Fondi strutturali e trasparenza, l'Italia in pole position

Economia
La mappa che mostra il livello di trasparenza sul Web dei vari Paesi per quanto riguarda i fondi strutturali.
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Un'indagine del Dipartimento dello Sviluppo economico rivela che il nostro Paese è tra i più virtuosi per quanto riguarda la pubblicazione online dei dati relativi ai finanziamenti europei. Merito anche di un portale all'avanguardia

di Raffaele Mastrolonardo

La trasparenza non abita in Italia, si ripete spesso. E i numeri, puntuali, lo confermano. Questo non vuol dire però che lo Stivale non sia capace di sussulti in grado di contrastare la sua fama di opacità. Per esempio, rivelandosi a sorpresa il Paese più aperto per quanto riguarda dati e informazioni sui fondi strutturali europei, ovvero quei finanziamenti comunitari che contribuiscono a crescita e inclusione sociale nel continente. Non esattamente bruscolini: solo per il settennato 2007-2013 si parla di quasi 28 miliardi di euro in arrivo da Bruxelles a Roma a cui sono collegati altri 70 miliardi di contributi di casa nostra. Bene, su questa bella fetta di quattrini l'Italia rendiconta all'opinione pubblica attraverso il web con una trasparenza superiore a tutti gli altri stati membri ad eccezione di Estonia e Polonia. La buona notizia arriva da un'indagine del dipartimento dello Sviluppo economico (Dps), mostrata in anteprima a un recente seminario. Il Dps ha analizzato il modo in cui i Paesi Ue mettono a disposizione i dati sui fondi e, almeno su questo aspetto, ha promosso il Belpaese (e, va detto, indirettamente anche se stesso visto che, con il progetto OpenCoesione, risulta tra gli artefici del risultato conseguito dall'Italia).

Meglio del Regno Unito - Il risultato dell'inchiesta - che è parte di uno studio in corso di pubblicazione - mostra infatti l'Italia e i due stati dell'Est come i più virtuosi su questo fronte. La ragione la spiega Luigi Reggi, esperto di politiche dell'innovazione presso il Dps: “Italia, Estonia e Polonia sono le uniche nazioni europee che mettono a disposizione i dati sui Fondi strutturali in formati aperti e automaticamente leggibili da un software”. Questo vuol dire che chiunque con un minimo di capacità informatiche può scaricarli, elaborarli attraverso programmi informatici ed eventualmente produrre delle analisi. Insomma, il massimo dell'accesso. Proprio in virtù di questa scelta, nella mappa interattiva che fotografa la situazione ad ottobre 2012 le tre nazioni sono le uniche rappresentate in colore verde scuro.
Le altre, anche quelle che, come la Francia, non sfigurano restano infatti un passo indietro: i vicini transalpini, per esempio, offrono sì i dati ma in un formato proprietario (ovvero legato ad un'azienda specifica). Questa decisione, almeno in teoria (nei fatti si tratta di un formato molto diffuso), potrebbe ridurre la capacità di elaborare le informazioni da parte di terzi.

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Dall'analisi del Dps si evince inoltre (con un po' di sorpresa) che l'Italia fa meglio anche di Paesi che hanno una tradizione di trasparenza amministrativa decisamente superiore alla nostra. Tipo la Gran Bretagna, che per quanto riguarda i fondi strutturali europei non trova di meglio che ricorrere a documenti in Pdf, ovvero una modalità di pubblicazione che rende assai arduo estrarre i dati e riutilizzarli. Lo stesso vale per la Germania.

Trasparenza europea - L'indagine – che ha analizzato 434 piani operativi di tutta Europa ed è in costante aggiornamento - rivela anche quali sono gli approcci alla rendicontazione online scelti dai vari Paesi, dalle Regioni e dalle istituzioni che gestiscono i fondi. La maggior parte (il 61%) ha optato per un mero adempimento burocratico scegliendo di restituire i dati in formato “chiuso”, per esempio in Pdf. Un quinto dei soggetti (il 21%) ha scelto di privilegiare la leggibilità da parte dei cittadini mettendo a punto, come in Ungheria, strumenti di visualizzazione anche molto elaborati. Infine, una parte minoritaria (18%) ha preferito investire sulla qualità dei dati (a cominciare dall'aggiornamento costante) e la possibilità di riuso. L'Italia, tecnicamente, appartiene al secondo e al terzo gruppo. Un portale come OpenCoesione, lanciato il luglio scorso, infatti, offre i dati sui fondi strutturali in formato aperto ma al tempo stesso fornisce mappe interattive che rendono più agevole la lettura da parte dei cittadini. E proprio il portale - che è citato anche negli Appunti di viaggio pubblicati dal governo a celebrazione del primo anno di vita dell'esecutivo - ha fatto fare al nostro Paese un salto notevole. “Solo sei mesi fa – spiega Reggi – prima del lancio del sito la situazione non era così rosea. C'erano casi di eccellenza ma soprattutto zone d'ombra e un massiccio ricorso ai Pdf”. Insomma, come dimostrano anche i recenti esempi, a livello comunale, di Roma e Milano che hanno da poco lanciato i loro portali di dati aperti, la marcia dell'Italia verso una maggiore trasparenza è cominciata. Ora si tratta di vedere quale impatto avranno queste scelte: ovvero se cittadini, giornalisti e programmatori faranno buon uso delle informazioni messe a disposizione dalle amministrazioni. Perché l'apertura dei database è il primo passo, ma per rendere l'Italia meno opaca c'è bisogno del contributo di tutti.

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