Referendum a Mirafiori: si voterà il 13 e il 14 gennaio

Economia
0100622 POMIGLIANO (NAPOLI) -LAB- Clima di attesa a Pomigliano per il referendum sindacale ANSA/CESARE ABBATE/

Fissate le date per la consultazione sui nuovi contratti. Intanto Bonanni (Cisl) chiede alla Camusso di piegare gli operai della Fiom. E Veltroni: "La parola chiave deve essere 'cambiare'"

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Il referendum sui nuovi contratti di lavoro per gli addetti degli stabilimenti Fiat di Mirafiori si terrà il 13 e il 14 gennaio. Lo ha detto il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo. "Le urne verranno aperte alle 22 del 13 e si chiuderanno alle 17 del 14 gennaio", ha detto Di Maulo. I lavoratori devono dare l'assenso ai nuovi contratti di lavoro che entreranno in vigore negli stabilimenti di Mirafiori e nella nuova joint-venture, Fiat-Chrysler, che produrrà suv con il marchio americano e Alfa Romeo.

I primi a votare sull'accordo raggiunto il 23 dicembre (non firmato dalla Fiom) saranno i lavoratori del turno di notte di giovedì 13 (che comincia alle 22 e si chiude alle 6.00 di venerdì). Poi voteranno i lavoratori del primo (dalle 6.00 alle 14.00) e del secondo (dalle 14.00 alle 22.00) di venerdì. Con tutta probabilità le urne si chiuderanno comunque prima delle 22.00 di venerdì e i risultati dovrebbero arrivare già in tarda serata. Nello stabilimento di Mirafiori sono occupate circa 5.000 persone e in quella settimana dovrebbero essere tutte al lavoro (non è prevista cassa integrazione).

Landini: "Grave referendum senza assemblee preliminari"
- Il leader della Fiom Maurizio Landini esprime il proprio dissenso sulla data del referendum, fissata al 13 e 14 gennaio che considera "un fatto grave nel rapporto con i lavoratori". Landini ritiene infatti necessario "convocare le assemblee dei lavoratori prima di andare al voto, anche perché - aggiunge - va ricordato che l'accordo è stato fatto quando i lavoratori stessi erano in Cassa integrazione. Gli operai rientreranno in fabbrica il 12 gennaio e credo che sia corretto spiegare loro cosa è stato fatto". Landini si chiede perché "coloro che ritengono che si tratti di un buon accordo non si assumano la responsabilità di spiegare ai lavoratori il perché. Noi lo faremo nelle nostre assemblee".


L'appello di Bonanni alla Camusso - Per il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, tocca al leader della Cgil Susanna Camusso "piegare i ribelli" della Fiom. Così il sindacalista in un'intervista al Corriere della Sera, torna a esortare i lavoratori di Mirafiori a votare per il "sì'" nel referendum sull'accordo con Fiat.

"Mirafiori era avviata al declino. Con questa intesa, invece, - afferma Bonanni - la Fiat produrrà nella fabbrica torinese un nuovo modello di jeep per il mercato europeo, che vale sei volte una monovolume, e poi l'ammiraglia dell'Alfa Romeo". Il numero uno della Cisl torna perciò a puntare il dito sulla Fiom-Cgil, cui attribuisce "un provincialismo preoccupante. Ragionano come negli anni Cinquanta, come se a investire fosse ancora lo Stato con qualche apporto dell'azienda.

E invece qui i soldi provengono da fondi pensione e banche internazionali e sono questi che vanno rassicurati. Noi abbiamo fatto di tutto per farlo". Il sindacalista fa una distinzione fra le posizioni di Cgil e Fiom, invitando pertanto la Camusso a intervenire. Porta a sostegno della tesi un esempio storico interno alla sua confederazione quando si presentarono "problemi analoghi": "Nel 1991 abbiamo deferito ai probi viri e cacciato i metalmeccanici milanesi del gruppo di Giorgio Tiboni". "In Cisl se si prende una decisione, fosse anche a maggioranza, poi le categorie la debbono rispettare", "ci sono tutti i poteri per sanzionare chi invece trasgredisce". Bonanni apprezza infine le parole del presidente della Repubblica che chiede relazioni sindacali costruttive in Fiat: "Sono d'accordo. Ci siamo ispirati a questo principio, guardando ai vantaggi concreti per i lavoratori. La Fiom, invece, mi sembra piu' impegnata in un processo di ricostruzione della sinistra politica".

Ichino: Marchionne è uno dei pochi a investire in Italia - Diverso il tono di Pietro Ichino, senatore del Pd. "Le intese per gli stabilimenti di Pomigliano e Mirafiori - dice in un'intervista a Repubblica - non contrastano con alcuna norma di legge, né tantomeno con la Costituzione. Derogano, per alcuni aspetti molto marginali, rispetto al contratto collettivo nazionale". E alla domanda: "Lei sta con la Fiom o con Marchionne", il senatore risponde: "Non si tratta di stare con Marchionne o con la Fiom ma di chiedersi: in questo Paese drammaticamente chiuso agli investimenti stranieri, vogliamo cacciare anche Marchionne?"

Le condizioni di Veltroni - "La parola chiave del centrosinistra non può essere 'difendere', deve essere 'cambiare"', una "regola" che andrebbe seguita anche oggi nel caso Fiat Mirafiori, che ripropone a distanza di quasi cento anni una sfida simile a quella che affrontarono nel '23 i riformisti della Fiom guidati da Buozzi: "costruire un nuovo modello di relazioni sindacali per renderle capaci di 'regolare' il rapporto e la prestazione di lavoro nella fase di investimenti reclamati dalla competizione globale e dall'innovazione tecnologica".

Lo scrive Walter Veltroni in un lungo intervento pubblicato sulla Stampa
. "I progressisti - spiega - possono essere quelli che, per contrastare la cattiva innovazione, scelgono di opporsi a qualsiasi innovazione, a difesa dell'esistente. Così però rischiano di condannarsi al minoritarismo e di non essere in grado di tutelare le ragioni stesse della loro identita"'.

Per Veltroni le regole della rappresentanza vanno ridefinite non per fare meno, ma per avere "piu' contrattazione, in un contesto sicuro di diritti e di doveri". A suo avviso il contratto nazionale non e' più in grado di "ospitare" il confronto tra le parti, oggi è necessario un "contratto di lavoro costruito piu' a ridosso dell'organizzazione aziendale". "Tutti devono 'cambiare' comportamenti e capacità di rappresentanza", insiste l'ex segretario del Partito democratico, anche le forze sociali, "per le quali diventa urgente una (auto)riforma delle regole della rappresentanza".

Una "disciplina molto semplice e lineare della rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro - spiega - deve consentire ai lavoratori di definire col voto il sindacato o la coalizione sindacale titolare della maggioranza dei consensi, dal livello aziendale fino a quello nazionale, così stabilendo chi è in grado di firmare contratti applicati erga omnes, e quindi impegnativi anche per le minoranze, con annesse clausole di responsabilita' e di tregua sindacale, con riferimento alle materie regolate dal contratto stesso". Altro nodo da affrontare e' quello della partecipazione dei lavoratori nell'impresa, avviando "forme più avanzate di democrazia economica". Tutti temi, anticipa Veltroni, che saranno affrontati alla prossima Assemblea del Lingotto, il 22 gennaio.

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