Secondo una stima del Sole 24 Ore i contribuenti verseranno in totale 23 miliardi di euro nelle casse dello Stato. I rincari più consistenti, rispetto alla prima rata, nelle città del Centro e del Sud. Il 17 dicembre scade il termine per il pagamento
Costerà 5 miliardi in più agli italiani il saldo dell'Imu, per la decisione dei comuni di aumentare le aliquote. A fare i conti in tasca agli italiani - e ai comuni - è il Sole 24 ore, secondo il quale il conto finale della nuova imposta, il cui saldo dovrà essere versato entro il 17 dicembre, sale a 23 miliardi rispetto ai 18 previsti se si fossero applicate le aliquote nazionali utilizzate per l'acconto.
Quasi tutti i comuni hanno alzato l'aliquota - Nel passaggio dall'acconto al saldo - calcola il quotidiano - i rincari più pesanti riguardano le città del Centro e del Sud dove per 100 euro sborsati a giugno se ne dovranno sborsare 160 al saldo. La fetta più grossa del gettito arriverà comunque dal Nord dove si trova il maggior numero di immobili e di contribuenti. L'elaborazione del Sole 24 Ore è stata effettuata partendo dai dati dell'Agenzia del Territorio e di quelli del dipartimento delle Finanze. Se i comuni avessero lasciato le aliquote invariate il totale dell'Imu sui fabbricati sarebbe arrivato a poco più di 18 miliardi, il doppio dell'acconto. La realtà, però, è che quasi tutte le città hanno alzato l'asticella del prelievo portandola ben al di sopra dello 0,4% previsto per l'abitazione principale e dello 0,76% per gli altri immobili. Ed è proprio partendo dalle aliquote medie decise dai comuni e applicandole agli edifici che risultano iscritti in catasto che si può ricostruire la stime totale del gettito.
Aumenti più cari per le seconde case - Dalla tabella del Sole 24 Ore emerge che dalle abitazioni principali e dalle pertinenze l'acconto ha fruttato 1.680 milioni mentre il saldo richiederà 2.660 milioni, 980 in più (+58,3%). Il conto sulle seconde case è ancora più salato: si passa dai 2.330 milioni dell'acconto ai 3.860 del saldo, con un incremento di 1.530 milioni (+65,7%). L'aumento per l'Imu sulle case affittate sarà invece del 41%: dal 750 milioni a 1.060, con un differenziale di 310 milioni. Lo studio conta poi l'Imu sulle case date in uso gratuito ai parenti (240 mln all'acconto, 320 mln al saldo, 80 di aumento), sui negozi (670 mln l'acconto, 1.100 mln il saldo, +340 mln), sugli uffici (440 mln l'acconto, 670 mln il saldo, +230 mln la differenza), sui fabbricati produttivi (2.210 mln l'acconto, 3.250 mln il saldo, 1.040 mln l'aumento) e sugli altri fabbricati (810 mln l'acconto, 1.210 mln il saldo, +400 mln l'aumento).
Il gettito maggiore al Nord - Il conto finale - nel quale non sono conteggiati i terreni agricoli e le aree fabbricabili - vede così l'Imu salire dai 9.130 milioni dell'acconto ai 14.040 del saldo con un incremento del 53,8% pari a 4.910 milioni di euro. Le differenze territoriali fotografano l'incremento maggiore nelle regioni del centro Italia: dai 2.190 milioni dell'acconto si passa ai 3.620 milioni del saldo: l'ammontare versato lievita così del 65,3% di 1.430 milioni. Segue il Sud, dove si stima un aumento del gettito del 63,8% tra prima e seconda rata: 2.100 milioni a giugno, 3.440 milioni a dicembre, pari ad un aggravio di 1.340 milioni. A sborsare di più in termini assoluti saranno però i cittadini del Nord. Anche se l'aumento percentuale sarà "solo" del 44,2%, pagheranno 2.140 milioni in più rispetto all'acconto: si passa infatti dai 4.840 milioni di giugno ai 6.980 milioni di dicembre.
Quasi tutti i comuni hanno alzato l'aliquota - Nel passaggio dall'acconto al saldo - calcola il quotidiano - i rincari più pesanti riguardano le città del Centro e del Sud dove per 100 euro sborsati a giugno se ne dovranno sborsare 160 al saldo. La fetta più grossa del gettito arriverà comunque dal Nord dove si trova il maggior numero di immobili e di contribuenti. L'elaborazione del Sole 24 Ore è stata effettuata partendo dai dati dell'Agenzia del Territorio e di quelli del dipartimento delle Finanze. Se i comuni avessero lasciato le aliquote invariate il totale dell'Imu sui fabbricati sarebbe arrivato a poco più di 18 miliardi, il doppio dell'acconto. La realtà, però, è che quasi tutte le città hanno alzato l'asticella del prelievo portandola ben al di sopra dello 0,4% previsto per l'abitazione principale e dello 0,76% per gli altri immobili. Ed è proprio partendo dalle aliquote medie decise dai comuni e applicandole agli edifici che risultano iscritti in catasto che si può ricostruire la stime totale del gettito.
Aumenti più cari per le seconde case - Dalla tabella del Sole 24 Ore emerge che dalle abitazioni principali e dalle pertinenze l'acconto ha fruttato 1.680 milioni mentre il saldo richiederà 2.660 milioni, 980 in più (+58,3%). Il conto sulle seconde case è ancora più salato: si passa dai 2.330 milioni dell'acconto ai 3.860 del saldo, con un incremento di 1.530 milioni (+65,7%). L'aumento per l'Imu sulle case affittate sarà invece del 41%: dal 750 milioni a 1.060, con un differenziale di 310 milioni. Lo studio conta poi l'Imu sulle case date in uso gratuito ai parenti (240 mln all'acconto, 320 mln al saldo, 80 di aumento), sui negozi (670 mln l'acconto, 1.100 mln il saldo, +340 mln), sugli uffici (440 mln l'acconto, 670 mln il saldo, +230 mln la differenza), sui fabbricati produttivi (2.210 mln l'acconto, 3.250 mln il saldo, 1.040 mln l'aumento) e sugli altri fabbricati (810 mln l'acconto, 1.210 mln il saldo, +400 mln l'aumento).
Il gettito maggiore al Nord - Il conto finale - nel quale non sono conteggiati i terreni agricoli e le aree fabbricabili - vede così l'Imu salire dai 9.130 milioni dell'acconto ai 14.040 del saldo con un incremento del 53,8% pari a 4.910 milioni di euro. Le differenze territoriali fotografano l'incremento maggiore nelle regioni del centro Italia: dai 2.190 milioni dell'acconto si passa ai 3.620 milioni del saldo: l'ammontare versato lievita così del 65,3% di 1.430 milioni. Segue il Sud, dove si stima un aumento del gettito del 63,8% tra prima e seconda rata: 2.100 milioni a giugno, 3.440 milioni a dicembre, pari ad un aggravio di 1.340 milioni. A sborsare di più in termini assoluti saranno però i cittadini del Nord. Anche se l'aumento percentuale sarà "solo" del 44,2%, pagheranno 2.140 milioni in più rispetto all'acconto: si passa infatti dai 4.840 milioni di giugno ai 6.980 milioni di dicembre.