Crisi, Obama si mette a lavoro. Su LinkedIn
EconomiaTasso di disoccupazione alle stelle e debito ancora fuori controllo sono tra i principali ostacoli per la rielezione del presidente Usa. Che dopo aver presentato il Jobs Act, ora incontra i cittadini sul noto social network professionale
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L'ALBUM FOTOGRAFICO DI BARACK OBAMA
di Nicola Bruno
Prima il rischio default che rimane ancora fuori controllo, poi il declassamento da AAA ad AA+ e per finire il fantasma di un tasso di disoccupazione (al 9,1 per cento su scala nazionale) che non accenna a diminuire.
Negli Stati Uniti nessuno ha dubbi che la vera buccia di banana su cui rischia di scivolare la seconda candidatura presidenziale di Barack Obama non è né il battagliero Tea Party, né la nutrita schiera di contendenti Repubblicani, ma l’argomento che sta più a cuore ai normali cittadini: l’economia e, soprattutto, la creazione di nuovi posti di lavoro.
Da quando Barack Obama si è insediato alla Casa Bianca, il livello medio di entrate per le famiglie si è ridotto drasticamente mentre il tasso di povertà è salito in tutto il paese. Ma il dato più allarmante per l’amministrazione Obama è quello della disoccupazione, cresciuta in maniera costante negli ultimi anni fino ad arrivare ad una media del 9,1 per cento su scala nazionale (e toccando anche punte del 12,1 per cento in California).
Come si può vedere in questa animazione realizzata sui dati forniti dal Ministero del Lavoro statunitense, è proprio negli ultimi tre anni che si è registrato l’aumento maggiore.
Di fronte alla cruda realtà dei dati anche gli spin-doctor del presidente Usa hanno pochi argomenti da opporre. Come spiega il New York Times, tra gli stessi deputati democratici a farla da padrone è la frustrazione e il pessimismo. Si aggiunga a ciò che in diversi sondaggi Barack Obama sta toccando i livelli più bassi di popolarità da quando è arrivato a Washington, e si fa presto a capire perché la situazione sia considerata grave nello stesso entourage presidenziale. I suoi consiglieri sanno bene che difficilmente il tasso del 9,1 per cento potrà scendere in maniera sostanziale di qui all’anno prossimo, quando si tornerà alle urne.
Quanto potrà migliorare la situazione l’ultimo “Jobs Act” presentato dal presidente resta tutto da vedere. Al di là della bontà delle soluzioni (tra cui molti incentivi fiscali per aziende e lavoratori), il principale scoglio è rappresentato dalla maggioranza repubblicana che controlla la Camera e che, come in occasione dell’accordo sul debito dello scorso agosto, già annuncia di voler dare filo da torcere a Barack Obama. Che, dal canto suo, continua a sfidare i “burocrati” di Washington con appelli a stare dalla parte dei tanti lavoratori che non hanno più uno stipendio e con la proposta di misure fiscali maggiori per i miliardari.
Tra le strategie messe a punto dallo staff di Obama, come al solito un occhio di riguardo c’è anche per i social media. E così, dopo aver portato i Town Hall su Twitter, Facebook e YouTube, ora ha scelto LinkedIn, il social network professionale con 100 milioni di iscritti (di cui circa la metà solo negli Usa), per tornare a confrontarsi con gli utenti online. L’incontro è previsto per lunedì 26 settembre e il tema (“Putting America Back to Work 2011") non poteva che essere dedicato al lavoro.
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Negli Stati Uniti nessuno ha dubbi che la vera buccia di banana su cui rischia di scivolare la seconda candidatura presidenziale di Barack Obama non è né il battagliero Tea Party, né la nutrita schiera di contendenti Repubblicani, ma l’argomento che sta più a cuore ai normali cittadini: l’economia e, soprattutto, la creazione di nuovi posti di lavoro.
Da quando Barack Obama si è insediato alla Casa Bianca, il livello medio di entrate per le famiglie si è ridotto drasticamente mentre il tasso di povertà è salito in tutto il paese. Ma il dato più allarmante per l’amministrazione Obama è quello della disoccupazione, cresciuta in maniera costante negli ultimi anni fino ad arrivare ad una media del 9,1 per cento su scala nazionale (e toccando anche punte del 12,1 per cento in California).
Come si può vedere in questa animazione realizzata sui dati forniti dal Ministero del Lavoro statunitense, è proprio negli ultimi tre anni che si è registrato l’aumento maggiore.
Di fronte alla cruda realtà dei dati anche gli spin-doctor del presidente Usa hanno pochi argomenti da opporre. Come spiega il New York Times, tra gli stessi deputati democratici a farla da padrone è la frustrazione e il pessimismo. Si aggiunga a ciò che in diversi sondaggi Barack Obama sta toccando i livelli più bassi di popolarità da quando è arrivato a Washington, e si fa presto a capire perché la situazione sia considerata grave nello stesso entourage presidenziale. I suoi consiglieri sanno bene che difficilmente il tasso del 9,1 per cento potrà scendere in maniera sostanziale di qui all’anno prossimo, quando si tornerà alle urne.
Quanto potrà migliorare la situazione l’ultimo “Jobs Act” presentato dal presidente resta tutto da vedere. Al di là della bontà delle soluzioni (tra cui molti incentivi fiscali per aziende e lavoratori), il principale scoglio è rappresentato dalla maggioranza repubblicana che controlla la Camera e che, come in occasione dell’accordo sul debito dello scorso agosto, già annuncia di voler dare filo da torcere a Barack Obama. Che, dal canto suo, continua a sfidare i “burocrati” di Washington con appelli a stare dalla parte dei tanti lavoratori che non hanno più uno stipendio e con la proposta di misure fiscali maggiori per i miliardari.
Tra le strategie messe a punto dallo staff di Obama, come al solito un occhio di riguardo c’è anche per i social media. E così, dopo aver portato i Town Hall su Twitter, Facebook e YouTube, ora ha scelto LinkedIn, il social network professionale con 100 milioni di iscritti (di cui circa la metà solo negli Usa), per tornare a confrontarsi con gli utenti online. L’incontro è previsto per lunedì 26 settembre e il tema (“Putting America Back to Work 2011") non poteva che essere dedicato al lavoro.