Lo ha detto il ministro dell’Economia a margine dei lavori del Fondo monetario internazionale a Washington. E ha aggiunto: “Per tanto tempo siamo stati la pecora nera” ma ora siamo messi bene, “al fianco della Germania”
La tabella sul debito pubblico del Fondo monetario internazionale "vede l'Italia messa insieme alla Germania, molto meglio di tanti altri Paesi, Stati Uniti compresi". Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, a margine dei lavori dell'Fmi a Washington, sottolinea la solidità dei conti italiani. "Questa cosa vuol dire", aggiunge, "che i tedeschi di per se' hanno una grande virtù, noi abbiamo dovuto fare di necessità virtà, ma è positivo alla fine trovarci nella parte migliore della classifica. Di solito non era così e questo è oggettivamente un merito del Governo Berlusconi". Ora però bisogna continuare a lavorare. "Questo", rileva Tremonti, "non vuol dire che dobbiamo mollare la presa, riprendere a spendere, ma esattamente l'opposto. Ma almeno", conclude il ministro, "nell'insieme è un buon investimento per tutti".
I numeri del Fondo indicano che per arrivare a un rapporto del 60% tra debito e Pil nel 2030 l'Italia ha bisogno di un aggiustamento strutturale attorno al 4% dell'avanzo primario nei prossimi dieci anni, un dato in linea con quello tedesco e assai distante dal quasi 16% stimato per la Grecia, il circa 13% del Giappone o il 12% degli Usa. Tremonti non nasconde la propria soddisfazione per il risultato. "Per tanto tempo", osserva, "siamo stati la pecora nera". Ora invece, sottolinea, "i dati dimostrano che dobbiamo fare almeno come i tedeschi, magari un po' di più, ma sicuramente le manovre che andranno fatte dagli altri Paesi sono molto più grandi e più pesanti per la gente di quelle che dovremo fare anche noi nei prossimi anni". L'importante è proseguire su questa strada. "Alla fine", rileva Tremonti, "quello che conta sono i numeri e questi ci dicono che le difficoltà non sono finite e che dobbiamo fare di più".
I numeri del Fondo indicano che per arrivare a un rapporto del 60% tra debito e Pil nel 2030 l'Italia ha bisogno di un aggiustamento strutturale attorno al 4% dell'avanzo primario nei prossimi dieci anni, un dato in linea con quello tedesco e assai distante dal quasi 16% stimato per la Grecia, il circa 13% del Giappone o il 12% degli Usa. Tremonti non nasconde la propria soddisfazione per il risultato. "Per tanto tempo", osserva, "siamo stati la pecora nera". Ora invece, sottolinea, "i dati dimostrano che dobbiamo fare almeno come i tedeschi, magari un po' di più, ma sicuramente le manovre che andranno fatte dagli altri Paesi sono molto più grandi e più pesanti per la gente di quelle che dovremo fare anche noi nei prossimi anni". L'importante è proseguire su questa strada. "Alla fine", rileva Tremonti, "quello che conta sono i numeri e questi ci dicono che le difficoltà non sono finite e che dobbiamo fare di più".