L’ad a Parigi per il Salone dell’auto: “Dall’estero non ho ricevuto alcuna proposta, ma non ho rinunciato: continuerò a cercare un partner. Senza Chrysler avremmo sofferto le pene dell’inferno. Monti e Draghi? Mario diventerà il nome di un santo”
"Non cerchiamo aiuto né dall'Italia né dall'Europa" per gestire la crisi. Lo ha detto l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, parlando al Salone dell'Auto di Parigi. “La fusione tra Fiat e Chrysler era "un atto dovuto" ed è "da completare", ma "senza Detroit avremmo sofferto le pene dell'inferno in Europa". E sul futuro di Mirafiore, spiega di non aver ancora messo il miliardo, stiamo valutando la situazione dei modelli. Voglio essere libero di decidere il portafoglio prodotti".
Nessuna offerta dall'estero - L’ad del Lingotto risponde anche a una domanda se ci sia qualche costruttore estero interessato a produrre negli stabilimenti in Italia: "Zero, non ho ricevuto alcuna proposta e Mazda non sembra interessata a produrre in Italia”.
"Non ho rinunciato – assicura – continuerò a cercare un partner finché sarò in Fiat". Parlando invece di Confindustria, il manager italo-canadese ha affermato che "non son cambiati né atteggiamento né le prospettive che consentirebbero un nostro rientro in Confindustria. Sono contento di come sto adesso. Non mi manca Confindustria. Ho invece un rapporto ottimo con l'Unione Industriale con cui abbiamo un forte legame anche per ragioni storiche".
Fabbrica Italia non ritirata a causa della Fiom - "Durante l'incontro con il Governo di sabato abbiamo confermato l'impegno per l'Italia. E' stata una discussione utile - ha spiegato – Fabbrica Italia era morta strutturalmente un anno fa" (quando Fiat rispose alla Consob con un comunicato, ndr). "Da allora non ne abbiamo mai più parlato". Ma assicura: non abbiamo ritirato il piano sulla scia delle proteste della Fiom.
Per Marchionne però bisogna cambiare il fisco per favorire l'export. E su Monti e Draghi, premier e governatore della Bce, assicura profetico: "Mario diventerà nome santo".
Decidere tempistiche degli investimeni - Sui contenuti dell'incontro con il capo del governo, Marchionne ha spiegato che "non abbiamo chiesto fondi e interventi abbiamo semplicemente spiegato che la situazione europea è da gestire e che non può essere ignorata o curata con un cerotto. Non possiamo illuderci che investendo risolviamo molti problemi", perché, ha aggiunto, "senza sapere come si recuperano gli investimenti fatti, andremo semplicemente a daneggiare il totale della Fiat non solo lo stabilimenteo che riceve finanziamenti".
Ora, ha scandito Marchionne rispondendo alle domande dei cronisti, "dobbiamo stabilire la tempistica, i momenti idonei per gli investimenti. Dobbiamo fare questa scelta come imprenditori che è il nostro ruolo che non intendiamo delegare ad altri. Non intendiamo essere messi in un angolo da alcune forze che cercano di costringere la Fiat a sbagliare. Non lo faremo. Negli scorsi nove anni abbiamo fatto i nostri sbagli, non lo metto in dubbio, ma non abbiamo fatto niente per mettere a rischio il futuro dell'azienda e non intendo cominciare a farlo adesso. Per il bene nostro e del Paese - ha concluso - nel medio lungo termine credo che sia importante riconoscere alla Fiat la libertà come imprenditore".
Nessuna offerta dall'estero - L’ad del Lingotto risponde anche a una domanda se ci sia qualche costruttore estero interessato a produrre negli stabilimenti in Italia: "Zero, non ho ricevuto alcuna proposta e Mazda non sembra interessata a produrre in Italia”.
"Non ho rinunciato – assicura – continuerò a cercare un partner finché sarò in Fiat". Parlando invece di Confindustria, il manager italo-canadese ha affermato che "non son cambiati né atteggiamento né le prospettive che consentirebbero un nostro rientro in Confindustria. Sono contento di come sto adesso. Non mi manca Confindustria. Ho invece un rapporto ottimo con l'Unione Industriale con cui abbiamo un forte legame anche per ragioni storiche".
Fabbrica Italia non ritirata a causa della Fiom - "Durante l'incontro con il Governo di sabato abbiamo confermato l'impegno per l'Italia. E' stata una discussione utile - ha spiegato – Fabbrica Italia era morta strutturalmente un anno fa" (quando Fiat rispose alla Consob con un comunicato, ndr). "Da allora non ne abbiamo mai più parlato". Ma assicura: non abbiamo ritirato il piano sulla scia delle proteste della Fiom.
Per Marchionne però bisogna cambiare il fisco per favorire l'export. E su Monti e Draghi, premier e governatore della Bce, assicura profetico: "Mario diventerà nome santo".
Decidere tempistiche degli investimeni - Sui contenuti dell'incontro con il capo del governo, Marchionne ha spiegato che "non abbiamo chiesto fondi e interventi abbiamo semplicemente spiegato che la situazione europea è da gestire e che non può essere ignorata o curata con un cerotto. Non possiamo illuderci che investendo risolviamo molti problemi", perché, ha aggiunto, "senza sapere come si recuperano gli investimenti fatti, andremo semplicemente a daneggiare il totale della Fiat non solo lo stabilimenteo che riceve finanziamenti".
Ora, ha scandito Marchionne rispondendo alle domande dei cronisti, "dobbiamo stabilire la tempistica, i momenti idonei per gli investimenti. Dobbiamo fare questa scelta come imprenditori che è il nostro ruolo che non intendiamo delegare ad altri. Non intendiamo essere messi in un angolo da alcune forze che cercano di costringere la Fiat a sbagliare. Non lo faremo. Negli scorsi nove anni abbiamo fatto i nostri sbagli, non lo metto in dubbio, ma non abbiamo fatto niente per mettere a rischio il futuro dell'azienda e non intendo cominciare a farlo adesso. Per il bene nostro e del Paese - ha concluso - nel medio lungo termine credo che sia importante riconoscere alla Fiat la libertà come imprenditore".