A dodici mesi dalla fusione con Air One e dal salvataggio della ex compagnia di bandiera, i sindacati fanno il bilancio: 5500 cassintegrati, precari non confermati, piano di riassorbimento niente affatto chiaro. E il 5 febbario si torna a scioperare
di Cristina Bassi
Alitalia si è salvata, ma migliaia di lavoratori sono rimasti a terra. Per tenere a galla la compagnia di bandiera sono stati sacrificati 7 mila posti di lavoro tra cassintegrati e precari non confermati.
La Filt Cgil fornisce i numeri dei tagli. I dipendenti attualmente in cassintegrazione sono 5.500, 2.500 dei quali raggiungeranno la pensione nei sette anni coperti dagli ammortizzatori sociali. I piloti sono 840, 1.100 gli assistenti di volo, 4 mila gli addetti del personale di terra. “La maggior parte dei lavoratori tagliati fuori dalla ristrutturazione – attacca Mauro Rossi, segretario nazionale della Filt Cgil – non ha un’età vicina alla pensione. Una ferita aperta, che si aggiunge a relazioni industriali inadeguate e improntate all’unilateralità. Si rischia una ripresa del conflitto con i sindacati. Il tempo per trovare una via negoziale c’è, ma attendiamo un drastico cambio di passo da parte dell’azienda”.
Al centro delle tensioni, oggi come nei giorni della vertenza di un anno e mezzo fa, ci sono i piloti. La categoria ha subito una batosta e oggi è più debole di allora, con i dipendenti rimasti che lavorano di più ma hanno lo stesso stipendio e in alcuni casi vengono trasferiti nelle sedi più decentrate a forza e senza seguire i criteri di anzianità. Come denuncia uno dei rappresentanti del “fronte del no” e leader dell’Anpac, Fabio Berti: “Il nodo degli oltre 800 piloti cassintegrati rende molto difficile il clima interno. Si tratta di professionisti inattivi, che stanno perdendo il mestiere, in certi casi anche il brevetto. L’unica soluzione sarebbe mantenerli in allenamento, facendoli ruotare con i colleghi assunti, molti dei quali sarebbero disposti a lavorare part-time per questo. Alitalia non crescerà abbastanza da riassorbire i cassintegrati, il mercato è difficile e la compagnia paga un decennio di gestione sbagliata”.
Più morbida la posizione di alcuni colleghi, che riconoscono al nuovo management una migliore organizzazione e gli sforzi fatti sia per il dialogo con i lavoratori sia per migliorare il prodotto. “Per i piloti non c’erano alternative a Cai, il nostro atteggiamento è costruttivo: ci sono molti problemi da risolvere, ma quella che abbiamo fatto si è rivelata la scelta giusta. Se non l’avessimo fatta, non saremmo qui a parlare di Alitalia – spiega Ivan Viglietti, rappresentante dei piloti della Uil trasporti –. Certo, il contesto economico difficile non ha permesso all’azienda di sviluppare tutte le potenzialità e il ridimensionamento ha sacrificato molti colleghi. Ma i lavoratori Alitalia non sono i soli in cassintegrazione, ci sono quelli di My Air, Air Vallée, Alpi Eagles, Air One. Sono abbastanza ottimista per il futuro, c’è grande voglia di riscatto. Se l’azienda avrà la forza di investire prima che il mercato riparta, potrà fare un salto in avanti e anche i cassintegrati potranno essere riassorbiti. Nel 2009 già 80 di loro sono rientrati al lavoro”.
Anche tra le “colombe” però non mancano i dubbi e le riserve. “Le cose in Alitalia sono migliorate – ammette un pilota di lungo corso –, ma con tutti quei licenziamenti era il minimo. Oggi l’azienda ha un atteggiamento positivo verso i dipendenti e la gestione è buona. L’impressione di chi lavora qui tuttavia è che manchi un vero orientamento al futuro. È carenza di coraggio oppure il management non ci crede davvero? È solo la paura di rischiare o, peggio, l’intenzione di mollare?”.
Al di là degli umori interni e delle previsioni, il secondo anno di Cai-Alitalia parte con uno sciopero. La Filt Cgil e le associazioni del personale navigante Ipa, Avia e Anpac hanno indetto per il 5 febbraio un’agitazione di quattro ore. Il motivo: piloti e assistenti di volo lamentano il mancato rispetto da parte dell’azienda degli accordi su organici, retribuzioni, trasferimenti e assunzioni dei colleghi cassintegrati e precari.
Guarda anche:
Alitalia, così è volato un anno di Cai
Fotostoria del passaggio da Alitalia a Cai
Un anno fa il funerale della compagnia
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Al centro delle tensioni, oggi come nei giorni della vertenza di un anno e mezzo fa, ci sono i piloti. La categoria ha subito una batosta e oggi è più debole di allora, con i dipendenti rimasti che lavorano di più ma hanno lo stesso stipendio e in alcuni casi vengono trasferiti nelle sedi più decentrate a forza e senza seguire i criteri di anzianità. Come denuncia uno dei rappresentanti del “fronte del no” e leader dell’Anpac, Fabio Berti: “Il nodo degli oltre 800 piloti cassintegrati rende molto difficile il clima interno. Si tratta di professionisti inattivi, che stanno perdendo il mestiere, in certi casi anche il brevetto. L’unica soluzione sarebbe mantenerli in allenamento, facendoli ruotare con i colleghi assunti, molti dei quali sarebbero disposti a lavorare part-time per questo. Alitalia non crescerà abbastanza da riassorbire i cassintegrati, il mercato è difficile e la compagnia paga un decennio di gestione sbagliata”.
Più morbida la posizione di alcuni colleghi, che riconoscono al nuovo management una migliore organizzazione e gli sforzi fatti sia per il dialogo con i lavoratori sia per migliorare il prodotto. “Per i piloti non c’erano alternative a Cai, il nostro atteggiamento è costruttivo: ci sono molti problemi da risolvere, ma quella che abbiamo fatto si è rivelata la scelta giusta. Se non l’avessimo fatta, non saremmo qui a parlare di Alitalia – spiega Ivan Viglietti, rappresentante dei piloti della Uil trasporti –. Certo, il contesto economico difficile non ha permesso all’azienda di sviluppare tutte le potenzialità e il ridimensionamento ha sacrificato molti colleghi. Ma i lavoratori Alitalia non sono i soli in cassintegrazione, ci sono quelli di My Air, Air Vallée, Alpi Eagles, Air One. Sono abbastanza ottimista per il futuro, c’è grande voglia di riscatto. Se l’azienda avrà la forza di investire prima che il mercato riparta, potrà fare un salto in avanti e anche i cassintegrati potranno essere riassorbiti. Nel 2009 già 80 di loro sono rientrati al lavoro”.
Anche tra le “colombe” però non mancano i dubbi e le riserve. “Le cose in Alitalia sono migliorate – ammette un pilota di lungo corso –, ma con tutti quei licenziamenti era il minimo. Oggi l’azienda ha un atteggiamento positivo verso i dipendenti e la gestione è buona. L’impressione di chi lavora qui tuttavia è che manchi un vero orientamento al futuro. È carenza di coraggio oppure il management non ci crede davvero? È solo la paura di rischiare o, peggio, l’intenzione di mollare?”.
Al di là degli umori interni e delle previsioni, il secondo anno di Cai-Alitalia parte con uno sciopero. La Filt Cgil e le associazioni del personale navigante Ipa, Avia e Anpac hanno indetto per il 5 febbraio un’agitazione di quattro ore. Il motivo: piloti e assistenti di volo lamentano il mancato rispetto da parte dell’azienda degli accordi su organici, retribuzioni, trasferimenti e assunzioni dei colleghi cassintegrati e precari.
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