Bankitalia: salari dei giovani fermi a quelli di decenni fa

Economia
Il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco
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Il Governatore Ignazio Visco chiede il superamento del dualismo del mercato del lavoro che impedisce, a chi vi si affaccia oggi, di beneficiare della crescita del reddito degli anni scorsi. E aggiunge: "Un'attenzione particolare va rivolta al Mezzogiorno"

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"Per un riequilibrio strutturale e duraturo" dei conti pubblici "è necessario che il paese torni a crescere". Lo afferma il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, nel suo intervento al XXX Congresso dell’Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia.
Per Visco, "l'acuita tensione sui mercati finanziari negli ultimi mesi ha reso precario l'equilibrio" del debito pubblico italiano, assicurato in precedenza da bassi tassi di interesse e interventi per riequilibrare le finanze.
Le principali aree di intervento, per il governatore di Bankitalia, "sono note da tempo: più concorrenza, in particolare nei settori dei servizi protetti; un più ampio accesso al capitale di rischio, soprattutto per le imprese innovative; una regolamentazione del mercato del lavoro e un sistema di protezione sociale che, agendo congiuntamente, favoriscano la  riallocazione delle risorse umane verso gli impieghi più produttivi; una giustizia civile più efficiente. Vi è però un ulteriore punto, almeno importante quanto i precedenti: l'aumento della dotazione di capitale umano del nostro paese".

Salari fermi a decenni fa - "I salari di ingresso nel mercato del lavoro sono oggi in termini reali su livelli pari a quelli di alcuni decenni fa", ha poi spiegato il Governatore. I giovani "che si affacciano oggi sul mercato del lavoro sembrano esclusi dai benefici della crescita del reddito occorsa negli ultimi decenni".  "Il superamento del dualismo del mercato del lavoro", ha proseguito Visco, "può essere raggiunto attraverso una riforma organica della regolamentazione e della protezione sociale". Il Governatore guarda, in particolare, agli "assetti della  contrattazione più decentrati e flessibili" che "possono consentire che remunerazione e organizzazione del lavoro siano meglio calibrati  sulle concrete condizioni produttive". E, sostiene ancora Visco, "un'attenzione particolare va rivolta al Mezzogiorno, dove le lacun  strutturali sono più gravi".

Deficit istruzione - Investire in conoscenza, esorta poi Visco, "è una delle variabili chiave", visti anche i ritardi italiani rispetto ai principali apesi avanzati.  Alla metà del decennio scorso l'investimento in conoscenza in Italia era pari al 2,4% del Pil, contro una media Ocse del 4,9%. I docenti sono vecchi. Nel 2009 appena il 9% degli insegnanti nella scuola secondaria superiore aveva meno di 40 anni contro il 25% in Germania, il 34% in Francia l'oltre 40% di Regno Unito e Stati Uniti. All'università i docenti più giovani erano il 16% contro il 30% in Francia, il 39% nel Regno Unito e il 47% in Germania.
Secondo i dati Ocse, nel 2009, il 54% degli italiani di età compresa tra i 25 e i 64 anni aveva conseguito un diploma di scuola secondaria superiore, contro il 73% della media Ocse. I laureati erano meno del 15%, la metà rispetto alla media Ocse. Un'indagine sulle competenze funzionali e alfabetiche condotta nel 2003 mostra come l'80% degli italiani di età compresa tra i 16 e i 65 anni non sia in grado "di compiere ragionamenti lineari e fare inferenze di media complessità estraendo e combinando le informazioni fornite in testi poco più che elementari. Sono, in pratica", dice Visco, "analfabeti funzionali".
Senza "meccanismi efficaci di integrazione" per gli studenti figli di cittadini stranieri in Italia "la dotazione di capitale umano del nostro paese", già su bassi livelli, "rischia di essere ulteriormente penalizzata" visto che questi saranno una parte sempre maggiore della popolazione studentesca. "Già alla fine della scuola primaria circa un terzo di loro, contro il 2% degli italiani, è in ritardo rispetto al corso di studi", ha concluso Visco.

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