Fieg: in tre anni i lettori sul web sono aumentati del 50%

Economia
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La vendita dei giornali è in calo ma la gente non rinuncia a informarsi: gli utenti dei siti delle testate sono passati da 4 a 6 milioni. E' quanto emerge dal rapporto “La stampa in Italia 2009-2011”

Le vendite sono in calo, ma non la lettura. Sempre più italiani scelgono la versione internet dei quotidiani. In tre anni il numero degli utenti di siti web di testate in un giorno medio è passato da 4 a 6 milioni, con un incremento del 50 per cento. Lo rivela il rapporto Fieg “La stampa in Italia 2009-2011”, basato su rilevazioni Audiweb. Stando allo studio, la vendita dei giornali è in calo ma la gente non rinuncia a informarsi: per risparmiare, preferisce non acquistare le notizie ma leggerle online.

"Internet si è rivelato una risorsa che ha contribuito ad allargare il pubblico dei lettori", spiega la Federazione editori. Le rilevazioni Audiweb, sottolinea il rapporto, sono confortate anche da quelle dell'Istat. Nel report su “Cittadini e nuove tecnologie” dello scorso dicembre, l’istituto di ricerca ha rilevato che tra le persone di 6 anni e più che hanno utilizzato internet nel 2011, il 51 per cento lo ha fatto per leggere o scaricare giornali e riviste. Nel 2010 erano il 44 per cento. La lettura di giornali online è un'abitudine superata soltanto dalle comunicazioni di posta elettronica (80,7%) e dall'e-commerce (68,2%). Sono in forte crescita pure i ricavi dall'attività online (+32% nel 2011), anche se in valori assoluti l'incidenza sul fatturato è ancora limitata (1,4%). In costante aumento anche la raccolta pubblicitaria delle testate web (+14,6%, con una quota di mercato salita dal 6 al 7,1%).

A parte il web, sono poche le note positive dello studio della Fieg. Il colore rosso regna nei conti 2011 dell'editoria italiana e i primi segnali del 2012 non sembrano incoraggianti. "Nonostante l'azione di contenimento dei costi – si legge nel rapporto – gli elementi di criticità si sono riaffacciati con crescente intensità". Dopo il crollo del 2009 e l'andamento non particolarmente negativo del 2010, l'anno scorso i ricavi dei quotidiani sono tornati a scendere del 2,2 per cento, soprattutto per il calo della pubblicità (-5,7%). Il mercato pubblicitario, infatti, "resta fortemente squilibrato in favore del mezzo televisivo e la situazione dovrebbe aggravarsi nell'anno in corso, in quanto le previsioni indicano un ulteriore calo degli investimenti pubblicitari e a farne le spese saranno ancora una volta i mezzi stampati".
Per i cartacei tengono, grazie agli aumenti dei prezzi, i ricavi da vendite, che sono però calate del 2,6 per cento. Non sono calati, invece, i lettori: si attestano a quota 24,2 milioni per i quotidiani (+1,8%) e 32,5 milioni per i periodici (+0,2%). La loro crescita non é però omogenea nel Paese, con il Sud ancora fortemente indietro: ai livelli di vendite delle regioni del Nord (92 copie per mille abitanti) e del Centro (84 copie), corrispondono livelli particolarmente depressi nel Mezzogiorno (49 copie).
Altro capitolo dolente è quello dell'occupazione: nel 2011 i giornalisti sono diminuiti del 6,1 per cento, i poligrafici del 3,7.

"C'é la necessità di una rivoluzione industriale – ha commentato il presidente della Fieg, Giulio Anselmi –. La domanda di informazione cresce, si tratta di intercettarla e questa è la nostra sfida. La rivoluzione della multimedialità è inevitabile e non può essere condotta con superficialità". E sulla crisi dei giornali stampati ha aggiunto: "L'editoria cartacea attraversa una fase di crisi ma non è un malato terminale”.

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