Passera a Sky TG24: difficoltà Alitalia colpa di recessione

Economia

L'ex amministratore delegato di Intesa: "L'impegno dei dipendenti e dei soci privati era servito per superare il fallimento della vecchia Alitalia". Ma il presidente di Confindustria Squinzi si è detto "perplesso di fronte all'intervento pubblico". VIDEO

Se Alitalia è di nuovo al centro di una corsa contro il tempo per trovare i soldi necessari a continuare a volare è per colpa di "cinque anni di recessione non prevedibili". L'ha detto ai microfoni di Sky TG24 Corrado Passera, ex ministro dello Sviluppo economico e dei Trasporti nel governo Monti e alla guida di Intesa Sanpaolo all'epoca in cui venne creata una cordata per salvare quella che era la compagnia di bandiera. "Non so se Alitalia è salva, bisogna vedere se si porta fino in fondo questo aumento di capitale che in gran parte mi sembra che i soci privati siano disposti a coprire" ha aggiunto a proposito dell'ipotesi dell'ingresso di Poste italiane come nuovo socio pubblico.
Di diverso avviso, invece, il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che ha confessato di essere "sempre molto perplesso di fronte agli interventi della mano pubblica in una società privata". E mentre l'Unione europea ha ricordato che "Alitalia può ricevere aiuti a condizione che vengano rispettate le regole europee", uno dei creditori del vettore aereo, l'ammininistratore delegato di Eni Paolo Scaroni ha precisato che "se ci verranno fornite garanzie sulla continuità, Alitalia sarà considerata un cliente come gli altri". Guarda il video

Le reazioni all'ipotesi Poste italiane - Sulla nuova emergenza Alitalia l'ex ministro dello Sviluppo economico ha dichiarato ai microfoni di Sky TG24 che "non erano prevedibili cinque anni di recessione così forte che ha toccato fortemente i ricavi dell'azienda". Poi ha spiegato: "L'impegno dei dipendenti e dei soci privati era servito per superare il fallimento della vecchia Alitalia". Quindi, "questo aumento di capitale potrebbe mettere in condizione l'azienda di arrivare in fondo al piano di risanamento". E in effetti, se fosse "un cerotto per tamponare una situazione di emergenza", potrebbe "passare", ha detto il numero uno di Confindustria Giorgio Squinzi, prima di aggiungere: "Bisognerà una volta per tutte fare una riflessione seria per avere un piano di medio-lungo termine".

Le parole di Scaroni - Ma come la pensano i diretti interessati, cioè i creditori della compagnia aerea? "Nel momento in cui abbiamo la sicurezza che Alitalia esisterà, per noi diventa un cliente come tutti", è il parere di Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, a cui il vettore aereo deve 100 milioni, di cui "60 sono garantiti, non crediti da un punto di vista amministrativo, e 40 sono quello che ci deve Alitalia". Il problema, ha precisato Scaroni, "non sono le cifre che ci spaventano", ma il fatto "che noi non possiamo vendere a delle società di cui non siamo sicuri che esisteranno fra uno, due, tre o quattro mesi". Guarda il video

Lupi: "Potremmo dover cercare un nuovo partner"
- Ma sulla sopravvivenza dell'ex compagnia di bandiera il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi non sembra avere dubbi. "Air France è socia al 25%, potrà decidere se sottoscrivere l'aumento di capitale oppure diluirsi, è evidente che se prevalesse questa possibilità andrebbe cercato un un altro partner", ha spiegato Lupi, che ha concluso: "I governi devono fare la loro parte e anche le imprese". Guarda il video

La precisazione dell'Unione europea - Anche Bruxelles è intervenuta nel dibattito italiano sul futuro di Alitalia. "Come principio, Alitalia può ricevere aiuti a condizione che vengano rispettate le regole europee su salvataggi e ristrutturazioni delle imprese", ha chiarito la Commissione europea, che "analizzerà la notifica, se questa dovesse essere presentata".

L'ipotesi dell'intervento pubblico - Riflettori puntati su Alitalia, dunque, dopo la notizia, arrivata il 10 ottobre, che Poste italiane, controllate al 100% dal Tesoro, sarebbe pronta a sottoscrivere l'aumento di capitale per una quota pari a 75 milioni. La manovra finanziaria complessiva per il salvataggio della compagnia di bandiera ammonta a 500 milioni, di cui 300 di aumento di capitale e 200 di linee di credito da parte delle banche. I soci attuali dovrebbero sottoscrivere una quota che si attesterebbe intorno ai 150 milioni, di cui 75 verrebbero versati da Air France, mentre le quote su cui i vecchi azionisti hanno diritto di opzione sarebbero coperte da un consorzio di garanzia.

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