
Istituita vent'anni fa, la ricorrenza ha l'obiettivo di tenere viva la memoria delle vittime nel secondo dopoguerra sul confine orientale e dell'esodo degli istriani, fiumani e dalmati dalle loro terre in seguito all'avanzata dell'esercito di Tito. Un anno fa, tra l'altro, il governo ha approvato il disegno di legge che istituisce il Museo del Ricordo di Roma
Le "foibe" sono cavità carsiche dell’Istria, voragini a strapiombo di origine naturale. In luoghi simili, alla fine della seconda guerra mondiale, furono gettati, anche vivi, migliaia di soldati e di civili. L’ondata di violenza e di esecuzioni sommarie, che coinvolse partigiani, tedeschi, fascisti e l'esercito di Tito, durò fino al 1947. Quando vennero definiti i confini, e l’Istria e la Dalmazia sono state cedute alla Jugoslavia, migliaia di istriani, fiumani e dalmati furono costretti all’esodo dalle loro terre. Proprio per conservare la memoria delle vittime delle foibe e della tragedia vissuta dagli esuli, la Repubblica italiana ha istituito nel 2005 il Giorno del Ricordo, una solennità civile che viene celebrata il 10 febbraio di ogni anno. In occasione della ricorrenza vengono organizzati convegni, incontri, dibattiti e iniziative rivolte anche agli studenti. Come segnala il Ministero dell'Interno, la legge n. 92 del 30 marzo 2004, che ha istituito la ricorrenza civile, ha decretato anche la nascita del Museo della civiltà istriano-fiumano-dalmata, con sede a Trieste, e l'Archivio museo storico di Fiume, con sede a Roma.
Le due ondate
Dopo la sconfitta dell'Italia nella seconda guerra mondiale, Istria, Fiume e Zara, allora territorio italiano, vengono cedute alla Jugoslavia. Il passaggio comporta una serie lunghissima di violenze perpetrate dai partigiani comunisti guidati da Josip Broz, conosciuto come "Tito", nei confronti di tutti coloro che considerano nemici della costituzione di una federazione comunista jugoslava sotto la leadership di gruppi dirigenti di origine serba. Per quanto riguarda gli ex territori italiani, la "pianificata volontà di epurazione su base etnica e nazionalistica", come l'ha definita nel 2018 il presidente delle Repubblica Sergio Mattarella, si svolge in due distinte ondate. La prima, nell'autunno del 1943, interessa principalmente l'Istria, dove accanto a squadristi e gerarchi fascisti vengono prelevati i possidenti e chiunque potesse far ricordare l’amministrazione italiana, che nei decenni precedenti aveva creato non pochi problemi. Questi territori, infatti, erano stati teatro di una politica di italianizzazione forzata per mano del regime fascista. La seconda ondata di violenze, invece, ha inizio nel maggio 1945 con l'arrivo delle truppe jugoslave in Venezia Giulia. In questo caso le rappresaglie colpiscono soprattutto i soldati della neonata Repubblica Sociale ma anche tutti coloro che vengono accusati di collaborazionismo con i regimi nazifascisti, e alcuni partigiani italiani, rei di non accettare l'egemonia jugoslava.

approfondimento
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Le foibe
Le proporzioni esatte della tragedia, ancora oggi, non hanno confini certi ma si stima che nel periodo tra il 1943 e il 1947 gli esuli italiani costretti a lasciare le loro case siano stati almeno 250mila con circa 20mila vittime. Diverse migliaia tra queste, tra le 4mila e le 6mila, hanno perso la vita all’interno delle foibe: profonde cavità naturali tipiche delle aree carsiche, dove venivano abbandonati i corpi dei giustiziati. Alcune delle più tristemente famose sono quelle di Vines, in Istria, nelle quali vennero recuperati, nel 1943, 84 corpi, e il pozzo di Basovizza, nei pressi di Trieste. Secondo le ricostruzioni, i condannati venivano legati l'uno all'altro con un lungo fil di ferro stretto ai polsi e disposti lungo gli argini delle foibe. A quel punto i membri delle milizie titine erano soliti sparare solo ad alcuni di loro, che una volta colpiti cadevano nelle grotte portandosi dietro l'intera fila. In molti sono morti tra crudeli sofferenze, dopo giorni ammassati sui cadaveri degli altri condannati.

vedi anche
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Il Museo del Ricordo e altri eventi
Il 31 gennaio 2024 il governo ha dato il via libera al Museo del Ricordo. Il Consiglio dei ministri, ha approvato il disegno di legge che istituisce il museo che avrà il compito di "conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati". Il Museo ha sede a Roma e ha il compito di "ricostruire e narrare la storia degli italiani dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia e della più complessa vicenda del confine orientale italiano". Tra i vari eventi previsti in vista del Giorno del Ricordo del 10 febbraio, il guardasigilli Carlo Nordio fa tappa a Trieste. Prima al Sacrario di Basovizza, che dal 2007 è luogo della Memoria per le famiglie degli infoibati e dei deportati morti nei campi di concentramento dell’ex Jugoslavia. È qui che il ministro deporrà una corona in rappresentanza del governo. Nordio si recherà poi alla stazione centrale di Trieste, luogo di partenza del Treno del Ricordo, un progetto promosso dal ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi. Il Guardasigilli visiterà la mostra, allestita su un treno storico; un percorso multimediale che ripercorre idealmente il viaggio compiuto nel Dopoguerra dagli esuli istriani, fiumani e dalmati. Al termine della visita, il Guardasigilli consegnerà le medaglie commemorative ai familiari di tre vittime delle foibe: a Walter Giani, in memoria del nonno, Antonio Felluga, e ad Allen Vivoda, per il nonno, Anselmo Vivoda, e lo zio, Vladimir Vivoda. Torna poi nella sede del Comune di Milano la mostra "Tu lascerai ogni cosa diletta più caramente. L'esilio di giuliano-dalmati alla fine del secondo conflitto mondiale". Si tratta di un excursus sulla storia del confine orientale italiano, già esposto al Meeting per l'Amicizia tra i Popoli del 2015 e presso la sede del Parlamento europeo di Bruxelles nel 2019. Al complesso di Vicolo Valdina, nella sala del Cenacolo, martedì 11 febbraio, alle 16, apre la mostra dell'artista Paolo Terdich, dal titolo: "Esodo. Per non dimenticare. In ricordo delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata". All'inaugurazione dell'esposizione partecipa, intervenendo in apertura, il Presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Sempre lunedì 10 , alle ore 11 la Prefettura di Palermo celebra il “Giorno del Ricordo” "per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli Italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo degli istriani, fiumani e dalmati dalle loro terre alla conclusione del secondo conflitto mondiale". A Villa Whitaker, presso la Sala “Carlo Alberto dalla Chiesa”, ha luogo un evento commemorativo che vedrà la partecipazione degli studenti di diversi istituti. Il Giorno del Ricordo sarà celebrato anche a palazzo del Pegaso a Firenze, con la seduta solenne del Consiglio regionale della Toscana. Appuntamento lunedì 10 febbraio, alle ore 11, in sala consiliare, con introduzione di Antonio Mazzeo, presidente dell’Assemblea.
