Ior, la banca vaticana tra polemiche e indagini

Economia
Monsignor Paul Msrcinkus, per diversi anni a capo dello Ior
marcinkus

Centotrenta dipendenti, un patrimonio di cinque miliardi e una serie di indagini legate ad alcuni dei più controversi affaire del dopoguerra, dallo scandalo della P2 al crac del banco ambrosiano

Ior è un acronimo per Istituto Opere di Religione ma è più comunemente conosciuto come Banca Vaticana.
Prima del sequestro dei 23 milioni di euro effettuato dalla procura di Roma, è tornato più volte agli onori della cronaca per i scandali, finanziari e non, in cui è stato coinvolto in passato: tra questi, l'"affare Sindona" e il crac del Banco Ambrosiano, recentemente tornato alla ribalta per le controverse frasi dell'ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti sull'assassinio del suo commisario liquidatore, Giorgio Ambrosoli.

130 dipendenti e un patrimonio di 5 miliardi - Lo Ior ha sede nel torrione di Niccolò V, addossato al palazzo di Sisto V, e conta 130 dipendenti, un patrimonio stimato di 5 miliardi di euro, e 44 mila conti correnti riservati solo ai dipendenti vaticani.
Gli interessi medi annui arrivano fino al 12% e, non esistendo tasse all'interno dello Stato vaticano, si tratta di rendimenti netti.
C'è da dire che il conto può essere aperto sia in euro che in valuta straniera, i clienti sono riconosciuti solo attraverso un codice, non si rilasciano ricevute, non esistono libretti di assegni intestati allo Ior e tutti i passaggi di denaro avvengono tramite bonifici.
Non solo, ma una rete di contatti con banche sparse nel mondo rende possibile l'esportazione di denaro in riservatezza, questo perché Città del Vaticano non aderisce alle regole internazionali contro il riciclaggio.

Entro il 31 dicembre di quest'anno, si è però impegnato a far proprie le norme Ue in materia di lotta al riciclaggio. Proprio per questi sostanziosi privilegi e per le varie esenzioni di cui lo Ior gode, è stato profondamente criticato nei decenni scorsi per la sua attività (spesso) orientata alla speculazione sul mercato azionario mondiale e su quello immobiliare.
Lo scandalo più clamoroso resta quello del crac del Banco Ambrosiano, che si apre nel giugno 1982 e che vede coinvolti i vertici dello Ior (il monsignor Paul Marcinkus, presidente dal 1971), Calvi, Sindona e Licio Gelli.

Lo scandalo - Lo Ior era tra il 1946 e il 1971 il maggior azionista del Banco Ambrosiano di cui l'allora ministro del Tesoro Andreatta impose la liquidazione dichiarando che aveva un buco di due miliardi di dollari (di cui oltre 1 mld garantito dallo Ior).
Marcinkus venne indagato nel 1987 per concorso in bancarotta fraudolenta. Non solo, ma grazie alle dichiarazioni di un pentito di Cosa Nostra, emerse che il Banco era coinvolto in una vicenda di riciclaggio di denaro della mafia in connessione con la Loggia P2, di Licio Gelli.
Nel 1987 il giudice istruttore di Milano emise un mandato di cattura contro Marcinkus ma lui godeva di un passaporto diplomatico vaticano. E alla fine la Cassazione non convalidò il provvedimento.
Negli anni, la Banca Vaticana non ammise alcuna responsabilità per il fallimento del Banco Ambrosiano ma fu creata una commissione mista con il compito di approfondire la questione. Alla fine, non venne riconosciuta alcuna responsabilità giuridica, ma morale: e quindi, nel 1984 lo Ior pur ribadendo la propria estraneità, siglò un accordo con le banche creditrici versando 406 milioni di dollari come contributo volontario.

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