In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

“Attacco allo Stato”, speciale di Sky TG24 a 30 anni dalla morte di Falcone e Borsellino

Cronaca

Stefano Sassi

Il 23 maggio del 1992 Giovanni Falcone morì nella strage di Capaci, meno di due mesi dopo fu ucciso Paolo Borsellino in via D’Amelio. Sono passati trent’anni e il messaggio lasciato dai due magistrati è ancora vivo nell’immaginario collettivo. L’approfondimento di Sky TG24, disponibile anche On Demand, riporta l’orologio indietro nel tempo, per ricordare che valore abbiano nella storia italiana i due giudici e i ragazzi morti in servizio con loro

Condividi:

Gli uomini passano, le idee restano e continuano a camminare sulle idee di altri uomini. Giovanni Falcone era un visionario, il suo percorso non è si è interrotto in quel pomeriggio atroce e spaventoso del 23 maggio 1992. Sono passati trent’anni e il ricordo, il messaggio lasciato da Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e da tutti gli altri ragazzi strappati alla vita dall’attacco di Cosa Nostra allo Stato, è ancora vivo nell’immaginario collettivo. Sono passati trent’anni dall’attentato di Capaci, preludio all’altra strage di mafia avvenuta meno di due mesi dopo in via D’Amelio, e forse nemmeno i magistrati del pool di Palermo capaci di infliggere a Cosa Nostra il colpo di 346 condanne nello storico maxi processo potevano immaginare quanto davvero sarebbero state profetiche le parole “avete chiuso 5 bocche, ne avete aperte 50 milioni” (CAPACI, 23 MAGGIO 1992: ATTACCO ALLO STATO).

La strage di Capaci

Negli ultimi giorni di maggio del 1992 l’opinione pubblica sta ancora cercando di capire cosa potrà diventare un fiume in piena chiamato Tangentopoli, quando deve fare i conti con lo shock causato da un gravissimo attacco alle istituzioni. L’attentato di Capaci, nella sua truculenta brutalità, mette l’intero Paese di fronte ad un fatto compiuto: è in atto una guerra in cui un nemico spietato e feroce sta eliminando gli uomini delle istituzioni che cercano di sconfiggerlo. Due processi, più una terza inchiesta sui mandanti poi archiviata, hanno fatto solo parzialmente luce su chi ha ordinato e chi eseguito l’attentato sulla Palermo-Punta Raisi, in cui hanno perso la vita Giovanni Falcone, la moglie e tre uomini della scorta.

vedi anche

Emessa moneta in ricordo di Falcone e Borsellino. FOTO

“Attacco allo Stato”, lo speciale di Sky TG24

Trent’anni dopo, lo speciale “Attacco allo Stato” (disponibile anche On Demand) riporta l’orologio indietro nel tempo, al maggio 1992, ricordando a chi ha vissuto quei giorni, e raccontando ai ragazzi venuti al mondo negli anni successivi, che valore abbiano nella storia della Repubblica italiana Giovanni Falcone, Paolo Borsellino ed i ragazzi morti in servizio con loro. Lo racconta Maria Falcone, sorella del magistrato, lo testimoniano gli occhi di Salvatore Borsellino, lo conferma l’orgoglio del figlio dell’agente di scorta Antonio Montinaro.

vedi anche

Strage di Capaci: Falcone e la tecnologia per combattere la mafia

La verità resta incompleta

Nello sguardo di Salvatore Borsellino c’è tutto il calvario vissuto dal fratello Paolo, negli ultimi 57 giorni della sua vita, quelli trascorsi tra il dolore insopportabile provato per aver visto l’amico Giovanni brutalmente ucciso, fino all’appuntamento con la morte in via d’Amelio il 19 luglio, insieme ai 5 ragazzi della sua scorta. Un’altra strage che porta con sé un’appendice giudiziaria ancora più lunga: quattro processi, più il capitolo sui presunti depistaggi. La verità su mandanti ed esecutori emersa dalle aule dopo centinaia di udienze, dopo trent’anni, resta incompleta. Nello speciale “Attacco allo stato” i magistrati Nino Di Matteo e Roberto Scarpinato raccontano però la lunga fase delle indagini, la lotta per portare alla sbarra e far condannare i carnefici che in quell’estate del ‘92 portarono un attacco mai visto alle istituzioni. Mai con quella violenza, mai con quella brutale spettacolarità, neanche nei giorni del sequestro Moro e della strage della sua scorta. Ma la mafia è un fenomeno umano, e come tale ha un principio e avrà una fine. Anche questa è una frase storica di Giovanni Falcone. Da quel giorno di maggio del 92 il fenomeno mafia si è modificato: nei suoi protagonisti, nei suoi interessi, nelle sue linee di condotta. Non c’è ancora la parola fine.

leggi anche

Depistaggi su morte di Borsellino: chieste condanne per tre poliziotti