Intervista del Corriere al banchiere dimessosi dalla presidenza delle Generali: "Non ho voluto scrivere una delle più brutte pagine della storia dell'establishment italiano". Ciampi sul Sole 24 ore: "Uno straordinario operatore". RASSEGNA STAMPA
"Non è ancora stato scritto il capitolo finale". Il giorno dopo l'annuncio delle sue dimissioni dalla presidenza di Generali, Cesare Geronzi, in un colloquio con il direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli non getta la spugna.
E spiega la sua decisione: "Non potevo accettare che scendessero a livelli così beceri. Non ho voluto scrivere una delle più brutte pagine della storia dell'establishment italiano".
Si tratta comunque, precisa, del "destino dei presidenti che, come me, hanno cercato di capire le cose", ricordando il precedente dell'assemblea che nel 2001 portò alla sostituzione di Alfonso Desiata con Gianfranco Gutty.
Ipotizzando che la compagnia in realtà sia eterodiretta, Geronzi conclude osservando come il fronte di quanti hanno spinto per le sue dimissioni sia formato da una "gioventù anziana".
Ciampi: "Uno stranordinario operatore" - E su un altro giornale milanese, Il sole 24 ore, il presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ricorda Geronzi ai tempi di Banca d'Italia, all'inizio degli anni Sessanta:"Si dimostrò uno straordinario operatore, con grande intuito, capacità di lavoro e spiccata intelligenza", rivelandosi "abilissimo in una funzione di grande importanza: calirare le operazioni e arrivare senza eccessivi squilibri all'appuntamento quotidiano co il fixing lira-dollaro".
In un'epoca in cui l'attenzione sui cambi dell'allora governatore Guido Carli "era costante, Geronzi - aggiunge Ciampi - si formò a quella scuola, sull'esempio del grande rigore di Carli, di cui conquistò ben presto la fiducia".
Ciampi conclude ricordando la segnalazione fornita a Geronzi nel 1982, al suo ingrersso in Cassa di Risparmio di Roma, come direttore generale: "Da allora le nostre strade hanno seguito percorsi diversi, ma ancora oggi ho vivo nella mente il ricordo di quella lontana esperienza vissuta insieme in Via Nazionale. Tempi difficili, e al tempo stesso di grande intensità e partecipazione".
E spiega la sua decisione: "Non potevo accettare che scendessero a livelli così beceri. Non ho voluto scrivere una delle più brutte pagine della storia dell'establishment italiano".
Si tratta comunque, precisa, del "destino dei presidenti che, come me, hanno cercato di capire le cose", ricordando il precedente dell'assemblea che nel 2001 portò alla sostituzione di Alfonso Desiata con Gianfranco Gutty.
Ipotizzando che la compagnia in realtà sia eterodiretta, Geronzi conclude osservando come il fronte di quanti hanno spinto per le sue dimissioni sia formato da una "gioventù anziana".
Ciampi: "Uno stranordinario operatore" - E su un altro giornale milanese, Il sole 24 ore, il presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ricorda Geronzi ai tempi di Banca d'Italia, all'inizio degli anni Sessanta:"Si dimostrò uno straordinario operatore, con grande intuito, capacità di lavoro e spiccata intelligenza", rivelandosi "abilissimo in una funzione di grande importanza: calirare le operazioni e arrivare senza eccessivi squilibri all'appuntamento quotidiano co il fixing lira-dollaro".
In un'epoca in cui l'attenzione sui cambi dell'allora governatore Guido Carli "era costante, Geronzi - aggiunge Ciampi - si formò a quella scuola, sull'esempio del grande rigore di Carli, di cui conquistò ben presto la fiducia".
Ciampi conclude ricordando la segnalazione fornita a Geronzi nel 1982, al suo ingrersso in Cassa di Risparmio di Roma, come direttore generale: "Da allora le nostre strade hanno seguito percorsi diversi, ma ancora oggi ho vivo nella mente il ricordo di quella lontana esperienza vissuta insieme in Via Nazionale. Tempi difficili, e al tempo stesso di grande intensità e partecipazione".