Epifani: "Marchionne? In Germania l'avrebbero già cacciato"

Economia
Il leader della Cgil Guglielmo Epifani
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"Non si è mai vista una vertenza che si fa in televisione o sui giornali" dice il leader della Cgil a proposito dell'intervista rilasciata dall'ad di Fiat a 'Che tempo che fa'. Poi attacca l'esecutivo: "Qualunque altro governo avrebbe aperto un tavolo"

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"Marchionne? In Germania, lo avrebbero già cacciato". Duro attacco del leader della Cgil Guglielmo Epifani dopo le dichiarazioni dell'amministratore delegato della Fiat al programma "Che tempo che fa" di Rai3.
"Cosa sarebbe successo in Germania se un amministratore delegato di un grande gruppo industriale avesse parlato in televisione e non davanti al suo comitato di sorveglianza? In Germania lo avrebbero cacciato", ha detto nel corso del suo intervento ad una iniziativa sindacale organizzata dalla Fiom a Firenze.

"Non so perché Marchionne è andato in tv, a chi parla, se alle sue controparti naturali o ai cittadini - ha aggiunto - e se parla ai cittadini, la vertenza Fiat si risolve più facilmente o più difficilmente? La ricomposizione di un tavolo con la Fiom è più facile o più difficile dopo questa esposizione mediatica? Avete mai visto una vertenza che si fa in televisione o sui giornali senza che ai tavoli preposti succeda qualcosa? E' questa assunzione di responsabilità? Ci si può limitare ad andare in tv? Si possono trattare così le organizzazioni sindacali?".

"Il problema non è l'orario di lavoro - ha detto ancora - la Fiat deve far crescere la qualità di quello che produce: se ha 22.000 lavoratori in cig non può chiudere con utile e se sono in cassa integrazione è perché i suoi modelli non si vendono sul mercato di oggi". 

Epifani accusa inoltre il governo di non avere una politica seria industriale: "Cosa avrebbe fatto qualsiasi governo europeo? Avrebbe aperto un tavolo e discusso delle prospettive future del gruppo". C'è da capire dove va uno dei più grandi gruppi industriali italiani". "C'è una gigantesca questione di politica industriale - ha spiegato - che avrebbe spinto qualsiasi governo europeo a intervenire per sostenere e tenere nei confini nazionali il cuore e il cervello della produzioni. Francia, Germania e Spagna hanno difeso i propri insediamenti produttivi con le unghie e con i denti. E la Francia ha addirittura costretto la Renault a chiudere uno stabilimento in Romania e ad aprirne uno in patria".

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