Ufficializzata la nomina a presidente del membro della famiglia Agnelli, che succede a Cordero di Montezemolo. Presentato al Lingotto anche il nuovo piano industriale. Ma davanti ai cancelli non sono mancate le proteste dei sindacati
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Cambio al vertice della Fiat che, dopo le dimissioni di Luca Cordero di Montezemolo, torna nelle mani di un membro della famiglia Agnelli. E' John Elkann, infatti, il nuovo presidente, nominato poco dopo le 9.00 del 21 aprile dal Consiglio d'amministrazione. Alla nomina è seguita una vera e propria standing ovation per il 35enne figlio di Margherita Agnelli, che deterrà le tre principali cariche del gruppo: la presidenza della Fiat, della finanziaria Exor e dell’accomandita Giovanni Agnelli.
Ma al Lingotto è stato anche presentato il nuovo piano industriale. L'amministratore delegato Sergio Marchionne ha, in primo luogo, rilevato che "la partnership con la Chrysler è un passo fondamentale per il futuro della Fiat, perché ci permette di raggiungere un'adeguata massa critica, di aumentare i volumi associati alle singole piattaforme, di sfruttare ogni possibile sinergia e di estendere la nostra presenza geografica".
Al riguardo è stato reso noto che la Chrysler ha confermato i propri obiettivi per quest'anno: "Questo risultato operativo positivo nel primo trimestre è una concreta indicazione ai nostri clienti, rivenditori e fornitori che gli obiettivi 2010 che ci siamo posti sono raggiungibili". Marchionne ha quindi espresso la sua piena fiducia "che le vendite di Chrysler continueranno ad aumentare con il lancio di nuovi prodotti nel secondo trimestre".
Ma l'Investor day non s'è svolto soltanto all'insegna delle ovazioni e delle valutazioni positive. Non sono infatti mancate davanti ai cancelli le proteste dei lavoratori, che hanno aderito al presidio organizzato dalla Fiom. Per Gianni Rinaldini, segretario generale dell'organizzazione sindacale, l'uscita di scena di Cordero di Montezelo ha comportato soltanto che "Marchionne avrà sempre più carta bianca su tutto il settore auto. Non è una novità, visto che è all'origine della sua scelta come amministratore delegato". Circa la produzione Rinaldini ha osservato come sia falso ragionare ancora in termini di "600mila vetture all'anno in Italia", dal momento che il "dato fa riferimento all'anno della crisi con gli incentivi". Quindi la riaffermazione della posizione dura circa la chiusura degli stabilimenti: "Per Termini Imerese non accetteremo ipotesi. Per Pomigliano non scriveremo accordi sotto dettatura".
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Fiat, botta e risposta tra Marchionne e i sindacati
Marchionne: "Su Termini Imerese la decisione non è stata presa alla leggera"
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Ma al Lingotto è stato anche presentato il nuovo piano industriale. L'amministratore delegato Sergio Marchionne ha, in primo luogo, rilevato che "la partnership con la Chrysler è un passo fondamentale per il futuro della Fiat, perché ci permette di raggiungere un'adeguata massa critica, di aumentare i volumi associati alle singole piattaforme, di sfruttare ogni possibile sinergia e di estendere la nostra presenza geografica".
Al riguardo è stato reso noto che la Chrysler ha confermato i propri obiettivi per quest'anno: "Questo risultato operativo positivo nel primo trimestre è una concreta indicazione ai nostri clienti, rivenditori e fornitori che gli obiettivi 2010 che ci siamo posti sono raggiungibili". Marchionne ha quindi espresso la sua piena fiducia "che le vendite di Chrysler continueranno ad aumentare con il lancio di nuovi prodotti nel secondo trimestre".
Ma l'Investor day non s'è svolto soltanto all'insegna delle ovazioni e delle valutazioni positive. Non sono infatti mancate davanti ai cancelli le proteste dei lavoratori, che hanno aderito al presidio organizzato dalla Fiom. Per Gianni Rinaldini, segretario generale dell'organizzazione sindacale, l'uscita di scena di Cordero di Montezelo ha comportato soltanto che "Marchionne avrà sempre più carta bianca su tutto il settore auto. Non è una novità, visto che è all'origine della sua scelta come amministratore delegato". Circa la produzione Rinaldini ha osservato come sia falso ragionare ancora in termini di "600mila vetture all'anno in Italia", dal momento che il "dato fa riferimento all'anno della crisi con gli incentivi". Quindi la riaffermazione della posizione dura circa la chiusura degli stabilimenti: "Per Termini Imerese non accetteremo ipotesi. Per Pomigliano non scriveremo accordi sotto dettatura".
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