Secondo i sindacati la riduzione degli stipendi sarà di circa 700 euro al mese e sarà previsto anche il taglio dell'80% dei premi aziendali, oltre che lo stop agli scatti di anzianità. Ma l'azienda: "Le decurtazioni saranno solo di 130 euro al mese"
Una ricostruzione che però è smentita dall'azienda, che in una nota puntualizza come la proposta "prevede una riduzione di tre euro all'ora. In termini di salario netto questo equivale a circa 8% di riduzione, ovvero a meno 130 euro mese".
Drastico taglio dei salari: da 1400 euro a 700 - Il piano che Electrolux ha presentato ai sindacati nella riunione a Mestre prevede un drastico taglio dei salari che porterebbe gli stipendi, oggi calcolati in 1.400 euro al mese, a circa 700-800 euro. La 'soluzione' svedese contempla un taglio dell'80% dei 2.700 euro di premi aziendali, la riduzione delle ore lavorate a 6, il blocco dei pagamenti delle festività, la riduzione di pause, permessi sindacali (-50%) e lo stop agli scatti di anzianità. Un'operazione che di fronte all'attuale costo del lavoro di 24 euro/ora, rispetto ai 7 euro/ora degli stabilimenti in Polonia e Ungheria, porterebbe a tagliare a Forli' 3 euro l'ora, a Solaro 3,20 euro, a Susegana 5,20 euro e a Porcia 7,50 euro. Interpretazione parzialmente smentita dall'azienda con la nota diffusa martedì 28 gennaio.
Nessun piano industriale per Porcia - Interpretazione distante da quella emersa nelle ore scorse, secondo cui per lo stabilimento di Porcia (Pordenone), oltre al taglio più pesante sul fronte salariale non è previsto alcun piano industriale; questo perché le lavatrici prodotte nella fabbrica friulana costano, a pezzo, 30euro di troppo, e sono vittima della concorrenza dei marchi Far Est, Samsung ed Lg. Per gli altri tre stabilimenti italiani, ci sono comunque dei tagli lineari ma vi sarebbero come contropartita - se il piano passasse - investimenti di 40 milioni di euro per Solaro, 28 mln per Forlì e 22 mln per Susegana. Per il sito friulano solo una vaga via d'uscita: l'attesa di "ulteriori potenziali proposte da parte di tutti gli attori coinvolti, che consentano alla fabbrica di colmare i gap ancora presenti" ha detto il manager di Electrolux Italia Marco Mondini, secondo il quale la decisione sul futuro di Porcia arriverà "non oltre la fine di aprile".
Serracchiani: Letta e Zanonato non restino inerti - "Il problema è che i prodotti italiani in tutto il campo dell'elettrodomestico sono di notevole qualità ma risentono di costi produttivi superiori a quelli dei nostri concorrenti" ha affermato il ministro per lo Sviluppo economico Flavio Zanonato. Al ministro ha risposto prontamente la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani: "Letta e Zanonato - ha detto - ci convochino immediatamente per valutare assieme le proposte da rilanciare alla multinazionale: il Governo non faccia il notaio della volontà svedese".
Non prendiamo nemmeno in considerazione la chiusura di #Electrolux a Porcia. Governo faccia la sua parte non sia notaio di volontà svedese.
— Debora Serracchiani (@serracchiani) 27 Gennaio 2014
Insorgono i sindacati - "Se non succede un miracolo entro aprile - ha commentato un sindacalista della Fim Cisl di Susegana - Porcia è persa e a cascata, in due anni, sarà la volta degli altri stabilimenti". "La nostra è una flotta con la portaerei e le navi di appoggio - ha proseguito in metafora il sindacalista - se si affonda la portaerei, Porcia, basta un sommergibile per far fuori tutto il resto". "Ora andremo a parlare della nostra vicenda che è paradigmatica per l'intero Paese con il premier Enrico Letta" hanno detto i delegati delle Rsu e sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil. "Abbiamo atteso invano un confronto con il ministro Zanonato che non c'è mai stato - hanno aggiunto - ora andiamo direttamente da Letta perché Electrolux per sbarcare in Italia ha usato soldi degli italiani. Ora per guardare ad Est utilizza fondi Ue che in parte sono sempre nostri".