Definito "l'ultimo padrino", il leader del mandamento di Pagliarelli, era stato designato come successore del corleonese e capomafia della commissione provinciale. Di lui parlò anche Buscetta
La vecchia guardia per la nuova mafia. Settimo Mineo, 80 anni, - lo "zio Settimo" - incoronato capo della commissione provinciale di Palermo, tra i 46 fermati nell'operazione dei carabinieri "Cupola 2.0", è ritenuto l'erede di Totò Riina, morto un anno fa. Quel posto di capo dei capi era vacante, infatti, dal 17 novembre 2017.
Boss del mandamento di Pagliarelli, di lui parlò Buscetta
Con Mineo, dunque, Cosa Nostra sarebbe tornata a riunirsi, almeno nella commissione provinciale di Palermo (con i clan di Porta Nuova, Poagliarelli, Bagheria, Villabate e Misilmeri) cosa che non avveniva formalmente dal 15 gennaio 1993, giorno in cui il Capitano Ultimo mise fine alla lunga latitanza di Riina. Di Settimo Mineo parlò anche Tommaso Buscetta, e fu arrestato e interrogato anche da Giovanni Falcone.
Arrestato più volte, condannato al maxi processo
Settimino Mineo fu condannato a 5 anni in seguito al maxi processo istruito proprio da Giovanni Falcone e riarrestato nel 2006, salvo poi tornare in libertà dopo una condanna a 11 anni. Carismatico e con doti di mediazione, l'anziano boss di Pagliarelli non usava telefonini per il timore di essere intercettato e si muoveva a piedi, anche per andare a trovare altri capi famiglia. In una Cosa Nostra colpita da numerosi arresti e alla ricerca di un riferimento saldo, Mineo è apparso come una opportunità affidabile. Una scalata vera e propria quella dell'ottantenne chiamato a mediare tra vecchie e nuove leve, ma presto interrotta dalla Direzione distrettuale antimafia guidata da Francesco Lo Voi.