Maurizio Landini, segretario generale del sindacato metalmeccanici, in una lunga intervista alla Reuters, preannuncia una vertenza contro l’azienda torinese per cinque licenziamenti “immotivati” e per comportamenti antisindacali
La Fiom ha intenzione di fare causa alla Fiat per i cinque licenziamenti recentemente adottati e per comportamento antisindacale. Lo dice il neo segretario generale della Fiom Maurizio Landini nel corso di una intervista telefonica a Reuters nel corso della quale ha anche detto che gli accordi su Pomigliano, non firmati dalla sua organizzazione, prevedono che la produzione della nuova Panda nello stabilimento campano inizi dalla primavera 2012 (e non dalla fine del 2011 come detto in precedenza).
Secondo Landini "la Fiat intende far passare un'idea autoritaria della gestione della fabbrica e il confronto tra parti non esiste". "Penso che siamo di fronte a una regressione delle relazioni all'interno della Fiat e che una scelta di questa natura porterà naturalmente a inasprire i rapporti. Non siamo disponibili ad accettare violazioni di legge, di Costituzione o deroghe al contratto nazionale" aggiunge il leader dei metalmeccanici della Cgil.
"Abbiamo proclamato uno sciopero venerdì e non ci fermeremo. Per noi non finisce venerdì e se anche di fronte a uno sciopero importante del gruppo, Fiat non cambia idea, valuteremo azioni sindacali. Non abbiamo intenzione di rinunciare a nulla.
In questa direzione la Fiom considera concretamente l'ipotesi giudiziaria: "Abbiamo intenzione di portare la Fiat in tribunale, sia per i licenziamenti che per comportamento antisindacale. i provvedimenti saranno due. Chiederemo il reintegro dei lavoratori".
In questi giorni l'azienda ha proceduto a 5 licenziamenti: uno a Pomigliano, un giovane impiegato a Mirafiori e tre a Melfi.
Secondo Landini si tratta di una "strategia che non porta da nessuna parte. Chiediamo che la Fiat ritiri i licenziamenti ed è questa la condizione per riaprire un confronto negoziale serio. Siamo pronti a discutere problemi e difficoltà perché siamo interessati a portare la produzione dell'auto in Italia".
L'11 giugno scorso la Fiat ha siglato un accordo con 4 organizzazioni sindacali su 5 per trasferire la produzione della nuova Panda a Pomigliano: l'accordo è stato firmato da Fim, Fismic, Ugl e Uilm, unica organizzazione che non ha firmato è stata la Fiom.
L'accordo è poi stato approvato da un referendum dei lavoratori dello stabilimento campano che il 22 e 23 giugno hanno risposto con il 62% di sì e il 38% di no.
"Quanto scritto nell'accordo che non abbiamo firmato prevede l'avvio delle attività produttive nella primavera del 2012. Certo bisognerà anche vedere anche come andrà il mercato", dice oggi Landini.
"Dopo l'estate scade la cassa integrazione e ci sarà bisogno di fare un accordo per fare la cassa integrazione straordinaria per la ristrutturazione che è previsto duri due anni".
Secondo il leader della Cgil, Pomigliano non è "un caso isolato: siamo di fronte a una strategia della Fiat sbagliata, che non porta da nessuna parte. Non vorrei che nascondesse difficoltà alla realizzazione del piano che Fiat ha presentato nei mesi scorsi.Pomigliano è in cassa integrazione. La vera discussione si sta facendo in tutti gli altri stabilimenti, da Melfi al resto".
Un'ultima battuta Landini la riserva al governo ed al ministro del Welfare Maurizio Sacconi: "Ha annunciato che nei prossimi mesi vuole mettere mano allo statuto dei lavoratori. Siamo di fronte a un'offensiva che non avevo mai visto e l'idea che tutto ciò è giustificato dalla crisi non mi convince".
Secondo Landini "la Fiat intende far passare un'idea autoritaria della gestione della fabbrica e il confronto tra parti non esiste". "Penso che siamo di fronte a una regressione delle relazioni all'interno della Fiat e che una scelta di questa natura porterà naturalmente a inasprire i rapporti. Non siamo disponibili ad accettare violazioni di legge, di Costituzione o deroghe al contratto nazionale" aggiunge il leader dei metalmeccanici della Cgil.
"Abbiamo proclamato uno sciopero venerdì e non ci fermeremo. Per noi non finisce venerdì e se anche di fronte a uno sciopero importante del gruppo, Fiat non cambia idea, valuteremo azioni sindacali. Non abbiamo intenzione di rinunciare a nulla.
In questa direzione la Fiom considera concretamente l'ipotesi giudiziaria: "Abbiamo intenzione di portare la Fiat in tribunale, sia per i licenziamenti che per comportamento antisindacale. i provvedimenti saranno due. Chiederemo il reintegro dei lavoratori".
In questi giorni l'azienda ha proceduto a 5 licenziamenti: uno a Pomigliano, un giovane impiegato a Mirafiori e tre a Melfi.
Secondo Landini si tratta di una "strategia che non porta da nessuna parte. Chiediamo che la Fiat ritiri i licenziamenti ed è questa la condizione per riaprire un confronto negoziale serio. Siamo pronti a discutere problemi e difficoltà perché siamo interessati a portare la produzione dell'auto in Italia".
L'11 giugno scorso la Fiat ha siglato un accordo con 4 organizzazioni sindacali su 5 per trasferire la produzione della nuova Panda a Pomigliano: l'accordo è stato firmato da Fim, Fismic, Ugl e Uilm, unica organizzazione che non ha firmato è stata la Fiom.
L'accordo è poi stato approvato da un referendum dei lavoratori dello stabilimento campano che il 22 e 23 giugno hanno risposto con il 62% di sì e il 38% di no.
"Quanto scritto nell'accordo che non abbiamo firmato prevede l'avvio delle attività produttive nella primavera del 2012. Certo bisognerà anche vedere anche come andrà il mercato", dice oggi Landini.
"Dopo l'estate scade la cassa integrazione e ci sarà bisogno di fare un accordo per fare la cassa integrazione straordinaria per la ristrutturazione che è previsto duri due anni".
Secondo il leader della Cgil, Pomigliano non è "un caso isolato: siamo di fronte a una strategia della Fiat sbagliata, che non porta da nessuna parte. Non vorrei che nascondesse difficoltà alla realizzazione del piano che Fiat ha presentato nei mesi scorsi.Pomigliano è in cassa integrazione. La vera discussione si sta facendo in tutti gli altri stabilimenti, da Melfi al resto".
Un'ultima battuta Landini la riserva al governo ed al ministro del Welfare Maurizio Sacconi: "Ha annunciato che nei prossimi mesi vuole mettere mano allo statuto dei lavoratori. Siamo di fronte a un'offensiva che non avevo mai visto e l'idea che tutto ciò è giustificato dalla crisi non mi convince".