Bitcoin, ecco chi (non) lo ha inventato

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Come è nata, come funziona, quali rischi comporta la moneta digitale? Ma soprattutto, chi è Satoshi Nakamoto, il suo misterioso creatore? Affare Bitcoin di Gabriele De Palma racconta storia e prospettive della valuta che spaventa i mercati. L'ESTRATTO

di Gabriele De Palma

La paternità del codice di bitcoin è avvolta nel mistero, un mistero voluto e mantenuto sorprendentemente imperscrutabile fino a oggi, nonostante i molti tentativi di indagini fatte in proposito. Quel che si sa riguardo Satoshi Nakamoto è che a nome suo è stato presentato su bitcoin.org il documento che spiega il fondamento teorico del nuovo sistema di valuta digitale. Era il 31 ottobre (la notte di Halloween) del 2008 e il contributo passò per lo più inosservato, così come la prima versione del software – la 0.1 rilasciata a inizio gennaio 2009 – eccezion fatta per gli sviluppatori della comunità open source di SourceForge per gli iscritti a una mailing list per esperti di crittografia. Nakamoto iniziò a estrarre il nuovo oro digitale ed effettuare le prime transazioni nell'indifferenza generale fino a quando ne riportò notizia la testata di informatica Slashdot nell'estate del 2010. Da allora non si è più smesso di parlarne.

L'ultima comunicazione nel 2011
- Con l'esplodere del successo mediatico della moneta digitale il suo inventore ha iniziato ad allontanarsi dalla propria creatura, gli interventi nei forum hanno iniziato a diminuire fino all'ultima comunicazione in cui affermò laconicamente di essere “passato ad occuparsi di altro”. Era l'11 aprile 2011 e la data al momento è da considerarsi la fine delle trasmissioni e delle tracce lasciate da Satoshi Nakamoto, di chiunque si tratti.
Ogni tentativo di cercare Nakamoto al di fuori delle sue comunicazioni è stato vano. La pista più invitante sembrava quella di riuscire in qualche modo a risalire alle transazioni effettuate e ai blocchi estratti a suon di calcoli. Una cosa è infatti molto probabile: che Satoshi abbia  una gran quantità di bitcoin, essendo il primo ad occuparsi della loro estrazione. Inoltre è noto che ha eseguito alcune specifiche transazioni, a partire dalla prima storica a Hal Finney, e quindi il database ne contiene le tracce. Solo che grazie alla cifratura che le contraddistingue nessuno è stato in grado di risalire a informazioni utili. Nel mondo fisico poi Nakamoto non ha alcun tipo di esistenza: nessuno lo conosce, gli ha mai parlato, ne ha sentito la voce. O quantomeno nessuno lo ha mai fatto sapendo di avere a che fare con l'inventore di bitcoin. E se l'ha fatto non l'ha mai confessato. Un mistero anacronistico nell'era della società dell'informazione, in cui la privacy è diventata un diritto esposto alle insidie delle tecnologie dell'informazione e in cui le intelligence monitorano i metadati delle nostre comunicazioni. Un mistero che ha fatto e continua a far ammattire tutti coloro che si sono occupati, in un modo o nell'altro, di bitcoin.

Tracce e indizi - L'analisi di giornalisti e appassionati, in assenza di notizie o indizi biografici, si è quindi dovuta limitare alla sua corrispondenza digitale (nemmeno il conforto di una grafia), all'articolo a fondamento del sistema e al codice di programmazione.
Del codice gli esperti giudicano si tratti non proprio di un capolavoro, almeno dal punto di vista stilistico. La prima versione era compatibile solo con Windows, il che non era il massimo della portabilità del software, ed era pieno di opzioni abbozzate che poi sono state abbandonate nelle versioni successive, cui mise mano abbondantemente la comunità di sviluppatori open source.
Non che fosse cattivo codice, anzi tutt'altro visto il risultato finale, ma era, al momento della sua presentazione, un prodotto confezionato diversamente da quel che ci si aspetterebbe da un programmatore professionale. Il prodotto di un modo di programmare poco ortodosso. Quel che si può facilmente desumere da bitcoin è che chi l'ha concepito eccelle in crittografia e ha ottime conoscenze delle reti peer-to-peer.

Gli indizi linguistici - La lingua usata da Nakamoto è un inglese molto asciutto e preciso. Nei 341 post pubblicati per commentare, spiegare e rispondere alle domande degli sviluppatori, sono praticamente assenti refusi di digitazione. Non è tuttavia possibile identificare con precisione il tipo di inglese usato: nel primo messaggio usa espressioni americane per poi passare a termini e modi di dire decisamente britannici (colour anziché color, grey al posto di gray, flat per apartment e soprattutto un bloody hard, imprecazione che riecheggia spesso nei pub irlandesi).
Secondo i dati con cui Nakamoto si registra sia alla mailing list di crittografia sia a SourceForge, e in base a quelli lasciati sul proprio profilo su bitcoin.org Satoshi allora aveva 36 anni e come luogo di residenza indicava Tokyo. Per poter partecipare ai forum del sito è necessario lasciare un indirizzo email, cosa che Nakamoto fa, indicando un indirizzo presso il servizio di posta elettronica tedesco GMX. Da satoshin@gmx.com però non si è mai riusciti a risalire a un indirizzo IP. Il  dominio bitcoin.org è stato invece registrato in Finlandia qualche mese prima dell'esordio, nell'estate del 2008.

Un sussurro che ha scosso il mondo finanziario - Dopo un paio di anni dall'esordio del progetto gli interventi di Satoshi iniziano a scemare, fino a quando, nell'aprile 2011 gli viene chiesto il motivo della sua presenza scostante nella comunità di sviluppatori. Nakamoto risponde che “è passato ad occuparsi di altro”. Da quel momento le comunicazioni cessano, nemmeno Gavin Andresen, divenuto nel 2010 il responsabile del progetto – su precisa indicazione di Satoshi – riesce a ottenere risposta alle email che manda al padre, o ai padri, o alle madri di bitcoin.
Un'ultima considerazione merita la modalità di presentazione del progetto, che è stata usata come vedremo come indizio per l'identificazione di Nakamoto. Nonostante sia di assoluto spessore, la base teorica di bitcoin non è stata presentata in ambito accademico, né a un simposio, e tuttavia non è stato utilizzata da Nakamoto nessuna particolare cordialità nella corrispondenza tenuta con gli altri sviluppatori. Sia il documento iniziale che la prima istanza di software sono stati buttati in rete senza clamore, e la successiva gestione della comunicazione è stata molto discreta, fino all'addio in punta di piedi. Se si dovesse paragonare a un tono di voce quello di Nakamoto assomiglia molto a un sussurro. Che ha scosso il mondo finanziario.
© 2013 Informant

Tratto da "Affare Bitcoin. Pagare col p2p e senza banche centrali" di Gabriele De Palma, editore Informant

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