Diritto all'oblio e multe, la Ue ridisegna la privacy online

Economia
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La nuova normativa sui dati personali proposta dal Commissario Viviane Reding introduce nuove garanzie per la privacy degli utenti e spaventa i colossi del web. E intanto Google vara una sua “riforma”...

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di Raffaele Mastrolonardo

Diritto ad essere dimenticati online, una normativa unica per tutti i Paesi membri e multe salate per i trasgressori. Sono questi gli aspetti rilevanti della proposta di revisione della legislazione comunitaria sulla protezione dei dati personali presentata il 25 gennaio da Viviane Reding, Commissaria UE per la Giustizia. Attesa da qualche mese, la riforma punta a creare un insieme di norme stabile e coerente che permetta, da una parte, la crescita del business virtuale nel Vecchio continente (“i dati personali sono la valuta del mercato digitale”, ha detto la Reding in conferenza stampa) e, dall'altra, di tutelare al meglio la privacy degli utenti sul web.
La proposta, che si articola in una direttiva e un regolamento e prevede punizioni fino a 1 milione di euro o il 2 % del fatturato di un'azienda, passerà ora a vaglio del Parlamento europeo e dei singoli stati.  “La protezione dei dati personali – ha affermato la Commissaria - è un diritto fondamentale di tutti gli europei, eppure non sempre i cittadini sentono di avere il pieno controllo dei propri dati. Le nostre proposte creeranno fiducia nei servizi online visto che saremo tutti più informati sui nostri diritti e avremo un maggiore controllo di tali informazioni”.

Scordatevi di me – Tra le informazioni su cui gli utenti avranno d'ora in poi un maggiore controllo ci sono quelle che riguardano il proprio passato. Il regolamento presentato dalla Commissione sancisce infatti uno specifico “diritto all'oblio” che creerà prevedibilmente più di un mal di pancia ad alcuni colossi della rete. In forza di questo diritto, infatti, gli utenti potranno richiedere “che i propri dati personali siano cancellati e non siano più processati laddove non siano più necessari in relazione alle finalità per cui erano stati raccolti”. Il testo sancisce inoltre l'obbligo da parte del soggetto che ha reso pubblici i dati di informare della richiesta di cancellazione altri soggetti che abbiamo copiato le informazioni o le abbiano linkate. Per assicurare l'applicazione di questo aspetto della legge la Commissione ha previsto multe fino a 500 mila euro in caso di non ottemperanza. La cifra può salire fino all'1 % del fatturato globale quando si tratti aziende di grandi dimensioni e raddoppiare se comminata insieme ad altre sanzioni per infrazioni dei dati personali.

Un passo avanti
- Tra coloro sui quali la norma avrà certamente un impatto ci sono i social network: da oggi in poi spetterà a loro l'onere di provare che la conservazione di una certa informazione è necessaria e non all'utente dimostrare il contrario. Stefano Rodotà, che da tempo sottolinea l'importanza del diritto ad essere dimenticati, saluta con favore la novità introdotta. “L'affermazione dell'oblio come diritto della persona è un elemento importante per quella che la nostra Costituzione definisce libera costruzione della personalità: essere prigionieri di informazioni del passato, magari secondarie può essere un ostacolo alla libertà”. Ma i problemi, aggiunge il giurista, non mancano. “In primo luogo bisogna garantire che questo diritto non diventi uno strumento di censura, anche se mi sembra che la proposta sia molto attenta in questo senso. In secondo luogo c'è la difficoltà dell'applicazione pratica: una volta che un'informazione entra in rete diventa difficile seguire il suo percorso”.

La “riforma” di Google – Sarà interessante ora vedere la reazione dei grandi colossi del web, i più colpiti dai cambiamenti introdotti nella normativa comunitaria. Nei giorni scorsi Facebook, per bocca del suo amministratore delegato aveva mandato un sottile messaggio alla Commissione: più che della privacy sarebbe meglio occuparsi dell'economia aveva detto Sheryl Sandberg. Quanto a Google, alle parole ha preferito i fatti. Poche ore prima che la Reding annunciasse ufficialmente i cambiamenti, il motore di ricerca ha varato la riforma delle sue politiche in materia. A partire dal primo marzo combinerà le informazioni provenienti da tutti i servizi della sua galassia a cui l'utente è iscritto (prima le informazioni erano tenute separate). Questo aiuterà a migliorare le ricerche e, per esempio, permetterà alla società di Larry Page di osservare gli appuntamenti sulla nostra agenda (Google Calendar), di valutare la nostra posizione (per esempio se abbiamo uno smartphone Android), incrociare questi dati con le condizioni del traffico in zona per avvertirci via email (Gmail) che siamo in ritardo per un appuntamento. L'annuncio non ha mancato di suscitare le perplessità di alcuni osservatori. “Terrorizzante”, l'ha definito James Steyer dell'associazione Common Sense Media. Vivian Reding, per ora, non si è ancora pronunciata.

Lo spot della Commissione per promuovere la protezione dei dati:


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