Fiat, da Facebook a MicroMega: "Noi stiamo con la Fiom"

Economia
Un sostenitore della Fiom durante un corteo
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A pochi giorni dall’accordo su Pomigliano, cresce la protesta contro il “diktat” di Marchionne. Dalla petizione online lanciata da Camilleri, Margherita Hack e Flores D’Arcais ai commenti in Rete: “Troppo comodo prendere per la gola chi ne ha bisogno”

di Daniele Troilo

“Troppo comodo prendere per la gola chi ne ha bisogno!”. E' soltanto uno dei tanti commenti postati in queste ore su Facebook e sulla pagina dell'appello pro-Fiom di MicroMega. A pochi giorni dalla firma dell’accordo tra la Fiat e i sindacati (ad eccezione proprio della Fiom che per il 28 gennaio ha annunciato uno sciopero generale), cominciano a levarsi le critiche contro il Lingotto, accusato di “prepotenza” e “squadrismo”, e aumentano le manifestazioni di sostegno al sindacato rimasto fuori dall'intesa. Non è solo una parte degli operai ad alzare la voce, ma anche un nutrito gruppo di intellettuali e della società civile. E questo avviene a poche ore dal successo in Borsa della nuova Fiat, promossa dagli investitori, e dalle parole dell'ad Sergio Marchionne, che ha dichiarato che il Lingotto "sarà in grado di produrre auto con o senza la Fiom" aggiungendo che "se al referendum di Mirafiori vincerà il no, salterà l'accordo".

“Il diktat di Marchionne, che Cisl e Uil hanno firmato, contiene una clausola inaudita, che nemmeno negli anni dei reparti-confino di Valletta era stata mai immaginata". Comincia così l’appello proposto da MicroMega e firmato dallo scrittore Andrea Camilleri, dalla scienziata Margherita Hack e dallo stesso direttore della rivista Paolo Flores d'Arcais.
"Questo incredibile annientamento di un diritto costituzionale inalienabile  - continua l’appello - non sta provocando l'insurrezione morale che dovrebbe essere ovvia tra tutti i cittadini che si dicono democratici. Eppure si tratta dell'equivalente funzionale, seppure in forma post-moderna e soft (soft?), dello squadrismo contro le sedi sindacali, con cui il fascismo distrusse il diritto dei lavoratori a organizzarsi liberamente". Per questo, "ci sembra che la richiesta di sciopero generale, avanzato dalla Fiom, sia sacrosanto e vada appoggiato in ogni modo. L'inaudito attacco della Fiat ai diritti dei lavoratori è un attacco ai diritti di tutti i cittadini, poiché mette a repentaglio il valore fondamentale delle libertà democratiche". La petizione online ha raccolto più di 10 mila firme in poche ore. Tra i primi firmatari anche Dario Fo, Fiorella Mannoia, Ascanio Celestini, Moni Ovadia, Sergio Staino, Furio Colombo, Piergiorgio Odifreddi e altri intellettuali, artisti ed esponenti della società civile. Ovviamente chiunque può aggiungere la propria, l’obiettivo è arrivare a centomila firme. 

Ma non solo Micromega. A Torino, la città della Fiat, un gruppo di 19 professori universitari, tra i quali Marco Revelli, Gianni Vattimo e Angelo D'Orsi, ha sottoscritto un appello a favore della Fiom denunciando il "carattere esplicitamente ricattatorio" dell'accordo sottoposto dalla Fiat ai sindacati. "Di fronte all'ostentata dimostrazione di prepotenza offerta in questi giorni dalla Fiat - si legge nell'appello - e di fronte ai contenuti dell'accordo da essa imposto per lo stabilimento di Mirafiori, riteniamo di non poter tacere". Secondo i 19 firmatari, "non può essere taciuto il carattere esplicitamente ricattatorio, da vero e proprio 'diktat', che pone i lavoratori, già duramente colpiti dalla crisi e dalla cassa integrazione, con i salari più bassi d'Europa, nella condizione di dover scegliere tra la messa a rischio del proprio posto e la rinuncia a una parte significativa dei propri diritti; tra la sopravvivenza e la difesa di condizioni umane di lavoro; tra il mantenimento del proprio reddito e la conservazione della propria dignità”.

Sul web, soprattutto su Facebook, sono tanti i messaggi che vengono postati in queste ore a sostegno della Fiom e dei lavoratori del gruppo Fiat. Scrive Marco: “E’ veramente una vergogna, quello che i nostri padri hanno conquistato è andato in fumo con il ricatto”. Domenico, un operaio come tanti altri, aggiunge: “Per chi lavora in Fiat come me, toccare la pausa per guadagnare di più mi fa vergognare della mia azienda…”.
“La non competitività del sistema Italia non si risolve cancellando i diritti civili – gli fa eco Carmine sempre su Facebook - di chi lavora e produce. L'arretratezza del sistema Italia nasce dalla mancata evoluzione sociale del Paese”.

Un altro utente, Vincenzo, inquadra così la strategia dell’amministratore delegato della Fiat: “La risposta strategica di Marchionne alla crisi globale è quella di battere la concorrenza del proprio settore mediante la progressiva riduzione fino alla negazione dei diritti dei lavoratori”. Sulla pagina di Facebook della Fiom Lucio ammette laconico: “Magari fosse una questione di firma! La loro è una dichiarazione di guerra alla nostra esistenza. Non se ne può più, che ci facciano fuori tutti e facciamola finita! Ogni giorno ci stringono questa corda che ci hanno messo al collo, ma dove ci vogliono portare? Siamo pronti a vivere?”. Tra accuse e frecciatine, non manca qualche tiratina d’orecchie al Partito democratico, accusato di aver fatto poco, o comunque troppo poco. “E’ ora di chiamare il Pd un partito di centro e basta. E’ ora di ricominciare a votare a sinistra”, avverte Gianpaolo. “Dal Pd ormai non ci si può attendere che spalle voltate”, scrive invece Alessandro. Mentre la Cgil? Per Vincenzo in fondo non è da rottamare, ma solo a una condizione: che Landini (il segretario della Fiom, ndr) prenda il posto della Camusso.

Tutti contro la Fiat? Non proprio tutti. Su Facebook ci sono anche delle fan page dedicate a Sergio Marchionne. Una di queste ha quasi 5 mila iscritti e tra i tanti commenti non mancano quelli di chi si schiera dalla parte dell’amministratore delegato. Come Grazia, che a proposito di Marchionne dice: “Ci fossero uomini del genere anche in politica!”. O come Danilo: “Giù il cappello per l'ad con il maglioncino…”.

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