Dopo avere ipotizzato una firma tecnica sull'intesa siglata con Fiat, il sindacato guidato dalla Camusso si schiera dalla parte dei metalmeccanici di Landini: "Bisogna garantire ai lavoratori il diritto di essere rappresentati"
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Nessuna spaccatura tra Cgil e Fiom. Al termine di una segreteria fiume, durata oltre sei ore, confederazione e sindacato dei metalmeccanici ricuciono gli strappi nati intorno all'accordo sullo stabilimento Fiat di Mirafiori e decidono di concentrarsi sul problema fondamentale nato dalla mancata firma dell'intesa: l'esclusione della Fiom dalla rappresentanza degli operai dell'impianto in caso di vittoria del sì al referendum.
L'ipotesi di una firma tecnica, suggerita dalla segretaria della Cgil, Susanna Camusso, pur di assicurare la presenza della Fiom a Torino, ma respinta a priori dal segretario dei metalmeccanici Maurizio Landini, sembra quindi definitivamente archiviata. Anche perché, ha ribadito ancora una volta Landini senza alcuna esitazione, "quell'accordo non si firma".
L'attenzione si sposta dunque sul dopo-referendum. Il problema fondamentale da affrontare è come "garantire la libertà dei lavoratori di avere un sindacato e di eleggere i propri rappresentanti", ha spiegato Camusso.
Il timore è infatti che se, come molti danno per scontato, al voto del 13 e 14 vincerà il sì, la Cgil, già esclusa da Pomigliano, esca definitivamente anche da Mirafiori.
"La discussione continuerà dopo il referendum per trovare le iniziative giuste per rimanere al fianco dei lavoratori", ha proseguito la leader della Cgil.
Di questo si discuterà la prossima settimana a Chianciano all'assemblea delle Camere del Lavoro e ancora la rappresentanza sarà al centro del direttivo della Cgil che si riunirà sabato 15.
Tra le sigle non si è arrivati quindi a nessun muro contro muro. Entrambe le parti sono infatti compatte nel giudicare l'intesa negativamente, tanto che la confederazione sarà al fianco della categoria nello sciopero del 28 gennaio, con la Camusso in piazza a Bologna il 27 (in Emilia Romagna la data viene anticipata per una festività locale).
La Cgil invita quindi esplicitamente i lavoratori di Mirafiori a votare no, ed anche la Fiom ammette di non poter chiedere a nessuno "di fare l'eroe" non andando a votare, pur giudicando ancora il referendum illegittimo definendo il voto "sotto ricatto".
A sostegno dell'accordo si schierano però il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, e il vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei, che respingono la lettura di Landini. "Non si parli di ricatti perché sono le condizioni della competizione globale che impongono alcune regole". "Oggi per investire in Italia alcune condizioni sono inevitabili. - gli ha fatto eco Bombassei - Non è ricatto quello che ha chiesto Marchionne, ma solo tenere testa alla concorrenza globale".
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Il timore è infatti che se, come molti danno per scontato, al voto del 13 e 14 vincerà il sì, la Cgil, già esclusa da Pomigliano, esca definitivamente anche da Mirafiori.
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Tra le sigle non si è arrivati quindi a nessun muro contro muro. Entrambe le parti sono infatti compatte nel giudicare l'intesa negativamente, tanto che la confederazione sarà al fianco della categoria nello sciopero del 28 gennaio, con la Camusso in piazza a Bologna il 27 (in Emilia Romagna la data viene anticipata per una festività locale).
La Cgil invita quindi esplicitamente i lavoratori di Mirafiori a votare no, ed anche la Fiom ammette di non poter chiedere a nessuno "di fare l'eroe" non andando a votare, pur giudicando ancora il referendum illegittimo definendo il voto "sotto ricatto".
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