Marchionne divide l’Italia, non Termini. Che torna in piazza
EconomiaContinuano le polemiche dopo le parole dell’ad della Fiat, convinto che la sua azienda farebbe meglio senza il nostro paese. E se i politici si interrogano e si dividono, in Sicilia invece gli operai tornano a protestare. Uniti contro i licenziamenti
L'ad della Fiat Sergio Marchionne è riuscito ancora una volta a dividere l'Italia. Dopo l'intervista alla trasmissione Che tempo che fa è venuto giù un diluvio di dichiarazioni, tra critiche e applausi. Un po' in ordine sparso perché opinioni divergenti sono espresse all'interno della maggioranza, dell'opposizione, dei sindacati, del governo. L'uscita che la Fiat farebbe meglio senza l'Italia non è piaciuta si sicuro al presidente della Camera e leader di Fli, Gianfranco Fini, che fa notare che se il Lingotto oggi "è un grande colosso lo deve al contribuente italiano".
Pioggia di critiche sul manager anche dall'opposizione. Il leader del Pd Pierluigi Bersani non lascia dubbi. "Sto con chi rischia di perdere il posto di lavoro, perche ci sono in gioco dei diritti". Inoltre, sostiene, "ci vogliono regole universali sul lavoro, altrimenti diventiamo cinesi anche noi" "Se fossi al governo - sostiene - chiamerei la Fiat e i sindacati e cercherei di vederci chiaro". Per il leader Idv Antonio di Pietro quelle di Marchionne sono "parole offensive e vergognose".
La difesa è arrivata invece dalla Confindustria. "Come parti sociali e con il governo abbiamo il dovere di far tornare il Paese competitivo", ha detto il vice presidente Alberto Bombassei secondo il quale "Marchionne non vuole lasciare l'Italia".
Ma intanto l’ad del Lingotto dovrà vedersela anche con la protesta degli operai di Termini Imerese che da oggi è ripresa con un sit-in davanti a Palazzo d'Orleans, sede della Presidenza della Regione siciliana a Palermo. Le tute blu sono arrivate alla Regione a bordo di due pullman e chiedono un incontro con il governatore siciliano per discutere della situazione dello stabilimento Fiat di Termini Imerese che dovrebbe chiudere entro il 2012. Al presidio partecipano anche alcuni lavoratori del consorzio Coinres che si occupa della raccolta dei rifiuti in alcuni comuni del palermitano.
"La Fiat continua a dire che andrà via a fine 2011 e ancora non si profila nessuna soluzione per lo stabilimento di Termini Imerese. Siamo qui per insistere nel trovare un'alternativa alla disoccupazione per 2200 lavoratori dello stabilimento Fiat e dell'indotto", ha detto Roberto Mastrosimone, segretario provinciale di Fiom Cgil. "La Fiat -ha aggiunto- vuole andare via e impedire altri investimenti a Termini Imerese. Questo è inaccettabile il governo regionale dice di avere risorse importanti e non può fare lo spettatore in questa vicenda. Lombardo ha dichiarato di voler destinare 350 milioni da investire nell'area di Termini Imerese per infrastrutture, credito di imposta e innovazione, il denaro c'è che la Regione si muova per proteggere questo stabilimento che nasce con i soldi dei contribuenti siciliani e dare continuità alla produzione automobilistica e dignità alle professionalità che vi lavorano".
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Pioggia di critiche sul manager anche dall'opposizione. Il leader del Pd Pierluigi Bersani non lascia dubbi. "Sto con chi rischia di perdere il posto di lavoro, perche ci sono in gioco dei diritti". Inoltre, sostiene, "ci vogliono regole universali sul lavoro, altrimenti diventiamo cinesi anche noi" "Se fossi al governo - sostiene - chiamerei la Fiat e i sindacati e cercherei di vederci chiaro". Per il leader Idv Antonio di Pietro quelle di Marchionne sono "parole offensive e vergognose".
La difesa è arrivata invece dalla Confindustria. "Come parti sociali e con il governo abbiamo il dovere di far tornare il Paese competitivo", ha detto il vice presidente Alberto Bombassei secondo il quale "Marchionne non vuole lasciare l'Italia".
Ma intanto l’ad del Lingotto dovrà vedersela anche con la protesta degli operai di Termini Imerese che da oggi è ripresa con un sit-in davanti a Palazzo d'Orleans, sede della Presidenza della Regione siciliana a Palermo. Le tute blu sono arrivate alla Regione a bordo di due pullman e chiedono un incontro con il governatore siciliano per discutere della situazione dello stabilimento Fiat di Termini Imerese che dovrebbe chiudere entro il 2012. Al presidio partecipano anche alcuni lavoratori del consorzio Coinres che si occupa della raccolta dei rifiuti in alcuni comuni del palermitano.
"La Fiat continua a dire che andrà via a fine 2011 e ancora non si profila nessuna soluzione per lo stabilimento di Termini Imerese. Siamo qui per insistere nel trovare un'alternativa alla disoccupazione per 2200 lavoratori dello stabilimento Fiat e dell'indotto", ha detto Roberto Mastrosimone, segretario provinciale di Fiom Cgil. "La Fiat -ha aggiunto- vuole andare via e impedire altri investimenti a Termini Imerese. Questo è inaccettabile il governo regionale dice di avere risorse importanti e non può fare lo spettatore in questa vicenda. Lombardo ha dichiarato di voler destinare 350 milioni da investire nell'area di Termini Imerese per infrastrutture, credito di imposta e innovazione, il denaro c'è che la Regione si muova per proteggere questo stabilimento che nasce con i soldi dei contribuenti siciliani e dare continuità alla produzione automobilistica e dignità alle professionalità che vi lavorano".
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