Dalla Camera avvertono: "La legge cambierà in aula", ma il governo ricorda che l'Italia ha ancora davanti "mesi difficili". Ma sulle casse dello Stato pesa anche la decisione della Consulta sul tfr degli statali
La retroattività dei tagli alle detrazioni fiscali, prevista dalla legge di stabilità, fa scoppiare le proteste, sia tra le categorie e le associazioni, sia tra i partiti della maggioranza, tanto che il presidente della commissione Finanze della Camera, Gianfranco Conte, annuncia che il Parlamento cambierà la norma. Ma dal governo non ci sono segnali di apertura bensì un richiamo al realismo: l'Italia ha ancora davanti a se "mesi difficili", ha detto il premier Mario Monti. E il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, da Tokyo dove partecipa alle riunioni del Fmi, ha spiegato che la riduzione degli sconti avrà impatto reale, di cassa, solo nel 2013.
Penalizzati i reditti più bassi - Man mano che emergono i dettaglia del provvedimento si sta scoprendo che dietro l'abbassamento di un punto delle prime due aliquote Irpef, si cela una serie di tagli alle detrazioni fiscali. Questo va a penalizzare le famiglie con figli, quelle monoreddito e i redditi più bassi (i cosiddetti 'incampienti'). In più un comma della legge di stabilità dice che il taglio degli sconti è retroattivo, nel senso che varrà per il 2012.
Reazioni di categorie e sindacati - Questo ha scatenato la reazione delle categorie (Confcommercio, Confesercenti, Confindustria), delle Associazioni, come le Acli, ed anche dei partiti della maggioranza. Il presidente della commissione Finanze della Camera, Gianfranco Conte (Pdl), ricorda che la retroattività viola lo Statuto del contribuente, e annuncia che la norma verrà modificata alla Camera. Anche l'Udc, con il capogruppo in commissione Bilancio, Amedeo Ciccanti, sostiene che la legge "uscirà dalla Camera assai diversa da come entra". Il più battagliero è il Pd che con diversi propri esponenti (il capogruppo Dario Franceschini, Sergio D'Antoni, Francesco Boccia) esplicita la propria intenzione di modificare la legge di stabilità, non solo sulla parte fiscale ma anche su scuola e sanità. Tra i Democrats il più duro è Stafano Fassina, da sempre critico dell'Agenda Monti: per il responsabile economico del Pd la legge è "profondamente regressivo sul piano sociale e economico" e richiede "significative modifiche".
Il governo difende il provvedimento - Il ministro Vittorio Grilli ha difeso l'intervento: Il taglio delle detrazioni, ha ricordato, vale 1 miliardo rispetto ai 6,5 derivanti dal taglio di un punto dell'Irpef sulle aliquote più basse: "ci sono 5,5 miliardi che entrano nelle tasche degli italiani". E se ieri Grilli aveva aperto alle modifiche, oggi ricorda che se si vogliono abbassare le tasse, bisogna allora tagliare la spesa pubblica. "Non si può smettere - dice - di essere rigorosi sul taglio della spesa se si vuole essere più dolci sul fronte delle tasse". Doccia fredda anche dal premier Monti il quale ha ammonito che l'Italia ha ancora davanti a se "mesi difficili" anche se "non ha bisogno di richiedere" l'intervento della Bce per acquistare i suoi titoli di Stato. Ha piuttosto bisogno ancora di disciplina di bilancio e riforme quali prerequisiti per la crescita.
Bocciata la trattenuta sul tfr degli statali - Intanto però arriva un'altra tegola sui conti dello stato. La Corte Costituzionale ha bocciato la manovra correttiva del 2010 nella parte che disciplinava la trattenuta del tfr per i dipendenti pubblici e che prevedeva che 2,5 punti fossero a carico dei dipendenti. Quota che ora dovrà essere restituita dal Tesoro e che potrebbe costare alle casse pubbliche fino a 3,8 miliardi di euro. "Una vera e propria bomba sui conti Inps-Inpdap" ha detto il segretario della Cgil Susanna Camusso.
Penalizzati i reditti più bassi - Man mano che emergono i dettaglia del provvedimento si sta scoprendo che dietro l'abbassamento di un punto delle prime due aliquote Irpef, si cela una serie di tagli alle detrazioni fiscali. Questo va a penalizzare le famiglie con figli, quelle monoreddito e i redditi più bassi (i cosiddetti 'incampienti'). In più un comma della legge di stabilità dice che il taglio degli sconti è retroattivo, nel senso che varrà per il 2012.
Reazioni di categorie e sindacati - Questo ha scatenato la reazione delle categorie (Confcommercio, Confesercenti, Confindustria), delle Associazioni, come le Acli, ed anche dei partiti della maggioranza. Il presidente della commissione Finanze della Camera, Gianfranco Conte (Pdl), ricorda che la retroattività viola lo Statuto del contribuente, e annuncia che la norma verrà modificata alla Camera. Anche l'Udc, con il capogruppo in commissione Bilancio, Amedeo Ciccanti, sostiene che la legge "uscirà dalla Camera assai diversa da come entra". Il più battagliero è il Pd che con diversi propri esponenti (il capogruppo Dario Franceschini, Sergio D'Antoni, Francesco Boccia) esplicita la propria intenzione di modificare la legge di stabilità, non solo sulla parte fiscale ma anche su scuola e sanità. Tra i Democrats il più duro è Stafano Fassina, da sempre critico dell'Agenda Monti: per il responsabile economico del Pd la legge è "profondamente regressivo sul piano sociale e economico" e richiede "significative modifiche".
Il governo difende il provvedimento - Il ministro Vittorio Grilli ha difeso l'intervento: Il taglio delle detrazioni, ha ricordato, vale 1 miliardo rispetto ai 6,5 derivanti dal taglio di un punto dell'Irpef sulle aliquote più basse: "ci sono 5,5 miliardi che entrano nelle tasche degli italiani". E se ieri Grilli aveva aperto alle modifiche, oggi ricorda che se si vogliono abbassare le tasse, bisogna allora tagliare la spesa pubblica. "Non si può smettere - dice - di essere rigorosi sul taglio della spesa se si vuole essere più dolci sul fronte delle tasse". Doccia fredda anche dal premier Monti il quale ha ammonito che l'Italia ha ancora davanti a se "mesi difficili" anche se "non ha bisogno di richiedere" l'intervento della Bce per acquistare i suoi titoli di Stato. Ha piuttosto bisogno ancora di disciplina di bilancio e riforme quali prerequisiti per la crescita.
Bocciata la trattenuta sul tfr degli statali - Intanto però arriva un'altra tegola sui conti dello stato. La Corte Costituzionale ha bocciato la manovra correttiva del 2010 nella parte che disciplinava la trattenuta del tfr per i dipendenti pubblici e che prevedeva che 2,5 punti fossero a carico dei dipendenti. Quota che ora dovrà essere restituita dal Tesoro e che potrebbe costare alle casse pubbliche fino a 3,8 miliardi di euro. "Una vera e propria bomba sui conti Inps-Inpdap" ha detto il segretario della Cgil Susanna Camusso.