Se Alitalia sta male, Air France non sta meglio
EconomiaUno scandalo investe la compagnia francese, che detiene il 25 per cento di Alitalia. L'inchiesta del Nouvel Observateur fa luce su un buco di 20 milioni di euro, causato soprattutto dal "gonfiarsi incontrollato dei dipendenti effettivi e dei salari"
di Cristina Bassi
Se Alitalia sopravvive dopo un primo anno tra alti e bassi e i conti vicini alla soglia del pareggio, al colosso “fratello” Air France le cose non vanno certo meglio. Alla resa dei conti di fine anno infatti mancano dalle casse della compagnia aerea d’Oltralpe più di 20 milioni di euro. Un buco che sarebbe stato causato da una cattiva gestione, con “deficit di budget cronici”, “spese inspiegabili” e un “ambiente contabile e finanziario sinistrato”. E pensare che Air France-Klm, che detiene il 25 per cento di Alitalia, doveva essere il “pesce grosso” che avrebbe dovuto mangiarsi il “pesce piccolo”, cioè acquistare definitivamente la nostra compagnia di bandiera. Voci insistenti, che il presidente di Cai, Roberto Colaninno, ha liquidato con un secco: “Tutte balle”.
Quello che ha investito Air France sembra un vero scandalo finanziario. Secondo quanto rivela Le Nouvel Observateur, che pubblica in esclusiva ampi stralci del rapporto di verifica sui conti del Cce di Air France (Comitato centrale d’impresa, organo di collegamento fra rappresentanti sindacali e azienda), il buco deriverebbe soprattutto dal “gonfiarsi incontrollato dei dipendenti effettivi e della massa salariale, e dunque dalla progressione irragionevole dei costi di funzionamento: 22 per cento (da 11,2 a 13,7 milioni di euro) tra il 2006 e il 2008”. Il dossier non fornisce prove di arricchimenti personali, ma di spese troppo alte per trasferte, alberghi, auto, tutto senza giustificativi o con ricevute dubbie.
L’analisi fa le pulci ai bilanci del vettore francese, che è leader mondiale del mercato, anche per quanto riguarda la gestione delle forniture. Si parla di “impossibilità di effettuare il controllo delle fatture” e di “pagamenti ritardati di numerosi fornitori o addirittura rifiuto di pagarli”. Un processo di gestione “talmente degradato che la sua affidabilità può essere messa in discussione”, con il rischio di “sfociare in un rifiuto di certificazione del bilancio per l’esercizio chiuso al 31 dicembre 2009”. Altro punto dolente i costi enormi per i gadget (penne, orologi, trousse) e le spese personali messe in conto all’azienda, affitti e costi domiciliari compresi. La redditività risente del “deficit cronico degli ultimi quattro esercizi, pari a circa 15 milioni dal 2005”, e la cassa del Cce è “strutturalmente deficitaria, mantenuta in equilibrio solo da versamenti straordinari da parte di Air France”. Per ora quindi pare che la compagnia francese debba mettere da parte le eventuali mire di colonizzazione sul mercato aereo del Sud Europa e riordinare prima i propri conti. Alitalia per una volta può fare la voce grossa: “Cedere ai francesi? Tutte balle”.
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