In mattinata il premier aveva detto che per la firma avrebbe atteso le valutazioni del Colle (IL VIDEO). Scontro nella maggioranza sul federalismo. Cota sulle province: "Tagliate solo se inutili". Anm: "E' incostituzionale, pronti anche allo sciopero"
La manovra economica del governo.
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"Il testo della manovra economica, già firmato dal presidente del Consiglio, è ora al Quirinale in attesa della valutazione del Capo dello Stato. Lunedì mattina il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, riceverà una delegazione di Intermagistrature e dell'Associazione Nazionale Magistrati". E' quanto si afferma in una nota di Palazzo Chigi.
In mattinata il premier, uscendo da Palazzo Grazioli, aveva però detto ai cronisti a proposito della manovra: "Verrà firmata quando il Colle darà la sua valutazione" (IL VIDEO).
Oggetto di discussione restano ancora i possibili rallentamenti al federalismo fiscale. Dopo l'allarme, lanciato da Roberto Formigoni, scende in campo Roberto Cota nel tentativo di calmare le acque: "Le parole di Berlusconi confermano che il federalismo non corre alcun pericolo: si farà, e nei tempi stabiliti, perché è necessario alla ripresa del Paese. Pur comprendendo le ragioni che spingono un federalista convinto come il presidente Formigoni a temere ritardi nel varo di questa essenziale riforma, sono convinto che il federalismo si farà perché è il Paese che lo chiede e se lo aspetta".
Tuttavia nel Carroccio non tutti si sentono così garantiti dal Cavaliere. Vedi Stefano Stefani, presidente della commissione Affari esteri della Camera, secondo cui l'unica vera garanzia per il federalismo è l'impegno della Lega: "Sono d'accordo con Formigoni, i rischi ci sono per il federalismo fiscale, perché c'è chi che non lo vuole. Ma per fortuna c'è la Lega e quindi si può stare tranquilli".
Mentre il viceministro Roberto Castelli distingue i due piani, quello della manovra e quello del federalismo: "Non capisco cosa c'entri con la manovra economica il federalismo fiscale. E' chiaro che i sacrifici andavano fatti. E' il momento che tutti devono stringere la cinghia. Ora -spiega Castelli- abbiamo fatto la cura per restare vivi. La manovra è una sorta di pronto soccorso, adesso bisogna trovare la terapia e il federalismo è la terapia. Trovatemi uno che mi dica perché costa il federalismo fiscale. Il federalismo, insisto, è la terapia".
Dure critiche alla mancata firma arrivano dal Pd che, per bocca di Filippo Penati accusa il premier di non avere il coraggio di presentare la manovra. "Gli italiani sono preoccupati, vogliono sapere cosa li attende in una fase così difficile e anche drammatica. La verità è che il governo non ha il coraggio di dire cosa vuol fare", ha detto in una nota Filippo Penati, capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani, che ha aggiunto: "Ieri mattina il premier in tv improverava la Marcegaglia invitandola a rileggersi la manovra. La sera si presenta dal presidente senza consegnare il decreto che il governo ha annunciato di aver approvato ormai 48 ore fa. E intanto cose che erano state annunciate scompaiono, come il taglio delle provincie, mentre altre evidentemente vengono tirate fuori dal cappello. Ci chiediamo e chiediamo al presidente del Consiglio se la manovra approvata dal Consiglio dei ministri, e presentata nei dettagli in conferenza stampa, sarà la stessa che sarà sottoposta alla controfirma del presidente della Repubblica".
Pronta alla protesta anche l'Associazione Nazionale Magistrati, che parla di una manovra "iniqua, sperequata e incostituzionale" rispetto alla quale i togati non escludono qualsiasi eventuale iniziativa, sciopero incluso. E' quanto si legge nel documento varato dal 'Parlamentino' dell'associazione magistrati con cui è stato confermato lo stato di agitazione già proclamato contro la finanziaria e l'organizzazione sul territorio di "iniziative di protesta e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sullo stato della giustizia in Italia e sull'opera di costante supplenza svolta da magistrati e dal personale amministrativo".
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In mattinata il premier, uscendo da Palazzo Grazioli, aveva però detto ai cronisti a proposito della manovra: "Verrà firmata quando il Colle darà la sua valutazione" (IL VIDEO).
Oggetto di discussione restano ancora i possibili rallentamenti al federalismo fiscale. Dopo l'allarme, lanciato da Roberto Formigoni, scende in campo Roberto Cota nel tentativo di calmare le acque: "Le parole di Berlusconi confermano che il federalismo non corre alcun pericolo: si farà, e nei tempi stabiliti, perché è necessario alla ripresa del Paese. Pur comprendendo le ragioni che spingono un federalista convinto come il presidente Formigoni a temere ritardi nel varo di questa essenziale riforma, sono convinto che il federalismo si farà perché è il Paese che lo chiede e se lo aspetta".
Tuttavia nel Carroccio non tutti si sentono così garantiti dal Cavaliere. Vedi Stefano Stefani, presidente della commissione Affari esteri della Camera, secondo cui l'unica vera garanzia per il federalismo è l'impegno della Lega: "Sono d'accordo con Formigoni, i rischi ci sono per il federalismo fiscale, perché c'è chi che non lo vuole. Ma per fortuna c'è la Lega e quindi si può stare tranquilli".
Mentre il viceministro Roberto Castelli distingue i due piani, quello della manovra e quello del federalismo: "Non capisco cosa c'entri con la manovra economica il federalismo fiscale. E' chiaro che i sacrifici andavano fatti. E' il momento che tutti devono stringere la cinghia. Ora -spiega Castelli- abbiamo fatto la cura per restare vivi. La manovra è una sorta di pronto soccorso, adesso bisogna trovare la terapia e il federalismo è la terapia. Trovatemi uno che mi dica perché costa il federalismo fiscale. Il federalismo, insisto, è la terapia".
Dure critiche alla mancata firma arrivano dal Pd che, per bocca di Filippo Penati accusa il premier di non avere il coraggio di presentare la manovra. "Gli italiani sono preoccupati, vogliono sapere cosa li attende in una fase così difficile e anche drammatica. La verità è che il governo non ha il coraggio di dire cosa vuol fare", ha detto in una nota Filippo Penati, capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani, che ha aggiunto: "Ieri mattina il premier in tv improverava la Marcegaglia invitandola a rileggersi la manovra. La sera si presenta dal presidente senza consegnare il decreto che il governo ha annunciato di aver approvato ormai 48 ore fa. E intanto cose che erano state annunciate scompaiono, come il taglio delle provincie, mentre altre evidentemente vengono tirate fuori dal cappello. Ci chiediamo e chiediamo al presidente del Consiglio se la manovra approvata dal Consiglio dei ministri, e presentata nei dettagli in conferenza stampa, sarà la stessa che sarà sottoposta alla controfirma del presidente della Repubblica".
Pronta alla protesta anche l'Associazione Nazionale Magistrati, che parla di una manovra "iniqua, sperequata e incostituzionale" rispetto alla quale i togati non escludono qualsiasi eventuale iniziativa, sciopero incluso. E' quanto si legge nel documento varato dal 'Parlamentino' dell'associazione magistrati con cui è stato confermato lo stato di agitazione già proclamato contro la finanziaria e l'organizzazione sul territorio di "iniziative di protesta e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sullo stato della giustizia in Italia e sull'opera di costante supplenza svolta da magistrati e dal personale amministrativo".
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