Coronavirus, il ritorno a casa dei pazienti Covid-19 nelle foto di Stefano Schirato
Si intitola "Awakenings", risvegli, il progetto del fotografo bolognese, che ha documentato l'emergenza sanitaria dall'Abruzzo. "I malati che tornavano a casa, nei paesini dell’entroterra, trovavano ad attenderli veri e propri comitati di accoglienza, vicini che si affacciavano e applaudivano", ci ha raccontato per la rubrica Lo Spunto fotografico.
Di Chiara Piotto
"Durante il lockdown ho voluto raccontare la mia realtà, Pescara. Nonostante i numeri sui contagi fossero diversi rispetto alle città più grandi, le emozioni dei malati erano le stesse: la paura durante il ricovero, la gioia del ritorno a casa". Il fotografo Stefano Schirato racconta così il suo progetto Awakenings, per la rubrica Lo Spunto fotografico
Il sito di Stefano Schirato
"Ho contattato il primario di Malattie infettive dell’ospedale di Pescara per trovare delle storie da fotografare e per entrare in terapia intensiva. Ma anche per accertarmi che sarebbe stato sicuro per me e per la mia famiglia. Mi ha assicurato che con i giusti protocolli non avrei avuto problemi e così è stato", continua Schirato
Coronavirus nel mondo, i progetti fotografici
"Ho seguito le storie di cinque persone che sono riuscite a tornare a casa dopo il ricovero, ciascuna per tre-quattro settimane", spiega il photoreporter. "Mi hanno fatto entrare nella loro vita perché hanno capito quanto fosse importante dare un messaggio positivo in quel momento"
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"Non volevo documentare solo la malattia, infatti, ma soprattutto il ritorno a casa. Chi veniva dai paesini dell’entroterra ha trovato un vero e proprio comitato di accoglienza ad attenderlo al rientro, vicini che si affacciavano, applaudivano"
"Per entrare in terapia intensiva indossavo due o tre guanti, due o tre calzari, mascherina, la tuta dei sanitari (sudavo moltissimo), la visiera. Fotografare con la visiera è un po’ più difficile, ma io scatto con entrambi gli occhi aperti e questo mi ha aiutato. Usavo il visore, stando un po’ distanziato come si fa con un cellulare. Alla fine sanificavo tutto, anche la tracolla della macchina fotografica"
"Solitamente amo il bianco e nero perché è più immediato, concettuale, descrittivo. Stavolta ho scelto i colori perché non volevo sembrasse che stavo aggiungendo drammaticità in maniera 'forzata'. Anzi, non volevo proprio che fosse un lavoro drammatico, volevo che mandasse un messaggio di speranza", racconta Schirato
"La storia che mi ha più colpito è quella di una donna con 4 figli, entrata in ospedale e messa in coma farmacologico. Tre giorni dopo anche il marito è entrato in ospedale e lei non lo sapeva", ci dice il fotoreporter
"I quattro figli sono rimasti da soli a casa, accuditi da familiari e vicini. La donna è stata 60 giorni in ospedale, il marito è rientrato a casa prima di lei. Quando infine anche lei è tornata ti puoi immaginare la felicità di tutti nell'accoglierla"
Stefano Schirato, classe 1974, è un fotografo freelance che da vent'anni si occupa prevalentemente di temi sociali. Lavora per testate italiane e internazionali oltre a insegnare fotogiornalismo per la scuola Mood Photography e fotografia alla Leica Akademie
Il sito di Stefano Schirato
"In questa ripartenza sto cercando di documentare le fasce di popolazione più deboli, come le donne vittime di violenza domestica o le lavoratrici notturne. Ma porto avanti anche il mio 'progetto-missione' TerraMala, sulle malattie da inquinamento", dice Schirato
Il sito di Stefano Schirato