Oltre ai migliaia di morti, nelle prossime settimane Tokyo dovrà fare i conti con le conseguenze legate alla produttività. Toyota, Nissan e Honda annunciano la sospensione delle produzioni, Sony chiude diversi impianti. E torna l'allarme debito pubblico
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Il mega-sisma che ha messo in ginocchio il Giappone, rischia ora di dare un duro colpo alla debole ripresa economica che si era intravista nel primo trimestre e di appesantire ulteriormente un debito pubblico che è già il più alto al mondo e vola al 200% del Pil.
Ci vorranno settimane, secondo gli esperti per quantificare i costi del disastro.
Intanto, questo inizio di 2011, che sembrava ben avviato, subirà un contraccolpo negativo.
Il 2010 si era chiuso male, con il Pil del quarto trimestre che ha subito una contrazione dell'1,3% annuale, per il ritiro degli incentivi sulle auto, per l'aumento della tassa sul tabacco e a causa del super yen che ha frenato l'export.
Tuttavia, prima del terremoto, gli esperti prevedevano una ripresa nel primo trimestre di quest'anno, trainata dal buon andamento economico globale.
"Il ciclo economico però resta fragile - commenta Richard Jerram, analista di Macquarie - e non è in grado di sopportare un disastro della portata di quello che ha investito il Giappone".
Stop nella produzione di auto - Tre colossi dell'auto, come Toyota, Nissan e Honda hanno già annunciato la totale sospensione della loro produzione in Giappone, a partire da lunedì 14 marzo. Anche il gigante dei media Sony ha già chiuso diversi impianti.
I consumi di elettricità subiranno una forte contrazione e la politica nucleare del paese, che assicura il 30% del fabbisogno energetico, rischia di essere messa in discussione dopo l'esplosione della centrale di Fukushima.
La zona direttamente interessata dal sisma è densamente industrializzata e 11 dei 50 reattori nucleari del Giappone hanno chiuso dopo il terremoto. "Il Pil nipponico nel primo trimestre sarà notevolmente depresso" dice Wolfang Leim, analista di Commerzbank, che però aggiunge: "Subito dopo avremo una ripresa della crescita economica trainata dalla ricostruzione". "Il governo - dice ancora Leim - appoggerà i lavori della ricostruzione attraverso la politica di bilancio".
A questo proposito va detto che i liberaldemocratici, il principale partito di opposizione ha già garantito al premier Kan il loro sostegno alla Camera.
Allarme debito - Il maggiore problema però resta il debito pubblico, che è già intorno al 200%. Proprio l'alto livello del debito ha spinto di recente l'agenzia Standard and Poor's a un taglio del rating sovrano, mentre Moody's il mese scorso ha messo il rating nipponico in outlook negativo. Già prima del sisma il governo faticava a trovare i soldi necessari per finanziare l'esercizio di quest'anno, che inzia l'1 aprile e per il quale è stata messa in bilancio l'astronomica cifra di 1.100 miliardi di dollari.
Tutti i video sull'emergenza tsunami:
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Il mega-sisma che ha messo in ginocchio il Giappone, rischia ora di dare un duro colpo alla debole ripresa economica che si era intravista nel primo trimestre e di appesantire ulteriormente un debito pubblico che è già il più alto al mondo e vola al 200% del Pil.
Ci vorranno settimane, secondo gli esperti per quantificare i costi del disastro.
Intanto, questo inizio di 2011, che sembrava ben avviato, subirà un contraccolpo negativo.
Il 2010 si era chiuso male, con il Pil del quarto trimestre che ha subito una contrazione dell'1,3% annuale, per il ritiro degli incentivi sulle auto, per l'aumento della tassa sul tabacco e a causa del super yen che ha frenato l'export.
Tuttavia, prima del terremoto, gli esperti prevedevano una ripresa nel primo trimestre di quest'anno, trainata dal buon andamento economico globale.
"Il ciclo economico però resta fragile - commenta Richard Jerram, analista di Macquarie - e non è in grado di sopportare un disastro della portata di quello che ha investito il Giappone".
Stop nella produzione di auto - Tre colossi dell'auto, come Toyota, Nissan e Honda hanno già annunciato la totale sospensione della loro produzione in Giappone, a partire da lunedì 14 marzo. Anche il gigante dei media Sony ha già chiuso diversi impianti.
I consumi di elettricità subiranno una forte contrazione e la politica nucleare del paese, che assicura il 30% del fabbisogno energetico, rischia di essere messa in discussione dopo l'esplosione della centrale di Fukushima.
La zona direttamente interessata dal sisma è densamente industrializzata e 11 dei 50 reattori nucleari del Giappone hanno chiuso dopo il terremoto. "Il Pil nipponico nel primo trimestre sarà notevolmente depresso" dice Wolfang Leim, analista di Commerzbank, che però aggiunge: "Subito dopo avremo una ripresa della crescita economica trainata dalla ricostruzione". "Il governo - dice ancora Leim - appoggerà i lavori della ricostruzione attraverso la politica di bilancio".
A questo proposito va detto che i liberaldemocratici, il principale partito di opposizione ha già garantito al premier Kan il loro sostegno alla Camera.
Allarme debito - Il maggiore problema però resta il debito pubblico, che è già intorno al 200%. Proprio l'alto livello del debito ha spinto di recente l'agenzia Standard and Poor's a un taglio del rating sovrano, mentre Moody's il mese scorso ha messo il rating nipponico in outlook negativo. Già prima del sisma il governo faticava a trovare i soldi necessari per finanziare l'esercizio di quest'anno, che inzia l'1 aprile e per il quale è stata messa in bilancio l'astronomica cifra di 1.100 miliardi di dollari.
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