Rappresentano il 3,5% dell'imprenditoria nazionale e il 7,2% delle imprese artigiane le aziende di immigrati nel nostro Paese. In crescita del 13,8% rispetto a un anno fa, hanno sede soprattutto al Centro-Nord e le donne sono titolari nel 18% dei casi
Non solo vu cumprà, clandestini o bassa manovalanza. E' sempre più numeroso l'esercito di imprenditori stranieri in Italia. Sono 213.300, al 31 maggio scorso, i titolari di azienda con cittadinanza straniera presenti nel nostro Paese, pari al 3,5% dell'imprenditoria nazionale, percentuale che raddoppia e sale al 7,2% restringendo il campo alle sole imprese artigiane, cuore del made in Italy.
E se si considerano anche le altre figure societarie di queste imprese, il numero di persone straniere che ruota intorno all'imprenditoria sale di 177mila unità, a quasi 390.000 persone. Sono i dati dello studio della Cna sul tema 'Immigrati e imprenditoria' contenuto nel Dossier Immigrazione di Caritas Migrantes.
Si tratta quasi esclusivamente di ditte individuali, per il 50,2% artigiane, dove la presenza femminile è tutt'altro che irrilevante: le aziende con titolare donna sono infatti più di 18 su 100 (18,3%), e le straniere mostrano partecipazioni decisamente altre tra i soci (36,1%) e nella media di tutte le figure societarie (21,6%).
Rispetto ai primi cinque mesi del 2009, dice la Cna, i titolari di impresa stranieri sono cresciuti di 25.800 unità: un avanzamento che non conosce crisi. Nei primi cinque mesi del 2010, nonostante il permanere del forte stato di difficoltà per il sistema produttivo, le imprese gestite da immigrati sono cresciute infatti del 13,8%, rispetto allo stesso periodo del 2009, una variazione che migliora di tre decimi di punto quella precedente.
E' il Marocco - indica ancora lo studio Cna - con oltre 35.000 imprenditori (16,6% del totale) a guidare la classifica dei paesi di provenienza, segue la Romania (32.452 titolari d'azienda, 15,2%). La Cina, sorpresa, è solo al terzo posto, con quasi 31.000 imprenditori (14,5%), e l'Albania (22,611 pari al 10,6%) al quarto. Limitatamente a questi paesi (che coprono una fetta del 57% del totale dei titolari d'impresa stranieri in Italia); nell'ultimo anno si rileva una crescita superiore o prossima a quella della media complessiva, ed è la Cina a crescere di più: +21,5%, rispetto a +15,1% Marocco, +15,5% Romania, +12,0% dell'Albania.
E' nell'Italia del Centro-Nord che risiede l'87,7% delle imprese i cui titolari hanno cittadinanza estera (nel Nord Ovest il 36,9%; nel Nord Est il 24,7%, nel Centro il 26,0%), e quasi l'80% di essi è concentrato in sole sei regioni: Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte, Toscana e Lazio.
Fatta eccezione per la Lombardia, che da sola ospita circa il 23% delle imprese di immigrati, nelle altre cinque regioni il peso dell'imprenditoria straniera appare simile e risulta compreso tra i 10 punti percentuali del Veneto e i 12,5 della Toscana. Decisamente residuale nelle restanti 14 regioni italiane il peso delle imprese di immigrati, si va dai 3,2 punti percentuali della Sicilia allo 0,2% di Basilicata, Molise e Valle d'Aosta.
E se si considerano anche le altre figure societarie di queste imprese, il numero di persone straniere che ruota intorno all'imprenditoria sale di 177mila unità, a quasi 390.000 persone. Sono i dati dello studio della Cna sul tema 'Immigrati e imprenditoria' contenuto nel Dossier Immigrazione di Caritas Migrantes.
Si tratta quasi esclusivamente di ditte individuali, per il 50,2% artigiane, dove la presenza femminile è tutt'altro che irrilevante: le aziende con titolare donna sono infatti più di 18 su 100 (18,3%), e le straniere mostrano partecipazioni decisamente altre tra i soci (36,1%) e nella media di tutte le figure societarie (21,6%).
Rispetto ai primi cinque mesi del 2009, dice la Cna, i titolari di impresa stranieri sono cresciuti di 25.800 unità: un avanzamento che non conosce crisi. Nei primi cinque mesi del 2010, nonostante il permanere del forte stato di difficoltà per il sistema produttivo, le imprese gestite da immigrati sono cresciute infatti del 13,8%, rispetto allo stesso periodo del 2009, una variazione che migliora di tre decimi di punto quella precedente.
E' il Marocco - indica ancora lo studio Cna - con oltre 35.000 imprenditori (16,6% del totale) a guidare la classifica dei paesi di provenienza, segue la Romania (32.452 titolari d'azienda, 15,2%). La Cina, sorpresa, è solo al terzo posto, con quasi 31.000 imprenditori (14,5%), e l'Albania (22,611 pari al 10,6%) al quarto. Limitatamente a questi paesi (che coprono una fetta del 57% del totale dei titolari d'impresa stranieri in Italia); nell'ultimo anno si rileva una crescita superiore o prossima a quella della media complessiva, ed è la Cina a crescere di più: +21,5%, rispetto a +15,1% Marocco, +15,5% Romania, +12,0% dell'Albania.
E' nell'Italia del Centro-Nord che risiede l'87,7% delle imprese i cui titolari hanno cittadinanza estera (nel Nord Ovest il 36,9%; nel Nord Est il 24,7%, nel Centro il 26,0%), e quasi l'80% di essi è concentrato in sole sei regioni: Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte, Toscana e Lazio.
Fatta eccezione per la Lombardia, che da sola ospita circa il 23% delle imprese di immigrati, nelle altre cinque regioni il peso dell'imprenditoria straniera appare simile e risulta compreso tra i 10 punti percentuali del Veneto e i 12,5 della Toscana. Decisamente residuale nelle restanti 14 regioni italiane il peso delle imprese di immigrati, si va dai 3,2 punti percentuali della Sicilia allo 0,2% di Basilicata, Molise e Valle d'Aosta.