6 gennaio per le vendite invernali, primo sabato di luglio per quelle estive. E' la proposta di Confcommercio, forte del consenso di quasi l'88% dei commercianti interpellati favorevoli a unificare in tutt'Italia le partenze dei ribassi
Muove quindici milioni di famiglie, fa registrare ai commercianti un giro di affari di 10 miliardi di euro, sette italiani su 10 escono di casa attirati dal suo richiamo spendendo circa 300 euro a testa: è la febbre dei saldi, le tante attese vendite stagionali a prezzi scontati che potrebbero dire presto addio alle attuali partenze scaglionate, per scattare in tutt'Italia nello stesso giorno, o meglio in due date: 6 gennaio per le vendite invernali, primo sabato di luglio per quelle estive.
Commercianti favorevoli - E' la proposta che arriva dalla Confcommercio, forte del consenso di quasi l'88% dei commercianti interpellati favorevoli a unificare in tutt'Italia le partenze dei saldi, compatti nel bandire la corsa in ordine sparso. Il federalismo degli sconti non ha funzionato: crea disorientamento tra i consumatori per le date troppo frastagliate; provoca disparità nella concorrenza tra operatori; è alla base di curiosi esodi da una regione all'altra per intercettare l'occasione più ghiotta, sostengono le due organizzazioni che rappresentano in Confcommercio le imprese del tessile e abbigliamento, Federdistribuzione e Federazione Moda Italia.
E le associazioni dei consumatori sono pronte a un tavolo comune per portare avanti l'iniziativa che dovrebbe, nelle intenzioni, dare un po' di scossa alla calma piatta dell'andamento dei consumi.
"Non sono mai ripartiti" dice Confcommercio che prevede +0,5% per il 2010 e un timido 0,9% l'anno prossimo, "per qualcosa di meglio dobbiamo aspettare il 2012".
Via libera alle vendite promozionali - Se sui saldi le date devono essere uguali per tutti, per una durata massima di 60 giorni, Confcommercio chiede invece massima liberalizzazione sulle vendite promozionali. Via quindi i paletti che vietano le promozioni nello stesso periodo dei saldi e in quello immediatamente precedente. Sì, invece, alle vendite libere, a prezzi concorrenziali su prodotti soggetti a veloce deprezzamento o a invecchiamento tecnologico. Ciò consentirebbe di usufruire di più ampi periodi di offerta, con un effetto di calmierare i prezzi grazie a una maggiore concorrenza, e aumentare le opportunità per i consumatori. A fronte della sempre più diffusa presenza degli outlet e del dilagare degli acquisti on line, divieti e regole troppo stretti sono ormai da considerarsi superati.
Insomma, regole uguali e più libertà di manovra non possono che rispondere meglio ai consumatori finali dice la Confcommercio, chiedendo quanto prima un pronunciamento sulla proposta della Conferenza Stato-Regioni.
Commercianti favorevoli - E' la proposta che arriva dalla Confcommercio, forte del consenso di quasi l'88% dei commercianti interpellati favorevoli a unificare in tutt'Italia le partenze dei saldi, compatti nel bandire la corsa in ordine sparso. Il federalismo degli sconti non ha funzionato: crea disorientamento tra i consumatori per le date troppo frastagliate; provoca disparità nella concorrenza tra operatori; è alla base di curiosi esodi da una regione all'altra per intercettare l'occasione più ghiotta, sostengono le due organizzazioni che rappresentano in Confcommercio le imprese del tessile e abbigliamento, Federdistribuzione e Federazione Moda Italia.
E le associazioni dei consumatori sono pronte a un tavolo comune per portare avanti l'iniziativa che dovrebbe, nelle intenzioni, dare un po' di scossa alla calma piatta dell'andamento dei consumi.
"Non sono mai ripartiti" dice Confcommercio che prevede +0,5% per il 2010 e un timido 0,9% l'anno prossimo, "per qualcosa di meglio dobbiamo aspettare il 2012".
Via libera alle vendite promozionali - Se sui saldi le date devono essere uguali per tutti, per una durata massima di 60 giorni, Confcommercio chiede invece massima liberalizzazione sulle vendite promozionali. Via quindi i paletti che vietano le promozioni nello stesso periodo dei saldi e in quello immediatamente precedente. Sì, invece, alle vendite libere, a prezzi concorrenziali su prodotti soggetti a veloce deprezzamento o a invecchiamento tecnologico. Ciò consentirebbe di usufruire di più ampi periodi di offerta, con un effetto di calmierare i prezzi grazie a una maggiore concorrenza, e aumentare le opportunità per i consumatori. A fronte della sempre più diffusa presenza degli outlet e del dilagare degli acquisti on line, divieti e regole troppo stretti sono ormai da considerarsi superati.
Insomma, regole uguali e più libertà di manovra non possono che rispondere meglio ai consumatori finali dice la Confcommercio, chiedendo quanto prima un pronunciamento sulla proposta della Conferenza Stato-Regioni.