La banca centrale di Pechino ha deciso di rispondere alle richieste americane e di aumentare il tasso di cambio della valuta cinese
La Cina renderà "più flessibile" la sua valuta, lo yuan. Lo afferma oggi la Banca Centrale cinese in una nota. La Cina sta subendo forti pressioni, in particolare dagli Usa, per aumentare il valore dello yuan in modo da correggere gli squilibri nel commercio internazionale e favorire la ripresa economica. La decisione di rendere "più flessibile" il tasso di cambio dello yuan, afferma la People's Bank of China in un comunicato diffuso sul suo sito web, è stata presa considerando che "l' economia globale si sta gradualmente riprendendo". "La ripresa e la crescita dell'economia cinese ha acquistato solidità con il rafforzamento della stabilità economica", prosegue il comunicato. Di conseguenza, "è desiderabile procedere ulteriormente con la riforma del tasso di cambio del reminbi (un altro nome dello yuan) e incrementare la flessibilita' del tasso di cambio".
La Banca Centrale cinese precisa che "un'enfasi costante verrà messa nel riflettere l'offerta e la domanda del mercato in riferimento ad un 'paniere' di monete. La fascia di oscillazione rimarrà la stessa che è stata annunciata in precedenza sul mercato interbancario delle valute". Secondo la People's Bank, inoltre, il surplus commerciale cinese si è "notevolmente" ridotto nel 2010, e quindi "non esistono le basi per un aumento su larga scala del tasso di cambio del reminbi". Parole queste che sembrano indicare la volontà di procedere ad un contenuto aumento del tasso di cambio della valuta cinese.
Il segretario al tesoro statunitense, Timothy Geithner, plaude all'intenzione della Cina di rendere più flessibile lo yuan ma chiede che l'intervento non sia solo di facciata. "Accogliamo con favore la decisione della Cina di aumentare la flessibilità del suo tasso di cambio", si legge in una nota. "Una realizzazione vigorosa", aggiunge il comunicato, "darebbe un contributo positivo a una crescita globale forte ed equilibrata. Continueremo il nostro lavoro con la Cina nel G20 e bilateralmente per rafforzare la ripresa".
La Banca Centrale cinese precisa che "un'enfasi costante verrà messa nel riflettere l'offerta e la domanda del mercato in riferimento ad un 'paniere' di monete. La fascia di oscillazione rimarrà la stessa che è stata annunciata in precedenza sul mercato interbancario delle valute". Secondo la People's Bank, inoltre, il surplus commerciale cinese si è "notevolmente" ridotto nel 2010, e quindi "non esistono le basi per un aumento su larga scala del tasso di cambio del reminbi". Parole queste che sembrano indicare la volontà di procedere ad un contenuto aumento del tasso di cambio della valuta cinese.
Il segretario al tesoro statunitense, Timothy Geithner, plaude all'intenzione della Cina di rendere più flessibile lo yuan ma chiede che l'intervento non sia solo di facciata. "Accogliamo con favore la decisione della Cina di aumentare la flessibilità del suo tasso di cambio", si legge in una nota. "Una realizzazione vigorosa", aggiunge il comunicato, "darebbe un contributo positivo a una crescita globale forte ed equilibrata. Continueremo il nostro lavoro con la Cina nel G20 e bilateralmente per rafforzare la ripresa".