Un gruppo di dipendenti e investitori cerca di vendere una quota delle proprie azioni, ma fatica a trovare acquirenti. La valutazione del social network è cresciuta in modo esponenziale negli ultimi mesi. Forse troppo, secondo alcuni analisti
di David Saltuari
Facebook rischia di diventare la prossima bolla speculativa? E' la domanda che si pone il mercato americano, dopo che l'agenzia Reuters ha rivelato che un gruppo di dipendenti e investitori della prima ora starebbe cercando di disimpegnarsi dalla società, faticando però a trovare acquirenti per la propria quota di azioni. Secondo l'agenzia di stampa i venditori avrebbero messo sul mercato una quota di Facebook dal valore di un miliardo di dollari, un prezzo che porterebbe la valutazione complessiva del social network a 70 miliardi di dollari. Si tratterebbe di un secondo tentativo, dopo che una precedente valutazione di Facebook a 90 miliardi di dollari, non aveva trovato acquirenti.
Ad alzare il valore di Facebook nell'ultimo anno è stato l'interesse delle società di venture capital, attratte dalla possibilità di entrare nella proprietà prima dello sbarco a Wall Street. Goldman Sachs e la russa Digital Sky Tecnologies da sole avevano deciso di investire ben 500 milioni di dollari nel social network (portando il valore della società a 50 miliardi di dollari). Una crescita che però, sospetta Reuters, sarebbe andata al di là del reale valore di Facebook, spingendo dipendenti e azionisti della prima ora a cercare di vendere le proprie quote. Senza riuscire, però, a trovare acquirenti.
Interpellato dall'agenzia di stampa, Tim Draper, della società di investimento Fisher Jurvetson, sostiene di aver recentemente rinunciato a un investimento in Facebook, avendolo giudicato "poco attraente". Un'altra fonte interpellata dall'agenzia di stampa avrebbe dichiarato di non voler "possedere nulla che non si possa anche vendere". Il problema, secondo Stephen Todd Walker, managing director della Oppenheimer & Co, è che chi entra ora nella società non avrà mai lo stesso ritorno di chi ha investito nei primi anni, rendendo così un investimento in Facebook poco remunerativo. Soprattutto ora che a livello globale, inizia a soffrire della concorrenza di altri social network, come il cinese Renren. Nel riportare la notizia il San Francisco Gate ricorda che quest'anno il margine operativo di Facebook (l'utile al netto di tasse e interessi finanziari) dovrebbe aggirarsi intorno ai due miliardi di dollari. Un buon risultato, ma molto meno di quanto faceva Google al suo sesto anni di attività.
Facebook è stato fondato a Harvard nel 2004 da Mark Zuckerberg, diventando negli ultimi anni il primo social network al mondo con oltre 500 milioni di utenti. Il problema della società è ora riuscire a capitalizzare quanto raggiunto. Oltre all'advertising online, in questi giorni sta lanciando Facebook Deals, un'applicazione mirata a entrare nel mercato dello shopping online, ora dominato da Groupon. Entro breve inoltre dovrebbe venire lanciato un nuovo sistema di pubblicazione delle inserzioni che dovrebbe sfruttare, in modo virale, la rete di contatti degli iscritti. Ma secondo alcuni analisti tutto questo potrebbe non essere sufficiente a portare Facebook al pari di Google.
Facebook rischia di diventare la prossima bolla speculativa? E' la domanda che si pone il mercato americano, dopo che l'agenzia Reuters ha rivelato che un gruppo di dipendenti e investitori della prima ora starebbe cercando di disimpegnarsi dalla società, faticando però a trovare acquirenti per la propria quota di azioni. Secondo l'agenzia di stampa i venditori avrebbero messo sul mercato una quota di Facebook dal valore di un miliardo di dollari, un prezzo che porterebbe la valutazione complessiva del social network a 70 miliardi di dollari. Si tratterebbe di un secondo tentativo, dopo che una precedente valutazione di Facebook a 90 miliardi di dollari, non aveva trovato acquirenti.
Ad alzare il valore di Facebook nell'ultimo anno è stato l'interesse delle società di venture capital, attratte dalla possibilità di entrare nella proprietà prima dello sbarco a Wall Street. Goldman Sachs e la russa Digital Sky Tecnologies da sole avevano deciso di investire ben 500 milioni di dollari nel social network (portando il valore della società a 50 miliardi di dollari). Una crescita che però, sospetta Reuters, sarebbe andata al di là del reale valore di Facebook, spingendo dipendenti e azionisti della prima ora a cercare di vendere le proprie quote. Senza riuscire, però, a trovare acquirenti.
Interpellato dall'agenzia di stampa, Tim Draper, della società di investimento Fisher Jurvetson, sostiene di aver recentemente rinunciato a un investimento in Facebook, avendolo giudicato "poco attraente". Un'altra fonte interpellata dall'agenzia di stampa avrebbe dichiarato di non voler "possedere nulla che non si possa anche vendere". Il problema, secondo Stephen Todd Walker, managing director della Oppenheimer & Co, è che chi entra ora nella società non avrà mai lo stesso ritorno di chi ha investito nei primi anni, rendendo così un investimento in Facebook poco remunerativo. Soprattutto ora che a livello globale, inizia a soffrire della concorrenza di altri social network, come il cinese Renren. Nel riportare la notizia il San Francisco Gate ricorda che quest'anno il margine operativo di Facebook (l'utile al netto di tasse e interessi finanziari) dovrebbe aggirarsi intorno ai due miliardi di dollari. Un buon risultato, ma molto meno di quanto faceva Google al suo sesto anni di attività.
Facebook è stato fondato a Harvard nel 2004 da Mark Zuckerberg, diventando negli ultimi anni il primo social network al mondo con oltre 500 milioni di utenti. Il problema della società è ora riuscire a capitalizzare quanto raggiunto. Oltre all'advertising online, in questi giorni sta lanciando Facebook Deals, un'applicazione mirata a entrare nel mercato dello shopping online, ora dominato da Groupon. Entro breve inoltre dovrebbe venire lanciato un nuovo sistema di pubblicazione delle inserzioni che dovrebbe sfruttare, in modo virale, la rete di contatti degli iscritti. Ma secondo alcuni analisti tutto questo potrebbe non essere sufficiente a portare Facebook al pari di Google.