Di Paola: "In 10 anni tagli alla Difesa del 30%"

Economia
Il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola
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Il ministro alle commissioni congiunte di Camera e Senato: "Dai 183mila militari e 30mila civili occorre scendere progressivamente verso 150mila militari e 20mila civili, con una riduzione di 43mila unità". Annullato l'acquisto di 41 aerei F-35

Via 33 mila militari e diecimila civili in dieci anni, no a 40 dei 131 contestati supercaccia F-35, taglio anche al 30% delle strutture (caserme, siti ed altro) in cinque anni. E' la "cura dimagrante" che cambierà volto alla Difesa, illustrata oggi, mercoledì 15, in Senato dal ministro Giampaolo Di Paola. Si tratta, ha sottolineato, di una "revisione epocale, senza precedenti e per attuarla occorre un'ampia condivisione ed una particolare attenzione nei confronti del personale che ne verrà affetto".

La proposta di "ristrutturazione dello strumento militare", come l'ha chiamata il ministro, aveva avuto nei giorni scorsi il via libera dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dal Consiglio dei ministri. Alla fine del percorso, ha sottolineato, "avremo uno strumento di dimensioni più contenute, ma più sinergico ed efficiente nell'operativita' e pienamente integrato nel contesto Ue e Nato".

Le forze armate italiane, ha ricordato Di Paola, sono sovradimensionate rispetto alle risorse disponibili. La legge 331 del 2000 prevede 190mila militari e 30mila civili; oggi i primi sono 183mila e i secondi 30mila, ma "dovremo progressivamente scendere a 150mila militari e 20mila civili, con una riduzione, cioè, di 43mila unità, pari a circa il 20%". Per arrivarci nel giro di dieci anni, bisogna agire tagliando gli ingressi (-30%), ma anche attraverso i deflussi: mobilita' verso le altre amministrazioni, aspettativa per riduzione quadri, part time. "E' - ha osservato - un percorso doloroso, ma inevitabile". La forbice toccherà in misura maggiore generali ed ammiragli (-30%). Con gli uomini saranno tagliate anche le strutture: il ministro ha parlato di una riduzione del 30% nell'arco di cinque anni. Ci saranno dunque meno basi militari, caserme, blindati, elicotteri, sommergibili.

La scure, infine, non risparmierà il programma più caro e discusso: Jsf, che vale 15 miliardi di euro fino al 2026, di cui 2,5 già spesi. I nuovi caccia dovranno sostituire Tornado, Amx e Av-8B che progressivamente saranno "pensionati". Di Paola ha definito l'F-35 "il miglior velivolo aerotattico oggi in via di sviluppo", ma "le risorse disponibili suggeriscono di ridimensionare" l'obiettivo dei 131 caccia, attestandosi su 90, con una conseguente riduzione di spesa stimabile in circa un terzo degli oneri del programma: si parla quindi di ben 5 miliardi di euro.

Il ridimensionamento annunciato non basta però a tanti esponenti politici che si oppongono a Jsf. Per il senatore Stefano Pedica (Idv), il programma "va abbandonato del tutto", mentre Alfio Nocotra (Prc) segnala che "gli F35 sono incompatibili con il bilancio dello Stato ma anche con la nostra Costituzione. Sono strumenti di aggressione il cui programma non va solo ridotto di numero ma va cancellato per intero". Anche secondo Enrico Gasbarra (Pd), i 40 F-35 in meno "sono un passo insufficiente". E Umberto Veronesi, che aveva chiesto al Governo di destinare alla costruzione di 3mila asili nido i fondi previsti per i caccia, parla di "inizio di un processo quello annunciato oggi, ma non basta". Un gruppo di associazioni pacifiste ha programmato per il 25 febbraio una mobilitazione nazionale per chiedere al Governo l'uscita dal programma.

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