che i mercati amano anticipare le evoluzioni dell'economia reale. Ed è proprio su questo ottimismo che si costruiscono i record storici di questi giorni.

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