Dopo Ubs, un'altra grande istituzione finanziaria svizzera finisce nel mirino delle autorità americane per il recupero dei capitali sommersi. La banca: "Pronti a continuare a collaborare"
Gli Stati Uniti hanno aperto un'inchiesta contro la banca svizzera Credit Suisse con l'obiettivo di rafforzare la lotta del governo americano all'evasione fiscale e all'occultamento di fondi all'estero.
Lo ha comunicato lo stesso istituto di credito di Zurigo, che afferma di esserne stato informato giovedì 14 luglio dal Dipartimento della giustizia Usa e che si tratta di un'inchiesta nei confronti dell'insieme del sistema bancario.
Dopo Ubs, un'altra grande istituzione finanziaria svizzera finisce così nel mirino delle autorità statunitensi.
"Credit Suisse intende continuare a cooperare con le autorità americane per risolvere la questione", si legge in una nota del gruppo, che "ha già iniziato a rispondere alle richieste di informazioni, comprese le citazioni in giudizio".
Il governo svizzero è da tempo in trattative con le autorità Usa per risolvere il problema di asset non tassati detenuti da cittadini statunitensi in conti bancari svizzeri.
Nell'indagine, quattro banchieri che hanno lavorato a Credit Suisse sono accusati di aver convinto i clienti negli Stati Uniti ad evadere le tasse attraverso conti bancari segreti.
Nell'ottobre del 2008, la banca, riporta Bloomberg, aveva "migliaia" di conti, per un valore di circa 3 miliardi di dollari non dichiarati al Fisco Usa.
La stessa Ubs, la principale banca svizzera per asset detenuti, è stata accusata nel febbraio 2009 di aver aiutato i cittadini statunitensi ad evadere le tasse: l'istituto ha evitato il processo pagando 780 milioni di dollari, ammettendo di aver promosso l'evasione fiscale e dando al Fisco i dettagli di oltre 4.500 conti.
Lo ha comunicato lo stesso istituto di credito di Zurigo, che afferma di esserne stato informato giovedì 14 luglio dal Dipartimento della giustizia Usa e che si tratta di un'inchiesta nei confronti dell'insieme del sistema bancario.
Dopo Ubs, un'altra grande istituzione finanziaria svizzera finisce così nel mirino delle autorità statunitensi.
"Credit Suisse intende continuare a cooperare con le autorità americane per risolvere la questione", si legge in una nota del gruppo, che "ha già iniziato a rispondere alle richieste di informazioni, comprese le citazioni in giudizio".
Il governo svizzero è da tempo in trattative con le autorità Usa per risolvere il problema di asset non tassati detenuti da cittadini statunitensi in conti bancari svizzeri.
Nell'indagine, quattro banchieri che hanno lavorato a Credit Suisse sono accusati di aver convinto i clienti negli Stati Uniti ad evadere le tasse attraverso conti bancari segreti.
Nell'ottobre del 2008, la banca, riporta Bloomberg, aveva "migliaia" di conti, per un valore di circa 3 miliardi di dollari non dichiarati al Fisco Usa.
La stessa Ubs, la principale banca svizzera per asset detenuti, è stata accusata nel febbraio 2009 di aver aiutato i cittadini statunitensi ad evadere le tasse: l'istituto ha evitato il processo pagando 780 milioni di dollari, ammettendo di aver promosso l'evasione fiscale e dando al Fisco i dettagli di oltre 4.500 conti.